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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Com'erano Piazza e i Piazzesi

Domani, mercoledì 16 dicembre, alle ore 17:30, non prendete impegni. Cercate di essere presenti alla conversazione su com'erano Piazza e i Piazzesi negli ultimi 9 secoli, presso la Scuola Media "Cascino" ospiti dell'Università Popolare del Tempo Libero "I. Nigrelli".
 
La conversazione sarà curata dal sottoscritto Gaetano Masuzzo.

1785 Turista Abate de Saint-Non/L'opera

Abate de Saint-Non, particolare del ritratto, autore H. Fragonard, Louvre

L'opera

Jean-Claude Richard de Saint-Non (Parigi, 1727-1791), meglio conosciuto come Abbé de Saint-Non (Abate de Saint-Non), fu destinato dalla famiglia alla vita religiosa e per questa ragione nel 1749 potè anche entrare come consigliere ecclesiastico nel Parlamento di Parigi. Superata la trentina, si dimise dal proprio seggio per dedicarsi a una vita da artista, sempre in viaggio alla scoperta degli angoli più pittoreschi d'Europa. Dal 1760 Saint-Non con diversi artisti visitò tutta l'Italia, raccogliendo appunti scritti e grafici accumulando un vastissimo patrimonio di fogli di pittori e disegnatori (27), architetti e incisori (66). Con tutto questo materiale in mano, iniziò a lavorare al grande progetto che rimane uno dei documenti più importanti dell'epoca. Nel 1781 esce il primo dei 4 volumi del Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile (Viaggio pittoresco¹ o descrizione dei Regni di Napoli e di Sicilia). L'opera che in realtà è suddivisa in 5 libri per un totale di 5 parti (nel 1° libro c'è la 1^ parte; nel 2° libro, considerato come 2° volume, la 2^ parte, pubblicati nel 1781; il 3° libro è considerato il 3° volume pubblicato nel 1783; nel 4° libro si trova la 1^ parte del 4° volume e nel 5° libro la 2^ parte del 4° volume pubblicati tra il 1785 e 1786) raccoglie appunti di diario di viaggio corredati da 11 carte geografiche a doppia pagina, 3 piante e 277 tavole con 390 incisioni su rame². Le stampe rappresentano le vedute delle città, i paesaggi, le distese di rovine, le schede dei dipinti delle chiese e dei reperti archeologici, da cui emerge un'immagine dell'Italia del Sud che è, al tempo stesso, entusiasmante e malinconica. Tutta l'opera fu stampata a Parigi dalla Regia Stamperia Clousier e nelle 2 parti del 4° volume ci descrive la Sicilia partendo da Messina, poi Taormina, i dintorni dell'Etna e Catania, per poi inoltrarsi verso l'interno, parlando di Centorbi, Agira, Leonforte, Castrogiovanni, Sciacca, Agrigento e, infine, dell'isola di Malta nella 1^ parte e di Siracusa, Val di Noto, Piazza, Pietraperzia, isole di Lipari, Vulcano e Stromboli nella  2^ parte. 
 
Nei prossimi post ci saranno le descrizioni di Enna e Piazza Armerina con la traduzione dal Francese, curata da Maria Rizzo e Salvo Sinagra, gentilmente inviatami da Maurizio Prestifilippo, dalle quali scaturisce un confronto impietoso tra le due Villes nel XVIII secolo.   

¹ L'espressione può essere fatta risalire al pittore Galloche in una conferenza del 1752 pronunciata all'Accadémie de peinture di Parigi, dove egli aveva invitato gli allievi ad intraprendere un "voyage pittoresque", ossia un viaggio "da pittore" nelle principali città artistiche italiane, quali Roma, Bologna e Venezia. [MUNSTERS 1991, p. 70] Per poi allargarsi "a comprendere l'insieme di immagini raccolte dall'artista nel corso di un viaggio..." unendo " nel lussuoso formato in folio, un vasto corredo di tavole incise messe a punto da uno o più artisti." [Francesca LUI, Rivista La Questione Romantica, Ed. Liguori, NA, 2003-2004, n. 15-16, p. 32]

