Clelia Carducci su "INCONTRI"/2
Il portone d'ingresso della vecchia sede del Magistrale "F. Crispi" in via Umberto |
Parte 2
(dalla Parte 1) «Codesta istituzione (n.d.r. l'Istituto Magistrale di via Umberto) ha una particolare storia da raccontare, e qui se ne fa cenno per capire meglio in quale realtà si trovò a operare la figlia di Valfredo, fratello minore dell'illustre poeta. L'Istituto in questione, fondato a Piazza Armerina nel 1878, fu denominato "Regia Scuola Femminile", ed ebbe come sede l'ex convento della Congregazione di Santa Chiara nel centro storico della cittadina; nel 1882 fu parificato e chiamato Scuola Normale "Inferiore", e in tempo successivo, con decreto reale del 4 gennaio 1891, fu intitolato a Francesco Crispi. Tre anni dopo divenne Regia Scuola Normale "Superiore", e in seguito "Promiscua". In tempo successivo, per effetto del Regio Decreto del 6 maggio del 1922, il "Francesco Crispi", oggi Liceo, divenne Istituto Magistrale Statale, annesso a una scuola elementare che serviva per il "Tirocinio". Spinto dalla curiosità, e volendo acquisire altre notizie in merito al servizio che Clelia ha svolto a Piazza Armerina, ho chiesto di poter consultare l'Archivio dell'Istituto. Ho così accertato che Clelia fu in attività come insegnante "ordinaria di Lavoro femminile" presso la R. Scuola Normale Promiscua anzidetta, e, come documenta l'apposizione delle sue firme, fu componente di commissioni d'esame. Inoltre nel medesimo Istituto per più anni ebbe l'incarico di segretaria. Una ricerca presso la "Casa Carducci" di Bologna mi ha permesso di rintracciare una lettera, leggibilissima, in cui la giovane Clelia con garbo e semplicità in data 18 marzo 1902, chiedeva allo zio, allora molto famoso, un interessamento in suo favore. Vi si parla anche di un trasferimento in altra regione che di certo non avvenne, perché la brava educatrice si stabilì in via definitiva a Piazza Armerina. Lavorò con passione e diligenza e, come fanno intendere le sue stesse paerole, godette della stima dei superiori; era poi inevitabile che la sua persona e il suo stesso cognome suscitassero grande rispetto e ammirazione fra la gente del luogo». (tratto da F. Impallomeni, INCONTRI la Sicilia e l'altrove, 2013) (continua)
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