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Gaetano Masuzzo

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Il Campanile del Carmine

 
Il campanile della chiesa del Carmine (foto in alto) della nostra Città ha molte cose in comune con quello della Cattedrale (in basso). Quello del Carmine, almeno i primi tre piani¹, fu costruito nella I metà del Duecento dai Cavalieri Crociati Teutonici come torre di avvistamento sulla valle della Taccura, strategicamente vitale per il controllo della versante a Est della città demaniale di Placea. Stesso periodo vale per quella che si ritiene sia nata come torre di avvistamento sul monte Mira, poi campanile della Chiesa Madre trecentesca, quindi Duomo seicentesco e Cattedrale ottocentesca. La pietra calcarea bianca delle due torri è la stessa e, se si guardano bene, anche «I due campanili sono due splendidi esempi di architettura gotico-catalana per la caratteristica presenza dell'arco inflesso con o senza inflorescenza. [...] Le otto finestre della torre [del Carmine] sono tutte ad arco a pieno centro incorniciato da arco inflesso con semplice inflorescenza, ma mentre quelle dell'ultimo piano appaiono prive di unità stilistica e quindi di fattura più sciatta e più tarda, quelle del primo, "inquadrate da una cornice elegantissima che arriva agli spigoli laterali e li risale sotto forma di colonnine angolari, sono finestre ingentilite dallo slancio del falso arco acuto fiorito che le sovrasta, ma, contenute e sobrie, occhieggiando fra gli animali decorativi che sporgono dalla cortina dei perfettissimi conci quadrati e che dovettero essere sgocciolatoi, portasegnali, portavessilli" (Manganuco). [...] Il campanile del Duomo oggi ci appare diviso in quattro piani, i cui primi due, in pietra bianca, presentano una duplice fila di finestre cieche disegnate da fasci di colonnine con capitelli a fogliame, che lanciano verso l'alto archi acuti culminanti in fioroni ed una duplice terna di esili colonnine, il tutto chiuso in riquadri limitati agli angoli da colonne più grosse, mentre gli altri due piani², che alternano il calcarico bianco col tufo rosato del resto della chiesa, spengono lo slancio dell'architettura sottostante, imprigionando lo spazio tra file sovrapposte di lesene e pesanti cornicioni»³.   
¹ «Il chiostro, la chiesa e l'ultimo piano della torre-campanile sono da assegnare ad epoca successiva al XIII secolo, risultano edificati dai Carmelitani ed al riguardo abbiamo testimonianze assai precise» (L. Villari, Storia Ecclesiastica..., 1988).
² Il 1517 è l'anno della posa della prima pietra dei piani successivi probabilmente da maestri di origine iberica, forse un certo "joanni castiglianu" attivo nella vicina Castrogiovanni nei primi anni del 1500. (D. Sutera, La chiesa madre di Piazza Armerina, 2010)
³ Ignazio Nigrelli, Piazza Armerina medievale, Electa Ed., Milano 1983, pp. 116-117.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Fontana Villa Trigona/n. 37

Questa è la fontana n. 37 che si trova presso l'Azienda di Turismo Rurale "Villa Trigona" in contrada Bauccio. La fontana è del Settecento, come la Villa che è stata di recente ristrutturata in mezzo a tantissimo verde a circa 1 chilometro a Sud dalla croce in pietra di Santa Croce. Ancora fa la sua bella figura, anche se l'acqua non viene più raccolta come doveva avvenire decine e decine di anni fa. L'Azienda ospita numerosi turisti, specie in estate, quando la piscina accanto, sia alla villa che alla fontana, dispensa un valido ristoro.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