² Le incisioni su rame, chiamate anche all'acquaforte, è una tecnica di incisione su metallo in cui la lastra, in questo caso di rame, ricoperta di un sottile strato di vernice e incisa da una punta d'acciaio, viene sottoposta all'azione dell'acido nitrico che segna il metallo solo sulle parti scalfite. 

cronarmerina.it

1785 Turista Abate de Saint-Non/Enna 1

 

Prima veduta dei Dintorni e dell'arrivo di Castrogiovanni

Visita del territorio e della città dove si pretende che sia stato il luogo dell'antica e celebre città di Enna, sostituita oggi da Castro Giovanni
 (Voyage Pittoresque...,¹  Volume IV, Parte I, Capitolo V, Tavola XLVIII, p. 120)
 - traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra -
 - segnalazione di Maurizio Prestifilippo -

1
 Dopo avere percorso da Léon Forte¹ cinque o sei miglia di strada, in un territorio abbastanza collegato, salimmo per altre sei miglia per giungere all'altezza di Castogiovanni², questa famosa Enna, una delle più vecchie Città conosciute della Sicilia. Questo sarebbe, seguendo l'opinione di tutta l'antichità, il soggiorno di Cerere e la capitale del Regno di questa Dea, figlia di Saturno e di Cibele. Si sa che gli Antichi l'avevano messa tra gli Immortali, per avere insegnato agli uomini l'arte dell'aratura e se si crede pertanto a questa leggenda questo sarebbe stato uno dei Paesi dove si cominciò a farne uso. L'origine di questa Città si perde nella notte dei tempi e dei secoli, anche dei secoli eroici. Fu celebrata come il luogo dove Plutone avrebbe rapito Proserpina, in mezzo alle Ninfe, nelle campagne così deliziose, che diventata Dea, vi sarebbe venuta ad abitarle con Diana e Minerva. Questo era dunque il paese che le descrizioni dei poeti avevano reso magico con la fantasia. Purtroppo noi ne dovevamo pagare le spese, perché niente che riguardasse la natura rispose a queste ridenti e magnifiche descrizioni. La tristezza del paesaggio che avevamo sotto gli occhi ci fece credere dapprima che la parte deliziosa, tanto vantata dell'antica Enna, dovesse essere dall'altra parte della Montagna e che non potevamo vederla da dove eravamo, poiché niente lì vi rassomigliava. La Città stessa di Castrogiovanni, tanto pittoresca per il suo sito e la sua ubicazione, come ci sembrò al primo aspetto, offrì (invece) il quadro della miseria più deplorevole. Ubicata su una piattaforma scoscesa, tutte le case che si incontrano per arrivarvi, sono sparse qua e là e scavate nelle grotte, su dei costoni tagliati a picco. Queste brutte cavità, da dove sono cavati i materiali per costruire, sostituiscono le case, quando il tempo le ha distrutte, senza che ci si preoccupi di ricostruirne di nuove. Nell'interno della Città, strade tristi e spopolate non offrono maggiore interesse e ciò che vi si vede, di più appariscente, si limita alle chiese o ai conventi, con alcune grandi case deserte e abbandonate. Ecco come trovammo ridotta la mirabile Enna, che tutti gli Storici hanno amato dipingere e descriverci come il centro delle ricchezze e dell'abbondanza, il santuario della religione e il luogo dove fu istituito il culto più osservato dagli Antichi. Uno dei più importanti abitanti della Città, al quale eravamo stati molto raccomandati, cercò di consolarci, assicurandoci che ci avrebbe fatto vedere, sugli stessi luoghi, le antichità più curiose; ci parlò del Tempio di Cerere, del suo Palazzo, della Grotta di Plutone; ardevamo per la voglia di vedere i resti di questi monumenti rispettabili, ma quale fu il nostro stupore, quando fummo condotti nella parte più alta della montagna, (ove si trova) ciò che prende il nome di Castello di Castrogiovanni, nel non trovare di interessante che grandi muri merlati, alte torri quadrate, porte ogivali, in una parola, un vero Castello gotico del tempo barbaro. (continua)
 
