ExclusiveCentraleSx
ExclusiveCentraleDx
Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

URL del sito web:

A proposito di Carnevale

 
A proposito di balli in maschera di giovanottini di qualche anno fa.
Il nostro lettore Franco ci ha mandato questa foto, nella speranza che qualche mascaratu vi si riconosca.
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

La poetessa Severina La Vaccara/1

1
Come si dice, una scoperta tira l'altra. Qualche giorno fa il prof. Francesco Impallomeni di Catania m'informa che tra le pagine del libro dello storico Santi Correnti (1924-2009), Donne di Sicilia. La storia dell'Isola del sole scritta al femminile, Tringale Editore, CATANIA 1990 (nella foto) si trova il nome di una nostra concittadina nell'elenco dedicato, da pag. 140 a pag. 169, alle Poetesse in italiano siciliane contemporanee. Precisamente a pag. 145, dopo la piazzese Maria Giovanna D'Anca e prima di un'altra piazzese, Agata Libra, troviamo la poetessa in italiano Severina La Vaccara Trigona da Piazza Armerina (EN). Iniziata la non facile ricerca, scopro che si tratta della secondogenita del Deputato al Parlamento on.le Benedetto La Vaccara Giusti avuta dalla moglie Elena Trigona di Salvatore di Mandrascati. In realtà all'anagrafe risulta Saverina (come la nonna Saveria Giusto da parte di mamma) ma lei si firmava Severina, nata il 2 luglio 1884 in un palazzo del quartiere Monte, molto probabilmente in via Rizzo, dove abitava la sua famiglia. Sposatasi nel gennaio del 1921 con Domenico Prestifilippo dà alla luce due figli, Massimo nel 1921 e Paolo nel 1926. Oltre a queste notizie non ho potuto recuperare altro se non la data della sua scomparsa, 26 marzo 1971, e alcune sue opere edite e inedite di cui inizierò a parlare nei prossimi giorni. (continua)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Carnevale di una volta

Mobile radio-giradischi
 
Il sig. Valentino Alessandro al centro

Prima dell'avvento delle discoteche o dei locali più o meno privati (Royal, Selene, Villa Assunta) i giovani di belle speranze non stavano con le mani in mano. A Piazza negli anni '40, di sale da ballo, molto spoglie e con l'arredamento ridotto a poche sedie (tanto, si doveva ballare!), ce n'erano due. Qui l'impianto musicale e di amplificazione era affidato a pianoforti a rullo o a manovella. Le sale da ballo si trovavano una a metà della via Umberto, dove il "deejay" era un certo Giuffrida che, per il possesso di un carretto siciliano trainato da un cavallo super addobbato, era chiamato "Sètt p'nnàcchi". L'altra sala era in via Mazzini, dove sino a qualche mese fa c'è stato un negozio di abbigliamento per bambini, ed era gestita da un certo Prestifilippo che manovrava il primo pianoforte a rullo visto a Piazza. Successivamente in via Umberto, di fronte al palazzo Trigona di Mandrascate, ve ne fu un'altra con meno pretese ma con ballerini e ballerine, diciamo, più "leggeri" dal punto di vista della condotta e della reputazione. Durante il carnevale invece ci si organizzava nelle case, con la gente che si sedeva a giro, dopo aver tolto i mobili più ingombranti, per vedere ballare e allo stesso tempo tenere sottocchio i più giovani, in attesa del passaggio dî mascaràti¹. Infatti, i giovanotti, anche quelli più in là con l'età, usavano travestirsi da uomini irriconoscibili e i più spregiudicati anche da donne alquanto formose, per poi andare nelle case dove si ballava a invitare qualcuno a farsi 'na balàda, facendo però attenzione a pronunciar parola. I ritmi più in voga erano màzùrchi, contradànzi, tarantelle, raramente i peccaminosi tanghi, del tutto sconosciuti quelli sulla mattonella. Il tutto avveniva al suono di  qualche chitarra e mandolino (i più richiesti per suonarli erano i barbieri) o, nelle case più attrezzate, dei grammofoni a manovella coi dischi a 78 giri. Successivamente venne anche il periodo che gli sposi ricevevano in regalo, per il loro matrimonio, l'enorme mobile radio-giradischi (nella foto), coi vani inferiori per le bottiglie dell'immancabile vermouth e per le bomboniere. Per rendere le serate più confortevoli si offrivano favi bùgghiuti, lupini, passuluni, scàcc, vìng e, se proprio si voleva strabiliare gli ospiti, puzzuddàti e cassatèddi. Dopodiché i mascaràti o si toglievano le maschere, facendosi riconoscere, o se ne andavano per continuare il loro giro. I benestanti si riunivano nei circoli al suono delle orchestrine, mentre le sfilate delle maschere avvenivano o al teatro o in piazza Garibaldi, sopra il grande marciapiede centrale costruito da poco e chiamato tabarè, per la forma che ricordava un vassoio. A due passi c'era il negozio "Valentino magazzino per tutti" che vendeva giocattoli, maschere, coriandoli, stelle filanti, gratta-gratta, borotalco e altri scherzi più o meno pesanti. Inoltre il sig. Valentino Alessandro (nella foto in basso) era solito organizzare delle gare di ballo in maschera di fronte il proprio negozio, che era considerato da tutti noi ragazzi un luogo fantastico e da sogno.

