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Gaetano Masuzzo

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1612 - 5° titolo della Città

Madrid, Plaza Mayor, statua Filippo III d'Asburgo II di Spagna

  5° Titolo: SPETTABILE

Nel 1612 la Corte Giuratoria (Giurazia) della nostra Città chiamata Platia, pagando 10.000 scudi (ca. 720.000 Euro di oggi) a re Filippo III d'Asburgo e II di Spagna (1568-1621) ottiene il titolo di SPETTABILE. Oltre a questo titolo il Re concede il privilegio di amministrare oltre alla giustizia civile anche quella penale (mero e misto imperio) attraverso il tribunale composto da Tre Giudici. Il nuovo titolo, che anche la vicina città di Caltagirone possiede dal 1603, conferisce alla Città maggiore prestigio e considerazione da parte delle altre, essendo ritenuta degna di stima e di particolare riguardo. In questo periodo Platia conta circa 16.000 abitanti, essendosi ripresa discretamente dalle calamità della fame, della siccità e dall'epidemia di peste patite quattro anni prima. Tra i suoi abitanti vi sono quattro conti e trentanove baroni, il Comune si è impegnato a pagare al Preposito Generale dell'Ordine dei Gesuiti di Roma 12.000 scudi in 12 anni per la trasformazione della "Casa Professa" in "Collegio di Studi" e la cittadinanza è pronta alla ricostruzione del Palazzo del Vescovado demolito cinque anni prima per eseguire il primo progetto, poi abbandonato, della costruzione della nuova Chiesa Madre. Quando la prossima volta andremo a Madrid, non dimentichiamoci di ammirare nella piazza più bella e importante della capitale spagnola, Plaza Mayor (nella foto), la statua del re che concesse questo titolo alla nostra Città quattro secoli fa. 26 anni dopo, nel 1638, il successore Filippo IV d'Asburgo III di Spagna (1605-1665), dopo aver ricevuto la somma dei pesanti donativi di 20.000 scudi da Madrid ringrazia rinnovando il titolo del 1517 "a los magnificos fieles y amados nostros los Jurados de la ciudad opulentissima de Piazza".

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Sodalizio degli Staffieri-Servitori

Via Misericordia, in una delle porte a dx (n. 47) l'ex chiesa omonima
Il Sodalizio degli Staffieri-Servitori
Ho parlato già dei mezzi di trasporto di una volta e senza dubbio i quadrupedi ne erano alla base. Senza un asino o un mulo si era letteralmente appiedati. Non parliamo dei cavalli perché, contrariamente a quello che si vede nei film d'epoca, erano rari e se li potevano permettere solo i ricchi, i nobili e gli alti gradi militari. I fortunati che potevano contare su questi animali andavano incontro a tante spese di "manutenzione" e tra queste c'era il mantenimento dei servi che, in un modo e nell'altro, erano addetti al "funzionamento" del mezzo. Il cavaliere nelle sue attività civili e militari veniva affiancato da un servo chiamato scudiero che si prendeva cura di lui, delle armi e del cavallo. Quando in Europa venne introdotta la staffa intorno al 500 d.C., già inventata almeno tre secoli prima in India, ne migliorò l'equilibrio e la stabilità, rivoluzionando soprattutto il modo di guerreggiare potendo caricare il nemico senza essere disarcionati. A questo punto lo scudiero prese il nome anche di staffiere (stafèr), incaricato di reggere la staffa al signore nel momento in cui questo saliva a cavallo e di seguirlo poi camminando a piedi accanto alla staffa (ed ecco pure il nome di palafreniere, che aiutava cioè a guidare e frenare il mezzo quadrupede). Quando gli spostamenti iniziarono a essere compiuti anche a bordo di vetture, lo staffiere divenne il servo che accompagnava il signore sulla vettura, per questo veniva chiamato anche famigliare o servitore (serv). A Piazza intorno al '500 gli staffieri e servitori per aiutarsi reciprocamente diedero vita al loro Sodalizio sotto il titolo di S. Leonardo. Il Santo protettore non venne scelto a caso. Infatti, San Leonardo, che era stato un abate francese visssuto all'incirca tra il 496 e il 550 d.C., per aver contribuito nella sua vita alla restituzione della libertà a molti prigionieri, era considerato il patrono dei carcerati e dei fabbricanti di catene, fibbie, fermagli e degli accessori (finimenti) indossati dai cavalli durante il loro uso, perciò anche degli staffieri. La sede dove erano soliti riunirsi era la chiesa di S. Bernardino in via Boscarini (?) al Monte. Successivamente, forse perché trasformata in abitazione, il sodalizio si trasferì nella chiesa di S. Maria della Misericordia, nell'odierna via Misericordia (nella foto, anch'essa poi trasformata in abitazione). Per esserci un Sodalizio, gli staffieri dovevano essere numerosi, confermando così l'alto numero di nobili presenti nella nostra Città che se li potevano permettere (nel 1600 c'erano 4 conti e 39 baroni). Quando diminuirono i nobili con le loro ricchezze e iniziarono a circolare altri mezzi, gli staffieri scomparirono del tutto, lasciando il posto ai meno costosi sgabelli o panche d puntàggh di cui vi ho già parlato lo scorso 8 aprile nel post Soluzioni semplici, ma geniali .
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6^ Veduta della Città

Veduta della Città da Ovest, metà '600
Questo è il terzo disegno tra gli scritti del sacerdote Filippo Piazza (1884-1959) che riporta la veduta della Città, ma dal lato Ovest, dall'alto della contrada di Piano Marino. Il periodo è sempre quello della metà del Seicento, durante il quale la Chiesa Madre è ancora senza cupola ma col grande campanile ben in evidenza. Accanto, alla sua sx, il grande edificio del Vescovado abbattuto nel 1607, per far posto alla nuova Chiesa Madre secondo il primo progetto dei tre architetti interpellati due anni prima, ma poi ricostruito dal 1614 al 1626 da G. D. Gagini junior. Poco in basso a dx si nota il campanile della chiesa della chiesa degli Angeli Custodi, ancora a dx il Castello Aragonese. Scendendo troviamo una chiesa, quella di S. Nicola (poi Madonna della Catena), verso sx quelle del Crocifisso con un campanile non alto ma imponente, poi quella di S. Martino. Salendo in alto a sx c'è la chiesa del convento di S. Francesco con l'alto campanile. L'edificio che si vede in basso, fuori le mura, potrebbe essere la chiesa dell'Indirizzo, l'unica che si ricorda in quel sito. Un'altra particolarità di questo disegno è quella che non si distinguono nè mura attorno la Città, nè porte che sappiamo essercene state almeno sette.
 
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