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Gaetano Masuzzo

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Il nuovo Vescovo di Piazza

Il nuovo Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Rosario Gisana
Ieri alle 12:00 dopo il suono delle campane di tutte le chiese della Città è stata data la notizia. Papa Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina don Rosario Gisana. Nato a Modica il 14 aprile 1959, nel 1985 è ordinato diacono a Noto e l'anno successivo presbitero a Modica e canonico del Capitolo della Cattedrale di Noto. Dopo essere stato docente di Scienze patristiche a Catania e di quelle bibliche a Noto, nel 1990 è Rettore del Seminario Vescovile sino al 2009. Nel 2010 è nominato Vicario Pastorale e Docente di Sacra Scrittura a Noto e dopo aver conseguito il Dottorato in Teologia a Roma è Docente incaricato di Esegesi biblica e Patristica a Catania. Due anni più tardi è nominato Vice Preside dello Studio Teologico S. Paolo di Catania e all'inizio del 2014 è Professore Stabile sempre nello stesso Studio. Il 27 febbraio del 2014 è eletto dal Santo Padre Vescovo di Piazza Armerina. (tratto da StartNews.it)
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A càsa du massèr/3

Occorrente per preparare la pasta e il pane
Nella casa du massèr oltre al locale per la notte, l'alloggio era composto da una cucina con tavolo e sedie per i pasti, un contenitore di canna intrecciata detto cannìzzu pieno di grano per il fabbisogno dell'intero anno, una macina in pietra, un forno a legna e tutto l'occorrente per preparare la pasta e il pane. Negli angoli di detto locale si trovavano da una parte tutte le stoviglie e dall'altra la cisterna con acqua piovana raccolta dai tetti destinata ai vari usi, non essendoci la conduttura dell'acqua corrente. Spesso nell'ambiente si appendevano a delle verghe, sospese al soffitto, degli aromi quali origano, alloro, semi di finocchietto e altro per accompagnare le vivande e attenuare l'odore sgradevole dei cibi in assenza di frigorifero. E infine si trovava la cantina, con la botte per il vino e tutti gli attrezzi destinati alla coltura dei campi, alla mietitura del grano, alla vendemmia e alla bacchiatura di mandorle e olive. (tratto dalla brochure Casa Museo del Contadino) Visite alla Casa Museo del Contadino: ore 9-12 e 16-18, info 333 9138634
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A càsa du massèr/2

Girello in legno

Cavallo giocattolo in legno costruito dal padre del fondatore del museo
Nella casa du massèr, al di là del tramezzo, si trovava un braciere con attorno delle sedioline destinate ai lavori femminili quali cardare la lana e tricottarla per realizzare indumenti per la famiglia. Attorno alle donne impegnate nei propri lavori, spesso i bambini di casa si dedicavano ai loro giochi. (continua) (tratto dalla brochure della Casa Museo del Contadino) Visite alla Casa Museo del Contadino: ore 9-12 e 16-18, info 333 9138634
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A càsa du massèr/1

La camera da letto dei nostri antenati
Nella Casa Museo di Mario Albanese, in via Garibaldi 57/a, più che del contadino è stata riproposta la casa del massaro, â ciaccësa: du massèr, ovvero di un contadino (v'ddanu o v'ddàngh) un tantino più benestante e autorevole. U massèr era quella figura che godeva della totale fiducia del proprietario del fondo e per questo lo sostituiva in tutte le attività legate all'azienda. A lui il compito di assumere il personale necessario quali contadini, braccianti, pastori e garzoni, di tenere la contabilità, di corrispondere le spettanze dovute col metodo del baratto, facendosi altresì carico di stabilire gli orari di lavoro ricompensati con un solo giorno di congedo in occasione di un evento funebre in famiglia, del matrimonio del garzone e per la festa del Santo Patrono. La sua autorità era smisurata fin tanto da riservarsi il diritto a consumare la prima notte di nozze con la sposa del garzone, la famosa "ius primae noctis". Al massaro veniva dato un alloggio a titolo gratuito dal proprietario del fondo, consistente in una camera da letto divisa da un tramezzo con materasso reso soffice dall'uso di paglia d'orzo detto iazzu o giàzz (giaciglio), con su, sospesa e agganciata a due anelli metallici con una corda, la culla del neonato chiamata in gergo nàca o nàcca. All'interno dello stesso ambiente, ubicato in un angolo in corrispondenza del letto, vi si trovava un pitale in terracotta detto càndrucàntr per i bisogni, una bacinella con sapone (quando c'era) e asciugamani. Il muro del capezzale era tappezzato da immagini sacre, alle quali la famiglia del massaro era devota, e di fotografie dei cari estinti. (continua) (tratto dal dépliant della Casa Museo del Contadino) Visite alla Casa Museo del Contadino: ore 9-12 e 16-18, info 333 9138634
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