¹ Mascaràtu era anche un termine per indicare bonariamente un imbroglione o un impertinente. Se ricordate, anche nel film Baarìa una interprete esclama: Eh mascaràtu!.

cronarmerina.it

L'On.le Benedetto La Vaccara

La via intitolata all'On.le Benedetto La Vaccara Giusti (1848-1915)
A Piazza se ci pensate ci sono due vie che hanno quasi lo stesso nome, via La Vaccara Giuseppe e via La Vaccara Benedetto. La prima da Piazza Boris Giuliano porta a via Torquato Tasso, la seconda collega viale Gen.le Ciancio con la via Gen.le Muscarà (nella foto). La Vaccara Giuseppe era un sacerdote, prevosto della Cattedrale, nato nel 1874 e morto nel 1960, fra i fondatori dell'attuale Liceo Classico "Gen.le Antonino Cascino". Benedetto Maria La Vaccara Giusti, invece, fu uno dei cinque deputati al Parlamento Nazionale che la nostra Città ebbe tra l'Ottocento e il Novecento. Figlio unico dell'avv. Pasquale e Angela Giusti, Benedetto Maria nacque a Piazza il 13 agosto 1848. Studiò da avvocato e nel 1878 si sposò con Elena Trigona, figlia di Salvatore di Mandrascati, dalla quale ebbe tre figli, Angiolina, Saverina e Pasquale. Dal 1879 al 1882 fu Sindaco della Città e, politicamente di destra, professò ideali liberal-massonici propri degli uomini del Risorgimento. Quando nel 1892 Piazza Armerina ottenne un proprio collegio elettorale, comprendente anche i comuni di Aidone, Barrafranca e Valguarnera, l'avv. Benedetto Maria La Vaccara Giusti fu eletto alla Camera dei Deputati per la XVIII legislatura (dal 1892 al 1895). Il La Vaccara viene ricordato anche per essere stato umanista e poeta che, oltre a scrivere una relazione-trattato Sui bilanci della guerra e dell'istruzione pubblica, Tip. della Camera dei Deputati, 1894, scrisse tre opere in versi: Lampi e faville - sonettucci, Testo monografico, Tip. Bologna-La Bella, PIAZZA ARMERINA 1902, Razzi e Petardi - versi, Testo monografico, Tip. G. Bologna-La Bella, PIAZZA ARMERINA 1903, Caccia al dragone - rime, Testo monografico, Tip. G. Bologna-La Bella, PIAZZA ARMERINA 1903. L'On.le La Vaccara morì nella sua casa di via Rizzo (quartiere Monte) il 19 marzo del 1915.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
 
Sottoscrivi questo feed RSS

Ricerche Storiche

Censimenti

Storia Civile

Storia Ecclesiastica

Curiosità

Come Eravamo