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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Fontana Strada per Aidone/n. 38

Ebbene sì, questa era una fontana-abbeveratoio lungo la Strada Statale 288 per Aidone. Si vede a malapena, ma doveva essere un'importante "stazione di rifornimento" per chi era diretto ad Aidone o da qui si allontanava in direzione del bivio della Madonna della Noce, per poi prendere le strade in direzione Piazza, Enna e Fratulla. Questo nuovo tracciato fu realizzato quando venne abbandonata a metà degli anni 40 l'antica strada, quasi una trazzera, ma molto più corta dell'attuale, che prima collegava i due centri abitati (Piazza-Aidone) attraverso il territorio di c/da Muliano¹. La si nota, come è accaduto a me l'anno scorso, quando si è lungo il tragitto pu vìagg a pè a San Fulìppu, venendo da Piazza sulla dx, qualche chilometro prima d' tràs a d'Aidöng.
 
¹Era lungo questa trazzera, prima molto frequentata, che si trovava sin dal XII secolo il Monastero-Priorato Benedettino di S. Gregorio Magno, di cui ormai rimangono solo pochi resti. 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

Salvatore Principato l'antifascista piazzese/3

Lapide in viale Gran Sasso n. 5, Milano, dove abitò la famiglia Principato
 
La lapide presso la "Loggia dei Mercanti" a Milano

La freccia indica l'ubicazione della lapide sotto la "Loggia dei Mercanti"

 

Il Sindaco Nigrelli inaugura nel 2010 la lapide ricordo a Piazza Armerina

 
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(dalla parte 2) Il 26 maggio 1945 il comune di Vimercate (MB) mutò il nome di via del Littorio in via Salvatore Principato; il 10 agosto 1946 con un discorso del socialista Andrea Tacchinardi fu inaugurata la lapide commemorativa posta in viale Gran Sasso 5 a Milano (foto in alto), dove Salvatore aveva abitato con la sua famiglia dal settembre 1924. Fu tra le prime lapidi collocate a Milano in memoria della Resistenza, realizzata grazie al concorso privato e spontaneo di una cinquantina di amici, inquilini dello stabile e cittadini della zona che versarono chi 10 chi 1000 lire. In quello stesso giorno la città natale di Piazza Armerina gli intestò il tratto urbano della strada provinciale n. 15 (ex Stradale Mazzarino) che corre parallelo alla via Giacomo Matteotti; il 25 aprile 1947 il parlamentare socialista Ugo Guido Mondolfo inaugurò un busto in sua memoria, opera dello scultore Alfeo Bedeschi, nell'atrio della scuola elementare "Leonardo da Vinci" a Milano. A Piazza il 24 aprile 2010 fu inaugurata in sua memoria la mostra "Salvatore Principato maestro antifascista" al Centro Espositivo "Monte Prestami" (dal 25 aprile al 16 maggio) e il giorno dopo, 25 aprile 2010¹, venne affissa una lapide in ricordo del martire antifascista all'inizio della via a lui dedicata (di fronte l'Hotel Villa Romana ex Jolly Hotel) dove ogni anno viene posta una corona in ricordo della lotta partigiana per la Libertà. Sia la mostra che l'inaugurazione della lapide si svolsero alla presenza del Sindaco Carmelo Nigrelli e del nipote del Principato, Massimo Castoldi, curatore della mostra che, il 25 aprile del 2012, fu messa a disposizione della Città di Milano presso la "Loggia dei Mercanti", a pochi passi da piazza Duomo (2^ e 3^ foto). Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, per l'occasione chiamò la Loggia "luogo di memoria dedicato ai milanesi caduti per la libertà". Nel 2010, durante la cerimonia di affissione della lapide a Piazza (foto in basso), la signora Nicoletta Urso ha consegnato al Sindaco Nigrelli la seguente poesia dedicata al nostro concittadino antifascista:
 
Martire per la libertà
 
Hanno arrestato il Maestro
Perché insegnava la libertà ai bambini
Perché non indossava la camicia nera
Perché indossava la cravatta nera
Perché non è fuggito
Perché ha sempre sperato.
 
Un uomo che amava la Patria e la famiglia,
È stato arrestato, torturato e fucilato
Insieme agli altri in piazzale Loreto.
 
Quando leggi il suo nome
Fermati e dedicagli un pensiero:
È morto anche per te.
 
Nicoletta Urso
 
¹ Preciso che la data è stata corretta, dal 2011 al 2010, dietro segnalazione del sig. Massimo Castoldi, nipote del maestro Principato.