¹Il titolo completo dell'Opera è Voyage Pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile.
²Nell'opera originale: Leon Forte; Castro Giovani;
 

 

1785 Turista Abate de Saint-Non/Enna 2

Veduta del Tempio di Cerere a Castrogiovanni

Visita alla Città di Enna, sostituita oggi da Castro Giovanni
 (Voyage Pittoresque... , Vol. IV, Parte I, Cap. V, Tav. XLVIII, p. 123)

- traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra -
 - segnalazione di Maurizio Prestifilippo - 

2

La sua ubicazione, in un luogo molto elevato e da cui si scorge una grande parte della Sicilia, è senza dubbio ciò che, nei tempi di guerra, ha potuto convincere i Normanni o i Saraceni a costruirlo. Circondato da ogni parte da Montagne, senza alberi né verde, mai luogo più povero e più miserabile si era presentato ai nostri occhi; tuttavia dall'alto delle muraglie di questa specie di Fortezza, che non aveva niente di notevole, né per la costruzione, né per la forma, vedemmo a poca distanza, come una specie di poggio pittorescamente scosceso e una parte considerevole della rupe, assolutamente isolata da tutte le parti, la cui vista sembrava essere l'unica cosa un poco interessante da osservare. Le antiche tradizioni del Paese pretendono, infatti, che, sulla cima di questa Montagna isolata, esisteva una volta il celebre tempio di Cerere; se ciò sia potuto mai esser (vero), bisogna convenire come tutto questo paese abbia cambiato prodigiosamente forma e natura e che anche il clima e la temperatura dovessero essere molto differenti, perché durante l'inverno, la cima della Montagna è coperta quasi sempre di neve e il freddo è molto intenso¹. In quanto alla Rocca, sulla sommità della quale era posto il tempio di Cerere, c'è da pensare che una grande parte ne sarà crollata per qualche vecchia rivoluzione o qualche terremoto e che oggi non resta più che il centro e il nocciolo della Montagna; ma siccome i nostri Disegnatori² volevano a tutti i costi vedere ancora in questo luogo qualche resto di un Tempio di Cerere, sembrò loro che la massa solo della Rocca, nel suo degrado, potesse ancora darne l'idea: la forma di questa Roccia pressapoco priramidale, alcuni gradini grossolanamente intagliati per salire sulla superficie e i resti di una Croce, caduti in rovina, il cui piedistallo somigliava discretamente a un altare antico, bastarono per richiamare alla loro immaginazione l'altare di Cerere e rendere piacevole ai loro occhi la vista di uno dei Siti più selvaggi che si possa incotrare. Incaricammo il nostro Paesaggista di prendere con la più scrupolosa esattezza, una Vista alla quale solo il prestigio dell'arte poteva apportare qualche valore e ci consolammo pensando che era molto difficile che un Monumento, un Edificio qualsiasi, abbia potuto avere tanta solidità da resistere sin dal tempo trascorso della ragazza di Saturno, fino a noi; ma almeno, ci dicevamo, troveremo il Lago di Proserpina, la Grotta di Plutone, i Prati deliziosi di cui gli Antichi ci hanno lasciato così belle descrizioni; i Monumenti cadono in rovina, ma la natura è più costante, più duratura nelle sue forme e nelle sue manifestazioni. Tutti gli Esperti di antichità, i Ciceroni del paese ci garantivano sia il Lago che la Grotta, non era possibile dubitarne.
 
(seguiranno i post sulla visita del Lago di Proserpina e dei dintorni di Piazza)

¹Nella traduzione il traduttore apre una parentesi per farci fa notare che questa è un'indicazione precisa sul clima dell'epoca.
 ²I loro nomi poco leggibili si trovano alla base e ai lati della tavola, appena sotto il disegno. Quello di sx è Décoré par Chatelet = "Disegnato da Chatelet", uno dei 27 disegnatori; quello a dx Gravée par Varin = "Inciso da Varin", uno dei 66 incisori dell'Opera. Inoltre in basso a sx è riportato il numero arabo della tavola n. 48. Sicile e in basso a dx la sigla A.P.D.R. ovvero "Avec Privilége Du Roi" (col privilegio del Re).

 

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