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Cronarmerina - Novembre 2024

Famiglia Gaffore

Partito di rosso e d'argento, al capo d'oro carico di un'aquila di nero coronata.
Il primo nobile della famiglia di antica origine lombarda Gaffore o (de) Gafforo, Gaffori, Gaffuri, è Pietro senior de Gafforo nel 1482 Capitano di Plaza. 1520 Giovanni è iscritto alla Mastra Nobile e sposa nel 1497 Elisabetta d'Aidone baronessa di Montagna di Marzo. 1542 Cesare Gaffuri è Giurato, 1545 Pietro junior de Gafforo barone del Toscano, d'Imbaccari Inferiore e Giurato, 1580 Francesco Gaffori barone del Toscano e Fargiuni mette a disposizione parte dei suoi beni per l'erezione di un Collegio di Gesuiti, 1592 Ettore è barone d'Imbaccari Inferiore. 1610 Lavinia Gaffurri dona 120 scudi alla "Casa" dei Teatini, 1621 Francesco è barone di Gatta, Andrea è barone di Ganigazzeni e del Toscano, 1624 i Gaffori e i Giurati di Piazza protestano contro Giacinto Paternò che vuole trasferire il suo borgo dal feudo di Baldo in quello d'Imbaccari Sottano di loro proprietà; vendita e trasferimento avvengono nel 1630 (sito della futura Mirabella Imbaccari). 1625 ca. Olimpia dei baroni di Grotte sposa Desiderio Sanfilippo dal 1648 duca di Grotte (feudo nei pressi di Agrigento). 1630 Antonio è barone di Grotte., 1637 Luigi è Giurato. Nel febbraio 2018, leggendo l'importante opera storica Famiglie Nobili di Piazza dell'avv. Alceste Roccella (1827-1908), sono venuto a sapere che questa famiglia dava il nome al piano, sino ai primi dell'Ottocento, che oggi conosciamo come piano Demani, perché in quel sito aveva la propria abitazione.
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4° Santo Compatrono

Il simbolo del granchio sull'altare nella chiesa di Sant'Ignazio
S. Francesco Saverio

 4° Compatrono di Piazza, S. Francesco Saverio

San Francesco Saverio naque nel 1506 in Spagna, a Javier (Navarra), in una famiglia nobile. Fu compagno di studi, nel collegio di S. Barbara (alla Sorbona) a Parigi, di Ignazio di Loyola e Pierre Favre coi quali fece i primi voti (povertà, castità e pellegrinaggio in Terrasanta) da cui sarebbe poi nata la Compagnia di Gesù. Conseguì il grado di "Maestro in arti" per poi iscriversi alla facoltà di Teologia conseguendo il dottorato. Nel 1534 decise di pellegrinare in Terrasanta, invece nel 1540 partì per l'India, ma dovette fermarsi in Mozambico perché gravemente ammalato. Appena guarito raggiunse Goa, capitale civile e religiosa dell'Impero Portoghese in India. Lì fondò missioni e si trasferì a Malacca (Malaysia) e nelle Molucche (Indonesia). Nel 1549 giunse nel Giappone meridionale continuando l'apostolato. Nel 1551 ritornò dal Giappone lasciandovi circa 1.000 fedeli, l'anno successivo a Goa diventò responsabile della nuova provincia dell'Ordine voluta da Sant'Ignazio. Dopo pochi mesi ripartì per Malacca dove si ammalò gravemente morendo nel 1552, all'età di 46 anni. Il suo corpo riposa nella cattedrale di Goa, e il suo braccio destro si trova a Roma nella chiesa del Gesù. Fu un taumaturgo in vita e dopo morto. Moltissimi i miracoli ottenuti per sua intecessione da Dio. Anche la città di Piazza sperimentò questi miracoli nella prima parte del Seicento e i nostri antenati lo proclamarono patrono e protettore, onorandolo con un altare a Lui dedicato nella chiesa di Sant'Ignazio (l'ultimo a dx accanto alla sagrestia) dove si può notare la figura del "granchio" posta sull'architrave (foto in alto)¹. A proposito del "granchio", un giorno, durante una tempesta, S. Francesco Saverio perse il crocifisso che aveva appeso al collo. Qualche giorno dopo, mentre stava seduto su una spiaggia giapponese, dal mare emerse un granchio con il crocifisso perduto tra le chele che glielo restituì. A grande richiesta di sovrani e popolazione venne beatificato nel 1619 e innalzato agli onori degli altari (Santo) nel 1622, inoltre fu dichiarato "patrono delle Missioni" nel 1927. Per quanto riguarda la scelta del nome del nuovo papa Francesco, qualcuno aveva pensato che fosse stata fatta per questo Santo dell'Ordine dei Gesuiti. S. Francesco Saverio si festeggia ogni anno il 3 dicembre.
 