Santi senza r'zètt né r'spett

 
S. Gaetano a Brancaccio (PA)
 
Statua di S. Gaetano senza alcuna targa con dietro il vecchio mulino per il sale
Come ogni essere umano, le statue hanno la loro specifica storia. Quelle dei Santi non trasgrediscono questa regola e le sculture dedicate in particolare al mio Santo, San Gaetano, non si fanno mancare aneddoti curiosi sulle collocazioni e sugli spostamenti. E' il caso della statua di San Gaetano a Palermo. La statua del fondatore della Regola dei Padri Teatini, era stata scolpita dal maestro Giacomo Pennino a spese dei religiosi. Mentre il piedistallo, costruito su progetto dell'architetto Paolo Amato non aveva nulla a che vedere col santo. Infatti, originariamente, fu costruito e adibito a basamento della scultura che ritraeva Filippo V re di Spagna, destinata ad abbellire nel 1701 la piazzetta in prossimità della non più esistente Porta della Dogana, proprio davanti la chiesa di Santa Maria della Catena, alla Cala. Quando, nel 1720, al dominio degli Spagnoli in Sicilia era subentrato quello breve degli Austriaci, la statua reale venne divelta, non si sa bene se da un anti-ispanico o da un vandalo di passaggio, e depositata malconcia nei sotterranei della vicina Zecca. Il sontuoso piedistallo, rimasto inutilizzato per dieci anni, accese le speranze dei Teatini, i quali chiesero di ottenerlo in comodato per collocarvi proprio San Gaetano. Ottenuto il benestare dal governo, il santo e il basamento reale nel 1730 trovarono posto nell'angolo tra via Maqueda e via dell'Università, ben posizionati. Sia la statua che il basamento uscirono miracolosamente indenni anche dalla furia devastatrice scatenata dal popolo e dall'esercito nelle terribili giornate del settembre 1866, passate alla storia come la "Rivolta del sette e mezzo", appunto perché durò sette giorni e mezzo, quando in quella piazzetta chiamata San Gaetano fu trucidato Pietro Omodei, "primo martire del popolo insorgente". L'anno successivo, però, il santo ricevette un affronto inaspettato da parte dell'amministrazione comunale, guidata dal marchese Antonio Starrabba di Rudinì*, la quale avendo constatato, con un po' di esagerazione, che il monumento intralciava la viabilità (in quel periodo a circolare erano in prevalenza pedoni, carrozze, cavalli e portantine), ne decretò il trasferimento nei magazzini del Museo nazionale, dove rimase per venticinque anni, sottratto alla vista dei devoti, dei turisti e dei palermitani. A fine Ottocento venne finalmente individuata una nuova destinazione: il bivio tra la via Brancaccio, la via Conte Federico e la via S. Ciro (a Sud-Est del centro città). A dire il vero, non è proprio il centro storico della città, ma almeno il santo ha trovato collocazione vicino all'omonima parrocchia in cui molto tempo dopo operò il martire don Pino Puglisi. Non ne siamo sicuri ma, a suo tempo, San Gaetano ci sarà comunque rimasto un po' male nell'aver trovato posto vicino al fatiscente fabbricato un tempo adibito a mulino per il sale (foto in basso). Un prodotto della natura non proprio compatibile con i materiali marmorei che compongono statue e piedistalli ma anche con quelli che servono per costruire targhe con lo scopo di fornire notizie sui monumenti. Sicuramente il sale e lo smog hanno fatto la loro parte, e oggi il monumento ha bisogno di una salutare ripulitura. Tranne la targa informativa che nessuno si è mai sognato di affiggere e, aggiungo io, poi ci permettiamo di chiedere le grazie senza alcun ritegno! 
(tratto da Lino Buscemi, 11 dic. 2014,
http://lacittascoperta-palermo.blogautore.repubblica.it/)
 
*(1839-1908) Lontano discendente del principe piazzese Vincenzo Starrabba (m.1729) al quale fu intitolata a stràta ô Prìnc'p, odierna via Garibaldi. Quell'anno divenne Prefetto di Palermo e nel 1891 e 1896 fu Presidente del Consiglio dei ministri.    
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

Edicola n. 22

La Madonna delle Lacrime di Siracusa è racchiusa nella semplice ma decorosa Edicola n. 22 che c'è nell'incrocio stradale in c/da Bellia (tra la SP. 12, la SS. 288 e il viale Conte Ruggero ex viale Gen.le Gaeta), dove anticamente c'era la chiesetta dedicata alla Madonna della Noce (in alcuni testi anche "delle Noci"). La tradizione vuole che fu proprio in questo luogo che fu eretto un tempietto alla Madonna, in seguito al rinvenimento di un'immagine della madre del Salvatore sotto un albero di noce nel lontano 1611, quasi 4 secoli fa. In ricordo di tale evento, i nostri antenati iniziarono ogni 8 settembre a festeggiarlo con una festa campestre. Due anni dopo, sempre nei pressi della chiesetta, fu spostata la Fiera Franca (esente da dazio) che si teneva davanti la Commenda di S. Giacomo d'Altopascio (di fronte l'ingresso del Cimitero della Bellia) e prima ancora davanti la chiesa di S. Pietro. La fiera, soprattutto di bestiame e attrezzi per l'agricoltura e la pastorizia, iniziava l'1 settembre e si concludeva l'8 dello stesso mese coi festeggiamenti alla Madonna della Noce. 
 
(chi volesse saperne di più sulle fiere di Piazza può leggersi i miei post "Le Fiere di Piazza" del 18-12-2012 e "La fiera in Piazza Duomo" del 24-5-2013)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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