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Gaetano Masuzzo

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1776 Turista Houël/3

Houël (1735-1813) ritratto da F. A. Vincent nel 1772
 

Considerazioni del Prof. I. Nigrelli - 1^ parte

La traduzione che ho riportato nelle prime parti è accompagnata dalle seguenti considerazioni del prof. Ignazio Nigrelli tratte sempre da "1999, Ignazio Nigrelli/Università Popolare del Tempo Libero Ignazio Nigrelli di Piazza Armerina" che è bene rileggere con molta attenzione:
"Houel non era uno storico, né un archeologo, ma solo un appassionato di antichità che si aggiornava leggendo ciò che trovava scritto sulle località che visitava e certamente aveva letto Fazello, Cluverio, d'Orville e Chiarandà, ma da buon dilettante finisce per fare un po' di confusione. Egli mostra di credere, per esempio, che Gelensium (non Gelentium) e Philosophiana fossero due centri abitati distinti, scrivendo solo in nota che "alcuni autori pretendono che Gelensium si chiamò anche Philosophiana", mentre sappiamo che Gelensium Philosophiana è il nome di una delle tappe (stationes) che l'Itinerarium Antonini riportava nella strada militare romana Agrigento-Catania; inoltre, contrariamente a quanto asserisce nella nota, il nome Filosofiana non è mai stato assunto da nessuna montagna, in quanto la contrada Sofiana, sede di un notevole insediamento di età romana di cui avrà forse sentito parlare e che dall'antico nome certamente deriva, si trova su un pianoro e non su una montagna. E' evidente che egli, seguendo l'indicazione del Cluverio, individua nei ruderi del Casale l'antica Filosofiana dei Gelesi, ma poi contamina l'opinione di Cluverio con quella del Chiarandà e fa trasferire gli abitanti di tale città ad un miglio di distanza in cima ad un monte "dove oggi si trova un eremo" quello di Piazza Vecchia) e dove la nuova città assume il nome di Pluzia; distrutta questa dai Saraceni, sarebbe risorta poi dalle sue rovine "ai piedi della montagna", cosa che non ha fondamento.
 

*Le Considerazioni sono tratte "Dalle relazioni dei Regi Visitatori..." sul sito web.tiscali.it/università popolare, 1999, Ignazio Nigrelli/Università Popolare del Tempo Libero Ignazio Nigrelli di Piazza Armerina.

** Domani la 2^ parte delle Considerazioni.

I Ciancianèddi

Quando le automobili erano ancora da inventare i ciancianèddi, di cui nelle foto vediamo due esemplari, erano le odierne colonnine di posteggio. Ancora oggi ne troviamo a dozzine sui muri  delle nostre strade, in specialmodo in quelle un po' interne rispetto alle più trafficate. Quasi ogni famiglia aveva un quadrupede (asino o mulo, raramente un cavallo) utilizzato per i trasporto dei prodotti agricoli, e per gli spostamenti nei "fine settimana" fuori città. Pertanto, in ogni abitazione al pianoterra c'era la stanza-ricovero con la rispettiva mangiaöra, per i rifornimenti carburante e i cambi olio, e all'entrata e all'uscita dal garage i ciancianèddi permettevano di legare il "mezzo" per non farlo spostare, una sorta di freno a mano altrimenti chiamato di stazionamento. Quelle più comuni erano in ferro, in italiano anello con gànghero, quelle più rispettose del paesaggio, e forse più economiche, erano in pietra locale con un foro al centro e murate ben bene (cioè con l'antifurto sempre innestato). Se si passa davanti a qualche edificio prima adibito a mulino, se ne possono contare diverse ad altezza di "utilitaria". Quasi sempre, accanto alle colonnine di una volta, è possibile trovare tuttora un altro optional sempre in pietra, di cui vi mostrerò una foto prossimamente.

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