¹ Litterio VILLARI, Il Vessillo del Conte Ruggero il Normanno e i Santi della Chiesa Piazzese, A. A. Costantiniana, Tip. Don Guanella, ROMA 1998, pp. 74, 75. Si sconosce l'anno esatto della proclamazione a Compatrono di Piazza, ma il periodo si restringe tra la proclamazione del 3°, San Gaetano di Thiene nel 1641, e il 5°, S. Giovanni Di Dio nel 1680.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Soluz. Aguzzate la vista n. 18

 
Cattedrale entrata Sud

Eccovi il posto dove è sistemato quel blocco di pietra con iscrizioni riutilizzato. Chissà dov'era messo e a che cosa servisse. Forse faceva parte del portico che prima c'era in questo lato della Chiesa Madre, le cui colonne furono impiegate in seguito nel cortile interno del palazzo Trigona della Floresta di fronte. Al portico si accedeva attraverso la cappella dedicata a Sant'Antonio. Complimenti al Comitato Nobile Quartiere Monte che ancora una volta dimostra di conoscere il proprio terrirorio e... unna dorm u lèpru

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Ah, sommo padre Dante!

Il busto di Dante dal Magistrale alla Pinacoteca Comunale

Prendendo spunto dalla trasmissione di ieri di Corrado Augias su Rai3 (Le Storie-Diario Italiano) mi sono ricordato di quanto fossero attuali le problematiche che proponeva Dante. E noi del Magistrale che sottovalutavamo il Sommo Poeta, facendo tanto disperare l'esigente Prof. Carlo Bondì. Già Dante Alighieri (1265-1321) nella sua famosa opera la Divina Commedia, anticipando di quattro secoli Giambattista Vico (1668-1744) nella "teoria dei corsi e ricorsi storici", così parlava dell'Italia:

 Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
 
(Purgatorio, Canto VI, versetti 76-78) 
 
In questo sito potete leggere Nel busto di Dante
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I media, due secoli fa

A Piazza come a Caltagirone

Per avere un'idea di come scorreva la vita nei primi dell'Ottocento in un paese dell'interno come Piazza, ecco cosa scriveva di Caltagirone l'inglese, in Sicilia nel 1809, Thomas Wright Vaughan in una lettera allegata al suo "A View of the present State of Sicily" dove riportava la traduzione del "Giornale di viaggio fatto in Sicilia e particolarmente nella Contea di Modica nei mesi di maggio e giugno 1808" dell'economista siciliano Paolo Balsamo:
"Alle due arrivai a Caltagirone, che è una grossa e bella città di 20.000 abitanti. Dato che essa è stata già descritta da altri viaggiatori e sapendo che preferite sentir parlare di persone, piuttosto che di cose, vi dirò che al mio arrivo nella piazza del mercato fui circondato da una folla che gridava "Viva l'Inglese" ed era ansiosa di udire notizie della costa in questo momento così interessante; infatti, anche se ciò può apparire incredibile, le notizie che arrivano in città dell'interno, che non siano proprio sulla strada che porta da Messina alla capitale, sono scarsissime. Ritengo che nei deserti della Siberia ci sia lo stesso tipo di informazione su quanto avviene a Pietroburgo: tutto dipende dall'arrivo di un viaggiatore, il quale dice ciò che gli pare. Loro non sono al corrente di nulla: non si pubblicano i giornali in Sicilia, dove la stampa è severamente sottoposta a censura, eccezion fatta per la Gazzetta di Palermo che ha solo estratti di giornali stranieri e non porta alcuna notizia interna, tranne gli arrivi e le partenze della famiglia reale; o per la Gazzetta Britannica da poco fondata a Messina, precisamente da quando ci sono gli Inglesi, che fornisce soltanto dettagli militari di interesse ben limitato, modellati sulle speranze e aspirazioni dell'autore, che sono sinceramente patriottiche."
(Tra il 1806 e il 1812 Ferdinando di Borbone venne cacciato da Napoli dall'esercito napoleonico e dovette rifugiarsi in Sicilia sotto la protezione della flotta e dell'esercito britannico.)

