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Cronarmerina - Aprile 2025

Edicola n. 35

Edicola/stemma de Assoro, via Monte angolo via Chiello

Edicola/stemma de Assoro, via Monte angolo via Chiello

Ingrandimento dell'Edicola/stemma

Stemma fam. de Assoro, sarcofago chiesa S. Pietro

L'Edicola Votiva n. 35 del mio censimento si trova in via Monte, sul cantone che fa da angolo con la via Chiello. L'edicola (foto in alto) molto antica e molto particolare io la chiamerei Edicola de Assoro (o de Assaro). Tanto per iniziare si trova a oltre 10 metri di altezza, rivolta verso la parte bassa della via una volta chiamata Strata Mastra. Non molto grande, sarà un cm. 60 x 50, a forma di scudo o mandorla,  vi è scolpita una Madonna con Bambino. Questa immagine e il posto dove si trova, mi fanno sorgere qualche dubbio sul fatto che si tratti solo di una semplice edicola a beneficio dei fedeli muntèri. Infatti, questa figura è identica a quella rappresentata negli stemmi¹ della nobile famiglia de Assoro (o de Assaro), proprio quella alla quale apparteneva Laura, la moglie del barone Marco Trigona, il benefattore che lasciò tutti i suoi averi affinché si realizzasse, sulla precedente, la nuova Chiesa Madre, poi Duomo e Cattedrale di Piazza. Pertanto, l'apposizione di questa scultura in questo tratto della via più importante di allora, parliamo del Cinquecento, potrebbe indicare che nei pressi esistesse la dimora principale di questa importante famiglia piazzese. Quest'ultima, proveniente all'inizio del XVI secolo dal paese di Assaro, a ca. 50 Km. a Nord di Piazza, a pochi decenni dal suo arrivo la troviamo impelagata in una delle più lunghe faide che si ricordino nella nostra Città. Solo nel 1555, con l'interessamento diretto del Vicerè² di allora e di alcune personalità cittadine importanti, tra i quali il priore Carmelitano P. Timeo, si risolve la lunga contesa. Con l'imposizione della pace (Capitoli di pachi) nella Chiesa Madre, vengono messi a tacere i dissidi economici che, per oltre dieci anni, ci sono stati tra la fazione a cui faceva parte il medico e matematico Giovanni Francesco de Assoro³, padre di Laura, e quella a cui facevano parte Marco Trigona, ancora adolescente e suo padre, Giovanni Francesco Trigona. Dopo circa vent'anni dalla pace, i figli dei maggiori contendenti, Laura e Marco, si sposeranno, forse per suggellare ulteriormente quella pace tra le due famiglie.

¹ Uno si trova sul sarcofago della baronessa Laura de Assoro in Cattedrale, l'altro sull'arco della I cappella a sx e un altro sul sarcofago di dx della III cappella a dx nella chiesa di San Pietro (foto in basso)
² Si tratta del viceré Giovanni de Vega (1507-1558), quello che introdusse in Sicilia l'arruolamento forzoso nella Milizia Urbana per contrastare le incursioni dei pirati barbareschi e a Piazza impose la costruzione delle fogne e delle lastricature delle strade.
³ Questo nobile e colto piazzese, morto nel 1593 a 60anni e seppellito nella I cappella a sx (sarcofago di dx) della chiesa di S. Pietro, è ricordato anche come il benefattore che a metà Cinquecento fonda il Ritiro delle Donne Pentite o Ripentite che, due secoli dopo, diventerà Collegio e Convento di Santa Rosalia. Inoltre, alla fine del 1500, risolverà totalmente i problemi economici del I Orfanotrofio femminile di Piazza chiamato Di Santa Maria degli Angeli.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

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1925 I Commercianti a Piazza/4

(dal Post 3)

Oggi passiamo ai Commercianti elencati a p. 400 dell'Annuario Generale Commerciale stampato a Catania nel 1925-26. Qui come nelle altre pagine troviamo nonni e bisnonni che avevano un'attività commerciale nella nostra Città, quando contava 36.000 abitanti, quasi il doppio di quelli odierni.


