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U f'rrèr |
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U 'nferrascècchi |
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La chiesa di S. Barbara in via Roma |
Il Sodalizio dei Ferrai e dei Chiavittieri
Tra i 22 Sodalizi che la nostra Città ha ospitato nei secoli passati, c'è stato anche quello dei Ferrai (o Fabbri) e dei Chiavittieri (o Chiavettieri per le chiavi e le balestre delle carrozze), alla ciaccësa dî F'rrèri e Chiav'ttèri, ai quali si aggiungevano anche i Maniscalchi cioè i 'Nferrascècchi. Il Sodalizio era detto del Rosario e la sede non poteva essere se non nella chiesa di Santa Barbara, proprio sulla via con più artigiani del ferro della Città, tanto da essere intesa appunto a F'rrarìa, oggi via Roma¹. Le officine (buttìghi o buttèi), quasi sempre buie e nere per la fuliggine provocata dalla combustione del carbone nelle forgie, alimentate dal soffio dei mantici a mano, erano piene di incudini, martelli, tenaglie, lame, pinze, punzoni, mole, trapani, trance, forbici e tanto sudore e fatica. Oltre alla realizzazione di cancelli, inferriate e balconate i fabbri si dedicavano anche alla realizzazione di attrezzi per i contadini e di chiavi per le serrature di ogni tipo. Qualcuno si specializzava in queste ultime realizzando vere e proprie opere d'arte con marchingegni complicati e con qualche segreto. Altri invece si specializzavano nel mettere, visto che gli spostamenti avvenivano invece che su quattro ruote su quattro zampe, o meglio, su quattro zoccoli, i ferri sugli zoccoli degli asini, dei muli e di qualche cavallo. Si può benissimo affermare che la corretta applicazione dei ferri sugli zoccoli del quadrupede (ferratura) aveva lo stesso valore della realizzazione di un paio di scarpe per il suo cavalcatore, l'esatta operazione consentiva di coprire enormi distanze senza problemi². La festa di questo Sodalizio era il 7 ottobre, festa della Madonna del Rosario che si ripeteva il 4 dicembre per la festa di Santa Barbara. Questo post lo dedico a mio zio Guido Masuzzo che non è più tra noi e che, prima di diventare assistente tecnico all'Istituto Industriale, fu un bravo fabbro con la sua officina da sempre nel Piano Arcurio, sötta u Ciàngh Baröngh.
¹ La via Roma oltrechè F'rrarìa era chiamata anche Strada di Fundachi, perchè prima quasi tutti i locali a piano terra di questa via, specie dopo l'eliminazione della Porta dell'Ospedale (nei pressi della chiesa di Santa Barbara all'altezza dell'odierna edicola votiva) per l'espansione abitativa della città verso a Taccùra, erano adibiti a deposito merci, luogo di contrattazione e alloggio dei mercanti forestieri. Erano i primi edifici che questi trovavano provenendo da Gela, Caltagirone, Mazzarino, Caltanissetta (allora provincia di cui Piazza ha fatto parte sino al 1926) prima di entrare nel centro abitato vero e proprio attraverso questa strada, più agevole delle altre su questo versante.² Un vecchio proverbio inglese dice "no foot, no horse" ovvero "niente piede, niente cavallo".
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it