*Tratto "Dalle relazioni dei Regi Visitatori..." 1999, Ignazio Nigrelli/Univ. Pop. Tempo Libero I. Nigrelli di Piazza Armerina.

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4^ Veduta della Città

Veduta della Città da Sud, 1640 ca.
Il recente Calendàri â ciaccësa di Lucia Todaro nella presentazione riporta cinque vecchi disegni di vedute della nostra Città, di cui 3 sembrano coeve (1612-1641) a quelle già descritte su questo blog, 2 invece successive. Sono tutti disegni che si trovano nei libri scritti dal sacerdote, professore di lettere e storico della nostra città Filippo Piazza, nato nel 1884 e sconparso nel 1959. Quello nella foto si riferisce al disegno che accompagnava l'opera di storia della nostra città, non pervenuta ma spesso citata dal Chiarandà, del francescano guardiano del nostro convento di San Pietro, Marco Alegambe o Li Gambi, morto a Piazza nel 1642 (in altra fonte a Siracusa nel 1647). E' una veduta da Sud, dal piano dello Scarante, infatti si vede il Castello Aragonese di fronte e in primo piano. La Chiesa Madre è ancora senza la cupola (sarà realizzata tra il 1760-67 dall'architetto catanese Francesco Battaglia), il campanile appare nella parte posteriore (forse per comodità nel disegno). Le mura della Città che la racchiudono in cima al Monte Mira, sono abbastanza marcate e a dx c'è una grande porta, sicuramente quella dell'Ospedale. Alla sx del Castello si nota un grande edificio con cupola accanto a un'altra chiesa. Quest'ultima è la chiesa di S. Martino, ma la cupola? Quella del Crocifisso, ma mi risulta costruita nei primi anni del '700, forse nel periodo del disegno era già in costruzione. In alto a sx, quasi nell'angolo, tre chiese, quella della Misericordia, quella di S. Francesco con l'alto campanile e quella di S. Caterina.
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Akim, l'eroe number 4

CI IMMERGEVA TOTALMENTE NELLA JUNGLA

(attenzione, noi non leggevamo "giungla" ma "iungla") 

Era una serie di albi a striscia editi in Italia dal 1950 al 1967 e in Francia dal 1958 al 1991.  

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1700 - Mezzi di trasporto turisti e non

Lettiga con muli
 Nel '700 si viaggiava così
Nella parte finale riguardante la visita a Piazza, il francese Houël accenna al modo di viaggiare nella Sicilia di metà '700: "In una delle passeggiate che facevo spesso per fare delle osservazioni incontrai la principessa di Valguarnera che andava da Piazza a Palermo. Era in una lettiga, seguita da tre altre dove c'era la gente del seguito. Ogni lettiga era portata da due muli. Questa vettura, che può contenere comodamente due persone, è quella di cui si servono i Grandi di quest'isola. Quella della principessa era preceduta da dodici campieri in uniforme, che portavano lo stemma del casato sul berretto. Altri dodici campieri, in abito ordinario, seguivano la lettiga. Dei bordonari conducevano i muli che portavano i bagagli. C'erano pure molti domestici a cavallo. Tale è i fasto che i principi dispiegavano in Sicilia nei loro viaggi."
La lettiga era già nota tra gli antichi Romani, Egiziani, Babilonesi e questo servizio veniva espletato dagli schiavi mentre nel '700 venivano impiegati dei muli, raramente dei cavalli, con due uomini chiamati campieri, mulattieri, bordonari, vardunara, bardonari, bardeddàri (tutti nomi che hanno a che fare con la bàrda, basto o sella). Uno di questi precedeva la lettiga a piedi, l'altro la scortava seguendola a cavallo come nella grafica acquarellata nella foto. G. F. Angas così descrive nel 1841 gli animali usati per il trasporto: "I muli sono il normale mezzo di trasporto. Animali che non sentono la fatica, possono percorrere sino a 40 miglia al giorno senza accusarne alcuna, per intere settimane di seguito, ma in compenso la fanno sentire ai loro cavalieri". Anche nella novella rusticana pubblicata nel 1883 "Cos'è il re" di Giovanni Verga, troviamo compare Cosimo, che di "mestiere era di fare il lettighiere", molto preoccupato di dover trasportare con la sua lettiga la regina Maria Sofia, moglie del re delle Due Sicilie Francesco II, da Caltagirone a Catania.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
 
 
 
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