ARGENTERIE

CREMONA FRANCESCO¹

MARINO FILIPPO¹

MARINO GAETANO ALBANESE²

MENDOLIA ROSARIO


ARTICOLI PER CALZATURE

CONTI CALOGERO

D'ALU' GIOVANNI³

DI GAETANO ALESSANDRO

FIUMICELLO LUIGI

LI MOLI GIACOMO4

MARINO CARMELO

MARINO FILIPPO¹

RUGGERO ANTONINO5

SAULLE VINCENZO6

SCHEMBRA GIUSEPPINA

SEMINATO MICHELE7


¹ Lui e il fratello prima di trasferirsi in via Garibaldi 105, dove oggi c'è la gioielleria "Ticar", si erano affittati il locale di via Garibaldi 11 del padre (Filippo?) delle signorine Marino che, oltre a essere maestre elementari, aiutavano il padre, calzolaio nella porta accanto, a vendere scarpe e piccoli gioielli. Anni dopo al n. 11 vi si trasferì, a metà degli anni 60, il negozio di ferramenta di mio padre Gino. Oggi il locale al n. 9 e l'abitazione soprastante è stato adibito dal Comune a "Casa della Cultura".

² Sapere che mio nonno materno oltre che avere attività attinenti a segherie, falegnamerie e mobili, partecipando ovunque a Esposizioni con diversi premi, vendesse anche argenteria, per me è una vera sorpresa.

³ Aveva il negozio in via Garibaldi 45 e al 43 della stessa via aveva avuto il laboratorio di calzature.

4 Il negozio di calzature l'aveva in via Garibaldi 13 e per i morti vendeva anche giocattoli.

5 Errore di stampa: doveva essere RUGGERI, come si vedrà in seguito nell'elenco delle CALZATURE.

6 Errore di stampa: doveva essere SAULI, col negozio di scarpe in via Garibaldi 31. Ce n'era un altro SAULI, Gigino, che vendeva calzature al n. 30 della stessa via. Forse era parente del primo.

7 Il suo negozio era in via Umberto, dove poi ebbero attività commerciali (articoli da regalo e sportivi, scarpe, prodotti tipici e vini) i suoi discendenti.

(continua)

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1925 I Commercianti a Piazza/3

(dal Post 2)

Continuazione dell'elenco delle Ditte Commerciali presenti a Piazza Armerina (prov. CL) nel 1925.

ALBERGHI
DI BENEDETTO PIETRO (Grand Hotel Trinacria)¹
GALATI GIOVANNI "Hotel Europa" - Piazza Garibaldi
HOTEL EXCELSIOR del CAV. A. LA MALFA²


AMMIBIGLIAMENTI COMPLETI³
UNIONE MECCANICA DEL LEGNO - VIALE
COSTANTINO - Via Garibaldi, 1494

(nel riquadro a dx in basso)
Premiata Fabbrica in diverse Esposizioni
"Unione Meccanica del Legno"
Viale Costantino5 - PIAZZA ARMERINA
Gaetano Marino Albanese6 - Mellia Filippo7 - Guadagua Vincenzo8
Ammobigliamenti completi - Tappezzerie - Arazzi - Sediame - Letti in ferro
Oggetti artistici in alabastro
Deposito per la vendita: Via Garibaldi, 149*

¹ Di questo Hotel di Piazza, sito in via Roma 61, avevo già parlato nel post del 26/9/2014 Due Hotel di Piazza nel 1903. Probabilmente nel 1925-26 esisteva sia il "Grand Hotel Trinacria" in via Roma menzionato nell'Annuario Commerciale, sia la "Locanda Trinacria" in via Mazzini, di cui parlo nel post del 23/12/2014 Locanda Trinacria di via Mazzini, sempre dello stesso titolare, il proprietario terriero caltagironese Pietro Di Benedetto.
² Questo hotel si trovava in via Vittorio Emanuele II ai numeri 12 e 14 ed era di proprietà di uno dei fratelli farmacisti La Malfa. Infatti, sugli archi delle porte c'è la sigla "L. A.", riferendosi al "CAV. A. LA MALFA" (Alfredo La Malfa) che nell'Annuario è riproposto come se fosse un altro albergo. I fratelli farmacisti avevano anche la "FARMACIA F.lli LA MALFA C." (in una foto dell'epoca non si distingue bene se è una "G.") in piazza Garibaldi, poi "FARMACIA A. ARENA", oggi "FARMACIA QUATTRINO". Un lettore (V. L.) ci ha segnalato che l'ingresso dell'Hotel era in via Anzaldi 2, ed era fornito di ascensore per salire ai piani superiori.
³ Anche qui un errore di stampa, doveva essere AMMOBIGLIAMENTI. Questa Ditta la troviamo pure tra le ditte LETTI IN FERRO e SEGHERIE (MELLIA & C.).
4 Oggi questo numero in via Garibaldi non esiste, forse perché in quegli anni esistevano più porte, in seguito unificate.
5 E' l'odierno Viale della Libertà.
6 Si tratta di mio nonno materno, falegname e poeta in gallo-italico (1889-1958) di cui ho già parlato nei miei 5 post dal 13 al 22 marzo 2015 "Gaetano Marino Albanese/1". Lo troviamo anche tra le ditte ARGENTERIE ed EBANISTI.
7 Era il marito della signora Bilardo e padre della signorina Giovanna Mellia, le quali gestivano il negozio di generi alimentari in piazza Garibaldi 29, negli anni 50 e 60. Lo troviamo anche nelle ditte SEGHERIE.
8 Qui c'è un errore di stampa in quanto "Guadagua" doveva essere "Guadagna", fratello della signora Guadagna che vendeva merceria in via Garibaldi 19. Più avanti, nell'elenco PASTE ALIMENTARI, si trova un altro GUADAGNA, però CARMELO.