 

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Salvatore Principato l'antifascista piazzese/2

Il maestro antifascista Salvatore Principato (1892-1944)

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(dalla parte 1) "Socrate" (alias Salvatore Principato) risultava attivo soprattutto per quel che riguardava la gestione della stampa clandestina e del progetto, con Alfredo Bonazzi, di un "giornaletto" antifascista e, nell'aprile del 1931, fu tra gli artefici della fuga del socialista Giuseppe Favarelli in Svizzera. Arrestato il 19 marzo 1933, Principato fu deferito al Tribunale Speciale nell'ambito di un'operazione di polizia molto vasta che coinvolse i componenti milanesi e genovesi del movimento "Giustizia e Libertà". Dopo oltre tre mesi di carcere fu rilasciato ma da allora divenne un sorvegliato speciale dell'O.V.R.A. (la polizia politica segreta dell'Italia fascista). Fu reintegrato nell'insegnamento alla "Leonardo da Vinci" ma gli venne impedito di insegnare nelle scuole serali perché non iscritto al Partito Nazionale Fascista. Nell'ottobre del 1942 fu, con l'amico Roberto Veratti, tra i fondatori del Movimento di Unità Proletaria (M.U.P.) costituito durante una riunione clandestina in casa di Ivan Matteo Lombardo e negli anni della guerra divenne uno dei punti di riferimento del Partito Socialista di Unità Proletaria (P.S.I.U.P.). Fece parte della XXXIII Brigata Matteotti (le brigate erano formazioni partigiane legate al PSIUP), del secondo e terzo Comitato Antifascista di Porta Venezia e del Comitato di Liberazione Nazionale della Scuola. A Milano, in via Cusani 10, con lo schermo di una piccola officina meccanica, la ditta "Fabbrica Insegne Arredi Mobili Metallo Affini", mascherava e gestiva lo smistamento di stampa socialista e antifascista. Qui, forse tradito dalla delazione di un giovane operaio, venne arrestato dalla "SS" tedesche l'8 luglio 1944. Imprigionato nel carcere di Monza, fu torturato dalla polizia nazifascista, che gli ruppe anche il braccio sinistro. Ai primi di agosto fu trasferito nel carcere milanese di "San Vittore", 6° raggio, cam. 8, dove fu rinchiuso con Eraldo Soncini e Renzo Del Riccio, fucilati con lui in Piazzale Loreto il 10 agosto. Salvatore era il più anziano dei Quindici Martiri che oggi riposano tutti al Cimitero Maggiore (quartiere Garegnano ex frazione del Comune di Musocco). La moglie Marcella e la figlia Concettina (Titti) continuarono la lotta partigiana sino alla Liberazione. (continua)
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Salvatore Principato l'antifascista piazzese/1

 
Il maestro Salvatore Principato con la moglie Marcella Chiorri, 1936
 
Oggi 25 aprile 2015 è la Festa Nazionale della Liberazione e, nel LXX anniversario della liberazione di Milano, mi sembra opportuno ricordare il nostro concittadino Salvatore Principato, maestro elementare, socialista e figura di primissimo piano dell'antifascismo milanese durante la dittatura, ucciso a Milano in Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.
 
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Salvatore Principato nacque a Piazza Armerina il 29 aprile 1892 e fu il IV di 5 figli di Concetto, calzolaio, e della II moglie Concetta Rausa, sposata nel 1883. Sempre a Piazza, Salvatore frequentò le scuole fino al conseguimento del diploma magistrale e sul finire del 1911 fu coinvolto, ma assolto, in un processo per aver animato una protesta popolare contro il monopolio di una locale impresa di trasporti, terminata con l'incendio di alcune carrozze. Due anni dopo lasciò la Sicilia per Milano sia per insegnare, sia perché spinto dal desiderio di incontrare i massimi rappresentanti del movimento ispirato da Filippo Turati e da Anna Kuliscioff. Incominciò a insegnare a Vimercate (30 Km. ca. a Nord-Est da Milano) al privato collegio "Tommaseo", poi alle scuole comunali, ma fu presto chiamato alle armi. Combattè come soldato semplice e poi caporale sul Carso. Nel maggio del 1917, durante la battaglia del monte Vodice, una delle ultime e risolutive offensive sull'Isonzo, l'aver catturato, salvandoli, una quindicina di prigionieri, gli valse la medaglia d'argento al valor militare, ma anche la gratitudine dei soldati austriaci, uno dei quali gli donò la baionetta e un orologio da tasca che Salvatore portò con sé per tutta la vita. Rientrato alla vita civile insegnò senza soluzione di continuità alla scuola di via Comasina, alla "Giulio Romano", alla "Tito Speri" e infine alla "Leonardo da Vinci". Nel 1923 si sposò con Marcella Chiorri, dalla quale ebbe una figlia nel 1924, chiamandola Concettina, come i nonni paterni. Attivo nel movimento "Giustizia e Libertà" con lo pseudonimo "Socrate", l'ispettore generale di Pubblica Sicurezza Francesco Nudi lo indicò tra i principali referendi milanesi del movimento e della concentrazione antifascista di Parigi. (continua)
 
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