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Gaetano Masuzzo

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Stesso stemma, stesso marchio?

Stemma o marchio scolpito nella facciata del campanile della Cattedrale

Stemma o marchio scolpito su una pietra del castello di Mussomeli (CL)

Castello di Mussomeli, dopo l'arco a sx c'è l'ingresso alla Sala dei Baroni

Lo stemma o marchio nella facciata della nostra Cattedrale di cui vi ho parlato domenica scorsa, ha una somiglianza impressionante con quello (foto in basso) che ho visto al Castello Manfredonico di Mussomeli (CL) durante la visita dello scorso ottobre. Il castello fu costruito nei primi anni del Trecento dal genovese Corrado I Doria ammiraglio di Sicilia e signore di Castronovo, al cui territorio Mussomeli apparteneva. Ma fu Manfredi Chiaramonte III, nella seconda parte dello stesso secolo, ad ampliarlo e fortificarlo, per dominare tutto il territorio circostante. La rupe, con le pareti a picco sulla quale fu costruito il castello, fu ritenuta il sito ideale per la naturale difesa del maniero e l'aspetto più affascinante della costruzione è la riuscita fusione della struttura nella roccia. La pietra bianca scolpita, anch'essa calcarea come tutta la rocca, è stata fotografata nell'ex zona delle scuderie, oggi piano antistante la Sala dei Baroni, così chiamata per la famosa riunione tenutasi qui nel 1391 su iniziativa di Manfredi allo scopo di resistere agli Aragonesi. Un altro enigma: <<Che ci fosse qualche relazione tra i due stemmi scolpiti su pietra bianca?>>.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it      

Per gli smemorati

 
 
 
 
Il poeta piazzese ha voluto ricordare nel Giorno della Memoria, le vittime del nazismo con una poesia, questa volta in italiano, in maniera singolare che in grammatica si chiama acrostico: i capoversi in rosso corrispondono alla tristemente celebre scritta posta sul cancello d'entrata del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Solo in questo campo di concentramento (foto in alto) morirono, dal 1940 al 1945, non meno di 70.000 persone.

Stemma Facciata Cattedrale

 
 
Qualche anno fa, il mio amico Dario, mi invitò ad avvicinarmi ad una delle scalinate della nostra Chiesa Madre per indicarmi una pietra che per oltre 50 anni non avevo notato, pur essendoci passato accanto migliaia di volte e persino quando mi sono sposato. La pietra era quella nella foto in basso, incastonata nella facciata principale della nostra Cattedrale. La figura che vi è scolpita, rappresenta una palma e non si sa di preciso a chi o a che cosa si riferisca. Può darsi che sia un marchio che simboleggi l'architetto e tutte le maestranze (nella fase iniziale di origini iberiche) che operarono per innalzare i primi due piani del campanile dal 1517. Come può darsi che sia una pietra portata da un altro sito o, ancora più suggestivamente, che indichi la palma di Gerico¹ di qualche illustre pellegrino piazzese che volle ricordarla in eterno. Come si può benissimo vedere nella foto in alto, quella parte della Cattedrale fu realizzata successivamente per inglobare il campanile in pietra calcarea bianca, com'era tutta la chiesa madre preesistente già nel 1308 col nome di S. Maria Maggiore e poi abbattuta. Dal 1704, demolito il corpo delle navate preesistenti, il cantiere riprendeva per volontà del vescovo di Catania, il palermitano Andrea Riggio (1693-1717), con una festa solenne celebrata il 25 marzo 1705 in occasione dei lavori relativi ai nuovi muri perimetrali, che iniziarono dal lato del campanile. Contemporaneamente si definiva il prospetto (dal 1706)². Pertanto, secondo me, è più probabile che questa pietra scolpita, forse per testimoniare un pellegrinaggio, appartenesse alla precedente fabbrica che fu demolita. Solo in un secondo tempo la scultura venne inserita nella facciata, proprio durante la ricostruzione diretta dal maestro messinese, capomastro dei lavori dal 1712 al 1719, Giuseppe La Rosa, che prevedeva l'inclusione dell'antico campanile. Però, rimane l'enigma: "Chi l'ha scolpito, perché si trova (va) nei pressi del campanile della Cattedrale?". 
 
¹ In epoca medievale, il cammino del pellegrino veniva svolto principalmente nelle città di Roma, Santiago di Compostela e Gerusalemme. Una volta giunto all'agognata meta, il pellegrino, a testimonianza del viaggio compiuto, soleva adornare il proprio mantello con alcuni segni distintivi della sua presenza in quel luogo e in particolare: una quadrangula (placchetta in piombo quadrangolare forata agli angoli, per essere cucita sull'abito del pellegrino, recante le immagini dei SS. Pietro e Paolo o le chiavi incrociate per Roma); una conchiglia per S. Giacomo di Compostela; una palma di Gerico per Gerusalemme.
² D. Sutera, La chiesa madre di Piazza Armerina, Ed. Lussografica, CL, 2010, p. 114.
Sullo stesso argomento potete leggere Stesso stemma, stesso marchio?
cronarmerina.it

Cavalieri di Évora e Avis

Scudo dei Cavalieri di S. Benedetto di Évora e Avis
Verso il 1162 un piccolo gruppo di Cavalieri Portoghesi, noti come i Cavalieri di Santa Maria, sorvegliava i Mori nelle pianure della regione di Alentejo (a Sud del fiume Tago, in Portogallo). Nel 1170 ca. Alfonso I re del Portogallo (1109-1185) affidò loro la città di Évora (a 130 Km. a Est di Lisbona). L'Ordine, che aveva preso la regola cistercense di San Benedetto, tuttavia era troppo debole per presidiare la città che, per questo, passò sotto la tutela dei Cavalieri Templari, mentre i Cavalieri di Évora venivano posti sotto la giurisdizione dell'Ordine spagnolo dei Cavalieri di Calatrava. Nel 1211 Alfonso II re del Portogallo (1185-1223) affidò ai Cavalieri di Évora la città, appena strappata agli Arabi, di Aviz (alias Avis) a 70 Km. a Nord di Évora, tornando a essere così un Ordine indipendente conosciuto anche col nome di Ordine Militare di San Benedetto d'Avis sino al 1496, quando iniziò a declinare e ai suoi membri venne accordato il permesso di sposarsi. Ma già nel 1385 Giovanni I re del Portogallo  (1358-1433), figlio di Pietro I del Portogallo nonché Gran Maestro dell'Ordine, aveva legato le sorti dell'Ordine a quelle della corona portoghese cambiando il nome della sua dinastia in Casa d'Avis, anticipanone così l'annessione alla Corona che però ufficialmente avvenne nel 1550. Dal 1789 l'Ordine è riconosciuto solo come decorazione e ricompensa al valor militare. Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it   

 

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