(continua)

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Chi la dura la vince

Inutile nasconderlo, piace sempre ricevere complimenti, specie se in versi, da una signora e, per giunta, se dal lontano Nord. Ciò vuol dire che il mio lavoro fatto con passione è benaccetto anche oltre a B’ddìa. Indescrivibile la soddisfazione per essere paragonato a un artigiano che ricuce un tessuto logoro e sfibrato. Grazie Signora per l'e-mail di mercoledì scorso, ovunque si trovi.  

CHI LA DURA LA VINCE


C'era una volta un magnifico tessuto
Per lungo tempo forte e robusto mantenuto

Nella sua trama per sventura vivevano spietati congiurati
L'oltraggio e l'usura del tempo sfuggiti di mano ai guardiani bacucchi e imbacuccati

Aprirono la strada a tarli tarme e tigne che ne fecero straccetto beddu camuliatu
Ad ogni strappo a ogn p'rtùsg verso un pozzo senza fine 'n sàutu

Om'ni cr'stiài pòv'ri rìcchi santi e 'ndiavulàdi precipitavano
Tra una chiesa una casa un monumento ‘na stràta. Così volavano

Via patrimoni materiali umani artistici e culturali
Nell'indifferenza di tanti mortali

Un giorno però il DESTINO aprì le sue ALI
E guidò verso lidi sicuri qualcuno col suo carico di ideali

Lo incuriosivano i buchi di quel tessuto straziato e strazzàtu
Su cui inciampava ogni giorno di più e sempre più smarav'gghiàtu

Avanti, MASUZZO - si disse - non tutto è perduto!
Dunque ricostruisci quanto è rimasto di quel tessuto!

E così fece annodando ogn spuntùn filo dopo filo, sottile o spesso, colorato
O sbiadito, quasi sepolto e all'oblio destinato
Creò un puzzle ben complicato

Che giorno per giorno immagine dopo immagine archivi di ricordi sopiti risvegliò
O a chi li ignorava pezzi di storia non noti mostrò
Di fino con tenacia con pazienza e competenza l'abile ARTIGIANO lavorò

E fu così che risorse a nuova vita il vecchio prezioso caro tessuto
A nulla poté  l'oltraggio del tempo e degli uomini, ESSO non andò perduto.

Una Signora del Nord, febbraio 2016

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1925 I Commercianti a Piazza/2

         (dal Post 1)

Nella prima (p. 399) delle cinque pagine (dalla 399 alla 403), dedicate alle Ditte Commerciali di Piazza Armerina (prov. Caltanissetta) del voluminoso Annuario Generale Commerciale della Sicilia e delle Calabrie, troviamo per prima cosa una breve descrizione della nostra Città:

"PIAZZA ARMERINA, Comune di 35.000 abitanti, capoluogo di circondario. STAZIONE FERROVIARIA di Piazza Armerina sulla linea Dittaino-Piazza Armerina. PRODOTTI PRINCIPALI: granaglie, vini, oli, legumi, castagne, noci, nocciuole, mandorle, miele; miniere di zolfo importanti. Fabbriche di paste alimentari, torroni e di laterizi. Fiere di bestiame e cuoiame 28-29 maggio, 9-10 settembre, 10 ottobre. UFFICIO POSTALE telegrafico e telefonico."

