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Gaetano Masuzzo

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Il testamento del cedro

Addio! Piazza Armerina, città dell'anima mia. Io, il Cedro del Libano.
Testamento olografo, stilato di mio pugno, due minuti prima di ritornare, alle ore 7.00, martedì, 4 aprile, 2017, nel grembo materno di Gea, Magna Mater.
<<Sono il Cedro del Libano, abito nella Piazza del Generalone, sono, quindi, un signore di tutto rispetto, alto circa 20 metri, ho la veneranda età di circa 150 anni (scusate l’approssimazione, allora, non c’era l’anagrafe degli alberi, anzi, mi correggo, qualche anno fa, purtroppo, i registri sono stati divorati dall’ennesimo incendio doloso, che mani sacrileghe appiccarono alla pineta secolare, fiore all’occhiello del bosco di Bellia). Con la morte nel cuore, lascio a voi, miei cari concittadini, l’immenso patrimonio storico-culturale (la Cattedrale, le cento chiese, il Palazzo Trigona e gli altri Palazzi e Monumenti, la Villa Garibaldi, la Villa Roma, i Mosaici del Casale, Patrimonio Unesco), la vita e le opere degli uomini illustri di Piazza Armerina. Non lasciateli nell’oblio. Essi parlano ancora attraverso la Bibbia, la Costituzione Italiana e la Carta Ecumenica di Strasburgo. Vi affido, anche, i ragazzi e i giovani. Non posso, certo, svelare i loro segreti. Posso solo dire che, comunque, oltre alle reciproche dichiarazioni d’amore, essi custodiscono, gelosamente, nei loro cassetti tanti sogni, che vogliono realizzare nella nostra terra>>.

Antonino SCARCIONE

cronarmerina.it
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

Un caro parente secolare

Ieri mattino verso le 7:00, è crollato il cedro del libano secolare della villetta del Generale Cascino (oggi Giardino "Andrea Cursale") che ci ha accompagnato in tutte le fasi della nostra vita. Dalle vasche di studenti spensierati a quelle in cerca di languidi sguardi, da quelle col figlioletto ai primi passi a quelle col parente anziano sottobraccio. Anche se nell'ottobre del 2015 è stata eseguita una potatura di alleggerimento, il grande albero è caduto diligentemente, senza provocare danni né a persone né a cose. Se questo fosse accaduto in altri periodi più affollati, si sarebbero contati sicuramente delle vittime e il nostro poeta in pochi versi ringrazia ancora una volta la Gran Patrona. Come accade nella vita umana, ora che è caduto, la sua mancanza la noteremo più della sua presenza, come un caro parente che non c'è più.

IL NOSTRO CARO CEDRO

Quando un albero s'inclina
prima o poi va in rovina.

Alle sette del mattino
cade il cedro del Cascino

e soltanto per fortuna
non c'era persona alcuna.

Noi abbiamo la Gran Patrona
che ancora non ci abbandona.

Ma la Protezione Civile
è stata attenta, oppure vile?

Quest'albero ogni Natale
illuminava il piazzale

e d'estate la sua ombra
non restava mai sgombra.

Ora è legna per camino,
ma ci resterà vicino.

Francesco MANTEO, 4 aprile 2017

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Fontanella Serbatoio Mirabella/n.18

La Fontanella n. 18 davanti l'ingresso al Serbatoio dell'acqua a Mirabella Imbaccari

Stemma della Famiglia Paternò sulla facciata del Serbatoio

La Fontanella n. 18 è quella che si trova a destra dell'ingresso della piccola villetta che ospita il Serbatoio dell'acqua del Comune di Mirabella Imbaccari, a 13 Km ca. da Piazza Armerina. In pietra, con un mascherone da dove usciva l'acqua, si trova in cima alla ripida via Pardo, 3^ traversa della via Francesco Bellomia che inizia da Piazza Vespri, dove c'è la Chiesa Madre dedicata alla Modonna delle Grazie. Dal libro di Rocco ZITO, Mirabella Imbaccari Dati Storici e Culturali, CATANIA 1975, apprendiamo a pag. 102 che <<la costruzione dell'acquedotto, iniziata nel 1923, fu completata nel 1934 con l'inaugurazione del "serbatoio" posto sul colle Ospizio, nel punto più alto del paese, corredato di una bella facciata, tutta in pietra d'intaglio, e di un ampio scalone di accesso, andato però distrutto in questi ultimi anni... L'acqua proviene dalle fonti di "Quattroteste" territorio di Piazza Armerina, acquistate dal Comune durante l'amministrazione del Cav. Giovanni Polizzi>>. Sulla facciata del serbatoio, oltre alla grande lapide in marmo con la scritta SERBATOIO ACQUEDOTTO CIVICO MIRABELLA IMBACCARI troviamo scolpito, sempre su marmo, lo stemma della famiglia PATERNÒ "Di rosso a quattro pali d'oro attraversato da una banda d'azzurro" che è lo stemma più antico del Comune di Mirabella Imbaccari a conferma del prestigioso legame con questa famiglia, discendente dalla Casa Sovrana dei Conti di Barcellona e Provenza e da quella Sovrana degli Altavilla, dai primi decenni del 1400. Invece, il feudo dove fu fondata la cittadina di Mirabella Imb. nel 1610, è stato dal 1160 sotto la giurisdizione della città di Piazza, allora chiamata Placia.   

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E' primavera

Anche il poeta piazzese è stimolato dalla stagione più bella dell'anno, anche se non per tanti, che soffrono di allergie varie.

PRIMAVERA

Ecco arriva primavera
a cambiare l'atmosfera.

Prevale il verde coltivato,
ma spicca il campo abbandonato,

con miriadi di fiori
dai fantastici colori,

che sprigionano fragranza
ed infondono speranza.

Ciascun albero fiorito
a far festa dà l'invito.

I bimbi, come le viole,    
sbocciano giocando al sole.

Gli uccelli, si prendon cura
d'inneggiare alla natura.

Francesco MANTEO, marzo 2017

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