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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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I cèuzzi rössi

I cèuzzi rössi

Come veniva mangiata la ricotta du r'cuttèr così era con altri prodotti della "grande distribuzione" porta a porta. Nel mese di agosto, famoso per la produzione di molti frutti, c'era chi raccoglieva, imbrattandosi da sanguinari alla Dracula (anch'io ho provato questa emozione... anche quella di mia madre che mi guardava al ritorno dalla raccolta), I CÈUZZI RÖSSI. C'era il contadino M'nnèdda (forse il vero cognome era Minnella) che passava cu panèri e panarétti pieni di questi frutti ideali per chi soffriva di stitichezza, e alla modica somma di £. 1 a panèr li riversava sui piatti del momento. In falegnameria si usava, alla faccia dell'igiene, il solito pezzo di compensato, spolverato e poi lavato alla fontanella della Villetta Roma. Proprio nel laboratorio artigianale non mancavano i pezzi di legno per ricavarne sapientemente degli stecchini per poter infilzare i dolci frutti dalle proprietà antibiotiche e portarseli in bocca per gustarli e, perché no, sembrare un vampiro appena soddisfatto della sua ultima vittima!
Però... tannu ch'era bedda a pul'zìa!    

La viabilità in Sicilia fine '700

I muli, da sempre importanti mezzi di trasporto
Il problema stradale venne esaminato dal Parlamento siciliano nel 1774 e nel 1778 venne varato un piano generale delle strade che aveva come scopo la costruzione di 5 strade consolari partenti tutte da Palermo, così da collegarla a Girgenti, Sciacca, Mazzara, Messina per la via delle montagne con un braccio per Catania; Messina per la via delle marine per un braccio per Catania; Piazza-Caltagirone-Noto con un braccio per Terranova e Licata; Modica con un braccio per Siracusa e Augusta. L'onere di tale spesa per un importo di 24 mila scudi (ovvero 9.600 onze, equivalenti a oltre 1.700.000 Euro) doveva ripartirsi tra il baronaggio, il clero e le università baronali e demaniali (comuni). Approvato il piano si decise di iniziare la costruzione della Palermo-Messina per le montagne, iniziando la costruzione contemporaneamente da Palermo e da Messina e, nello stesso tempo, di sistemare i passi di Taormina e Castrogiovanni, che averebbero permesso intanto una certa viabilità interna. I lavori vennero iniziati nel 1779 da Porta Felice ma vennero sospesi dopo sette miglia (il miglio siciliano equivaleva a 1.486 metri, pertanto i lavori furono sospesi a ca. 10 Km.) perché la Deputazione Regia si accorse che erano già costati 75 mila scudi. Nel 1790 le strade già costruite raggiungevano appena i 160 miglia, nel 1824 poco più di 250. Vi è una scuola di storici-economisti che affermano che la scarsità di traffico è la causa della mancanza di strade, le quali sarebbero state un lusso non richiesto e superfluo oltre che un investimento antieconomico. Vi sono altri che ritengono il problema stradale legato alla politica, poiché eliminata la difficoltà delle comunicazioni "cangiarebbe d'aspetto il regno mirabilmente, l'educazione degli uomini si renderebbe più uniforme, e si toglierebbe l'enorme differenza che oggi divide la Nazione in una piccola parte colta, ripulita, e un'altra grandissima rozza, senza costume, senza industria e senza cognizioni. Gli uomini per lo più sono tali quali li vogliono coloro in cui mano sta che sieno di questa o quest'altra maniera." 
Non vi sembra di sentire ancora oggi questi discorsi, o no ?!

U r'cuttèr

Il sig. Lo Presti u r'cuttér
 
Non si poteva concludere l'argomento fascèdda o cavagnèdda pa r'cöita senza ricordare l'ultimo nostro R'CUTTÈR che si è visto per le vie del centro storico. Era il signor Lo Presti il cui disegno è riportato nel Calendàri â ciaccësa di L. Todaro. Io lo ricordo perfettamente così, con la sua bisaccia stracolma di fascèddi piene di ricotta fresca, profumata e morbida come il velluto. Il disegno è accompagnato dalla poesia, piena di rimpianto e con un pizzico di nostalgia del poeta Gioacchino Fonti (Caltanissetta 1926 - P. Armerina 1994), a lui dedicata e che riporto con piacere qui sotto:

U r'cuttè

Quann, a cent'anni, tu non sênti ciù
dda vösg che va e vëngh p'agn via,
dâ matt'nàda nfinâ vemarìa,
griànn U r'cuttè...! u sai cu fu.
 
U r'cuttèeee...! Lo Presti, u r'cuttèr
ch' cu a b'sàzza ncödd e i fascèddi,
t' sförna dintra û piatt i r'cuttèddi 
ten'ri ch ggh' scöla ancòra u ser...
 
L'urt'm r'cutter. Nô savè,
figghi dî figghi mi, cö ch' p'rdè!

Famiglia Genova

D'azzurro al leon d'oro, contemplante una mezza luna rovesciata d'argento
La famiglia Genova o de Genoa risulta presente a Plasia sin dal XIII sec. e nel 1309 appare un Pietro de Genoa bajulo di Piazza. Nel 1520 è iscritta alla Mastra Nobile della Città. Nel 1678 Giovanni Genova, condannato ingiustamente, ottiene risarcimento dal vicerè Vincenzo Gonzaga, nel 1737 è Senatore Urbano e nel 1741 è componente della Corre Giuratoria. 1714 Ignazio è tra i sacerdoti che ubbidiscono al re nella Controversia Liparitana, 1734 Antonio è I barone di Cutomino Soprano e titolare della Corte Capitanale. 1755 Antonio e Ignazio Genova-De Maria, nipoti del I bar. di Cutomino Soprano sono sanzionati per essersi iscritti alla Mastra Nobile senza titoli validi, Felice capeggia il "Ceto Civile" contro il malgoverno degli aristocratici. 1763 Vincenzo è giurato e Antonino Genova-Parisi III bar. di Cutomino Soprano è giurato e nel 1777 è tra i primi 5 Senatori Urbani dopo il passaggio della Città da Corte Giuratoria a Senato, 1778 risulta tra i possidenti di Torre di Pietro, Casale, Polleri, Colla, Aliano e Cappuccini Vecchi, nel 1785 è Sindaco della Città, nel 1787 è Senatore. Sempre ad Antonino Genova-Parisi nel 1789 gli vengono confiscati tutti i beni per aver malgestito l'amministrazione comunale insieme ad altri quattro Senatori. Per evitare la carcerazione si rifugiano nei conventi cittadini, e pervengono a una transazione col vicerè che li rilascia dietro pagamento di 250 onze a testa. Nel 1794 lo ritroviamo Patrizio Urbano. Nel 1772 i Genova hanno già venduto il feudo di Cutomino Soprano. 1785 risulta Senatore anche un Francesco e nel 1806 Gaetano è tra i componenti del Senato che accolgono a Piazza re Ferdinando IV di Borbone III di Sicilia, nel 1820 è Capitano d'Armi e nel 1839 e tra i nominativi proposti a Consigliere Provinciale. 1798 Giovanni Battista Genova-Arona (o Aronna) è Senatore Urbano. A Piazza esiste una via Genova che ricorda questa famiglia, è la parallela alla via Umberto; inoltre il palazzo in via Vittorio Emanuele II n.19, costruito nel 1650 dal duca Desiderio Sanfilippo, successivamente prenderà anche il nome della famiglia Genova di Cutomino Soprano (attualmente sul portone c'è lo stemma dell'ultima famiglia proprietaria del palazzo: Jaci di Magnini e Feudonuovo).  
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