- DITTE COMMERCIALI  -
(la trascrizione è quanto più fedele all'originale)

ACQUE GASSOSE E SELTZ
AVILA¹
CANTARELLA AGATINO
CANTARINI²

AGENTI ED AGENZIE D'ASSICURAZ.
CAFFARELLA³ MARIO
CRISPI CARMELO
FONTANA ALFONSO
GUARNERA GIUSEPPE
ROCCELLA AVV. ROSARIO (Milano)4

¹ Aveva la fabbrica di gazzose in via Garibaldi 39. Poi divenne "Bar Mille Luci".
² Errore di stampa: si chiamava Contarini. Aveva la fabbrica di gazzose in via Roma 75, prima di gestire l'attività di noleggio auto e autobus in piazza Garibaldi.
³ Errore di stampa, doveva essere Caffarelli.
4 Forse il nome dell'assicurazione.

(continua)

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1925 I Commercianti a Piazza/1

In questi giorni un'amica mi ha fatto avere tra le mani l'Annuario Generale Commerciale Della Sicilia e delle Calabrie, una sorta di "Pagine Gialle" di quasi un secolo fa, quando ancora Piazza Armerina era in provincia di Caltanissetta. Stampato a Catania, presso la tipografia E. Giandolfo & C. coi tipi a linotype del Corriere della Sicilia, nel 1925 e finito di stampare nel 1926, il grosso volume di 1644 pagine, che costava £. 75, elenca tutte le Ditte della Sicilia e della Calabria, compresi tutti i medici di allora, quindi anche quelli che esercitavano nella nostra Città. Ogni attività commerciale è tradotta in quattro lingue (francese, inglese, tedesco e spagnuolo) a dimostrazione che, come viene ricordato nella Prefazione "Questa pubblicazione, che tende sempre più a rispondere alle necessità della nostra terra, vuole essere lo specchio fedele della multiforme vita industriale e commerciale Siciliana e Calabrese, assurta in questi ultimi anni a singolare importanza nel quadro complessivo della economia italiana." Aprendo il volume, in prima pagina, dove in alto campeggia lo stemma del re Vittorio Emanuele III di Savoia, troviamo la scritta in bella calligrafia del proprietario dell'Annuario, Cassa Operaia Democratica Cristiana, una delle otto banche presenti a Piazza in quel periodo, col numero d'inventario 2791 e tre timbri col bollo a inchiostro nero della banca. Nei prossimi post vi elencherò tutte le ditte piazzesi e non vi nascondo che è stato emozionante scoprire che già allora c'era qualche mio e nostro conoscente (nonni e bisnonni) che aveva intrapreso attività commerciali sino ad oggi sconosciute. Questo a dimostrazione che c'è sempre da scoprire anche nelle vite dei nostri antenati più o meno lontani, sia nel tempo che nella parentela. (continua)

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1785 Turista Abate de Saint-Non/Piazza 3

Il "reporter" del Saint-Non, Déodat de Dolomieu (1750-1801)

Vista dei dintorni delle città di Piazza e Pietra-Percia

(Abate de Saint-Non, Voyage Pittoresque... , Vol. IV, Parte II, Cap. XIV, Tav. CXXVII, p. 329)

- traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra -

- segnalazione di Maurizio Prestifilippo -

3

Le campagne di Piazza, oltre il grano, di cui producono una grandissima quantità, forniscono anche un'infinità di altri prodotti da esportazione. Vi cresce la canapa e il lino e tutte le Città vicine vengono a fornirsi dei generi che la natura può produrre e di cui queste campagne forniscono un'immensa quantità. Le nocciole sono oggetto di commercio importante, pertanto i boschi di noisettiers sono coltivati con una cura infinita, richiedono altrettanta attenzione delle viti e hanno bisogno di frequenti irrigazioni. I vini sono di buona qualità e in grande abbondanza. Si esporta anche una grande quantità di pinoli, con cui si fanno degli ottimi dolci e pistacchi comparabili a quelli di Aleppo. Gli oli di oliva sono i migliori della Sicilia, perché si fanno con più cura. In una parola Piazza è uno dei Paesi del mondo più avvantaggiato dalla natura. Ma devo rendere giustizia anche agli Abitanti, essi non si lasciano andare a quell'ozio, quell'indolenza che è propria dei Paesi fertili e caldi; sono attivi, hanno molta intelligenza per l'agricoltura, sono ottimi Giardinieri ed eseguono perfettamente le irrigazioni. La fertilità delle campagne di Piazza è dovuta all'abbondanza delle sue acque e al suo buon uso che di essa si fa. Il Pittore non potrebbe rendere che imperfettamente nei suoi Paesaggi la bellezza delle campagne di Piazza; le preziosità vi sarebbero talmente profuse, che verrebbe sempre da pensare che le sue composizioni siano l'effetto dell'entusiasmo o di un'immaginazione feconda, sebbene i suoi quadri sarebbero realtà inferiori alla natura stessa. Sotto le mura della Città, vicino al luogo dove si svolge il Mercato¹, c'è un albero notevole per la sua anzianità e per l'epoca nella quale è stato piantato. E' un olivo che ha più di seicento anni, poiché fu piantato nel 1163, quando la Città fu restaurata sotto il regno di Guglielmo il Buono²; non è molto grande ma non sembra assolutamente malandato per la vecchiaia. Lo si conserva con cura, avendo preso la precauzione di costruire un muretto per sostenere la terra dove affonda le sue radici e vi è stata collocata una Targa, dove con due versi latini si ricorda la sua origine comune con la Città.

Par Urbi, ac olice ubertas, aequalis origo,

Sepibus huic arbor crescat et Urbis honor.


Il nome di questa Città è stato dato, perché essa fu la Piazza d'armi di Ruggero, quando conquistò la Sicilia. Si conserva nella cattedrale lo stendardo di questo Conquistatore. Piazza porta il titolo di Urbs opulentissima. Il Linguaggio degli abitanti differisce da quello del resto della Sicilia, si avvicina alla Lingua Romanza di cui ha conservato molte parole.

______

¹ Secondo me si tratta del Piano Teatini, un tempo Piano del Patrisanto, poi Piano del Mercato Settimanale e, infine, oggi Piazza Martiri d'Ungheria. Ovviamente dell'antico albero di olivo non sono rimaste né le radici, né le olive e neanche la targa.

² Qui si riscontra un errore perché ormai si sa che il Re, che prima distrusse nel 1161 e poi riedificò a qualche chilomentro più a Nord-Est l'antica Platia, fu lo stesso Guglielmo il Malo nel 1163.

* Riflessioni personali: "Basterebbero queste impressioni di due secoli fa per dichiarare la città di Piazza e i suoi dintorni sito UNESCO da tutelare, e i Piazzesi?"

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

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Traduzione Aöi t' fruntàsti d' saluérm

 

Piano Pretura

OGGI TI SEI VERGOGNATA DI SALUTARMI

Quando sei abituata a vedere tuo padre nelle foto appese in casa

Vestito in alta uniforme, con quella bella divisa nera di carabiniere,

Quella bella fascia bianca e sulla testa il cappello col pennacchio colorato

E tu sei una bambina di nove dieci anni

Che inizia a domandarsi i primi perché e per come della vita,

Non ti capaciti a veder tuo padre in giro per casa diverso da quelle foto.

Là, giovane e bello come il sole coi capelli neri

E due baffetti che gli davano solo l'aspetto dell'uomo autoritario

Perché sotto sotto lui era buono come il pane.

Ma lo sappiamo, il tempo è un gran camminatore

E intanto tu cresci e pure tuo padre non assomiglia più

Al bel carabiniere del ritatto.

La divisa nera ha lasciato il posto a una giacchetta marrone

Neanche tanto nuova. Invece delle scarpe nere e lucide

Gli vedi ai piedi stivali alti sino al ginocchio.

Il bel cappello col pennacchio colorato

È rimasto nel ritratto

Perché ora tuo padre usa un berretto.

E vestito così ogni mattina se ne deve andare alla Bellia

Dove lavora come caposquadra

Per arrotondare il soldi della sua pensione di carabiniere.

Quando la sera lui torna a casa stanco

Gli vai incontro te lo abbracci e non importa

Se non è vestito in alta uniforme.

Quella volta però mentre stavi giocando a nascondino

Al Piano Pretura insieme al solito gruppetto di bambini amici tuoi  

Scorgesti da lontano tuo padre che stava tornando a casa dopo il lavoro.

Tu con la coda degli occhi

Vedendolo vestito come abbiamo spiegato prima

Provasti UN AMARO SENTIMENTO DI VERGOGNA.

Vicino a te c'erano i tuoi compagnetti

E non avresti mai voluto che loro avessero visto tuo padre

Vestito in quel modo.

Allora facesti un atto che ancora oggi alla tua coscienza dà fastidio

Ti sei girata dall'altra parte

Per far finta di non conoscerlo.

Tuo padre era un uomo silenzioso e le sue poche parole

Preferiva dirle con gli occhi. Ma quella sera, seduti a tavola

I suoi occhi rimasero a fissare il piatto della minestra che aveva davanti.

E fu così che le tue orecchie ascoltarono ciò che mai e poi mai

Una figlia avrebbe voluto sentirsi dire da suo padre

OGGI TI SEI VERGOGNATA DI SALUTARMI.

 

Rosalba Termini, Febbraio 2016

cronarmerina.it

 

 

 

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Rimproveri antiquati ma indelebili

Il carabiniere del ritratto, Ful'ppìnu Termini

 Anni 50, altri tempi, altra educazione, altri valori, ormai obsoleti e fuori moda.


AÖI T' FRUNTÀSTI D' SALUÈR'M


Quànn sï ab'tuàta a ved to pàtri ntê r'tràtti 'mpuru 'mp'nnui casa casa

V'stuit 'n pòmpa magna, cu ddà bedda d'visa nèra d' carrub'nèr,

Ddà bedda fascia bianca e 'n tèsta u capèu cu p'nnàcch culöratu


E tu sï 'na p'c'ddètta d' növ désg ànnetti

Ch' cumenza a dumannè's i primi p'rchì e p'rcom da vita

Nan t' capac'ti a ved to pàtri casa casa d'vers d' cö dî r'tràtti.


Ddà, giövu e b'ddàzz com u sö cu i cavègghi nèri

E döi musàzzetti ch' ggh dèv'nu so l'apparènza d' l'om autor'tàri

P'rchì sötta sötta jéu era böngh com u pangh.


Ma u savöma, u temp è 'n rann cam'naör

E 'ntant tu crésci e 'mpùru to pà nan ha ciù a s'm'gghiànza

Du bèu carrub'nèr du r'tràtt.


A dìvisa nèra ha lasciàit u pòst a na giaccghètta marröngh

Manch tant növa. O post di scàrpi nèri e luc'di

Ggh vidi e pè st'vàli àuti o g'nögg.


U bèu capèu cu p'nnàcch culöratu

Ha r'stà ntô r'tràtt

P'rchì ora to pà usa na b'rrètta.


E v'stu accuscì ogn' mattingh s' n'ara anné a B'ddìa

Unna travagghia còm cap'squatra

P'aum'ntè i grài da so pensiôngh d' carrub'nèr.


Quann a séra jèu s' r'cöggh 'n casa stànch

Ggh vai 'ncontr tu brazzi e nan t' 'mpòrta

S' nan è v'stuit 'n pòmpa magna.


'N ddà vòta però no mèntr ch' stavi giuànn e mùcci

O Ciàngh Pretùra 'nzému o sòl't grùppètt d' carusetti amici toi

Scarìsti d' dduntàngh to pàtri ch' s' stava r'cögghienn 'n casa dòp u travàggh.


Tu ca cöda d' l'òggi

V'ddenn'lu v'stuit còm avöma spiegat prima

Pruvàsti N'AMAR S'NT'MENT D' V'RGOGNA.


V'sgingh a ti ggh'er'nu i toi cumpagnétti

E non avisci mai vulùit ch' jeddi avvess'nu v'duit to pàtri

V'stuit 'n ddà manèra.


Allöra fasgisti n'att ch' ancö aôi a to cuscenza r'mulìa

T' vutasti d' ddabànna

P' fè finta d' nan canösc'lu.


To pàtri era n'om mutàngh'n e i so pochi paròddi

I disgeva d' preferènza cu l'öggi. Ma cödda sèra, s'tàti 'n tàvula

I so öggi r'sta'nu a f'ssé u piàtt da m'nèstra ch' ggh'avéa danànzi.


E fu accuscì ch' i to aréggi scutànu cô ch' mai e pöi mai

Na figghia avèss vulùit sent's dì d' so pà

"AÖI T' FRUNTÀSTI D' SALUÈR'M".


Rosalba Termini, Febbraio 2016

N.B. Di questa poesia è disponibile la traduzione


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