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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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1937 - Studente fuori sede/1

Autobus della linea Caltanissetta - Piazza Armerina, anno 1936
Gironzolando su internet si trova di tutto. Eccovi le impressioni di un giovane studente della provincia di Caltanissetta che, nel 1937, si trasferisce a Piazza per frequentare il prestigioso Istituto Magistrale "F. Crispi" di via Umberto.
 
"La sera del primo ottobre 1937, dopo un nauseante ed estenuante viaggio in autobus (Caltanissetta - Piazza Armerina) che mi fa rimettere il primo latte, mio padre ed io giungiamo nella città normanna, sorpresi da un freddo cane. Dal facchino che mi scende la valigia dall'imperiale dell'autobus mi sento dire: "Donnmi cherch scios pur mangé!" (approssimativamente: Donne-moi quelque chose pour manger). E' ad attenderci un altro studente paesano della facoltà di magistero che vive a Piazza Armerina con le lezioni private. Alloggiamo dalla signora Falcone, vedova Zuccalà, in corso Umberto, vicino al Magistrale. In questa casa trascorrerò l'intero anno scolastico. Conoscenze: Cettina e Michele Zuccalà, adolescenti. Quest'ultimo sarà avvocato, docente universitario, senatore della Repubblica, membro della prima Commissione antimafia, quella presieduta da Girolamo Li Causi. Ricordo Paolo Falcone che studia per conseguire il diploma magistrale per entrare all'Accademia della Farnesina. A Piazza Armerina esiste già una piccola comunità di studenti del mio paese che studia al Magistrale. Piazza Armerina, fondata dai normanni, è una città i cui abitanti, sui 25.000, parlano con un forte accento di francese antico. E' uno dei più importanti centri di studio della Sicilia. Un Istituto Magistrale di ottime tradizioni. Tre quarti della sua popolazione scolastica proviene dalle province di Caltanissetta, Catania e Agrigento. Un Liceo Classico, un Liceo Scientifico e un Istituto Industriale."
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

A bedda ferrovia/3

Automotrice mod. Raln 60 a Diesel o Littorina
 
Galleria Casalotto, oggi percorribile in auto
 
Parte 3^ e ultima
(dalla Parte 2^) Tutto andava a rilento sino a quando, nel 1949, entrarono in funzione le automotrici Raln 60 (foto in alto) più veloci e comode, che fecero più che raddoppiare i viaggiatori. Queste automotrici col motore a Diesel sotto il pavimento, erano i modelli più recenti delle famose Littorine nate nel 1933, periodo che chiaramente ne spiega il nome. Ma contemporaneamente la linea non fu rinnovata e rimase quella di sempre con binari leggeri e vecchi. Nonostante tutto l'orario del 1957 prevedeva 7 treni di andata e ritorno tra Dittaino e Piazza e 5 tra Piazza e Caltagirone. Nel 1969 venne chiusa la linea Piazza - Caltagirone perché interrotta da una frana caduta 14 anni prima che aveva danneggiato un ponte mai riparato, obbligando il trasbordo dei viaggiatori con non pochi disagi. Due anni più tardi, nel 1971, fu la volta della Piazza - Dittaino chiusa tra le proteste dei Piazzesi e dei Carrapipani (abitanti di Valguarnera Caropepe) che, invece, ne chiedevano l'ammodernamento. Smantellata immediatamente, al suo posto fu costruita la Strada Provinciale Turistica, la famosa SP4, che tante "soddisfazioni" ci sta dando ancora oggi. Dall'altro versante, circa 8 Km del vecchio tracciato, da San Michele di Ganzaria a Salvatorello (6 Km da Caltagirone), sono stati trasformati in pista ciclabile nel 2001. Oggi della nostra BEDDA FERROVIA sono rimasti, oltre a qualche foto, soltanto il nome che ci si ostina a dare alla piazza Stazione, la galleria del Casalotto (foto in basso) percorribile in auto e tutti i ricordi delle partenze e degli arrivi, brutti e belli, che nessuno però potrà mai toglierci, almeno questi!
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Famiglia Landolina

Partito d'argento e di nero. Al capo tre gigli d'argento in campo nero
La famiglia Landolina è tra le più antiche e nobili di Sicilia dove godette nobiltà in tantissime città. Il nome trae origine da Landolo I conte d'Asburgo figlio del principe normanno Guntramo. Fu portata in Sicilia da Rotlando Landolina, consanguineo e commilitone di re Ruggero nella conquista dell'Isola, ricompensato della carica di stratigoto di Messina e della baronia di Avola. Nel 1392 Rinaldo Landolina è a Noto ed è al comando di truppe del re aragonese Martino il Giovane. I Landolina appaiono la prima volta nel ruolo dei feudatari della Città di Placie nel 1408, anche se esistevano dei Lantalino tra i 101 militi del 1282. 1408 Luca de Landolina è sacerdote e Giovanni Landolina de Caltagirone, milite palermitano, è barone di Imbaccari del quale ne venderà metà (il Sottano) ai Paternò. Dopo il milite palermitano succedono Bartolomeo, 1453 Giovanni junior, 1520 Giovannella, la sorella di questa, 1530 ca. Claruccia, la figlia di questa, Giovannella, che si sposa con tale Calandra, 1606 il figlio di questi, Giacomo Calandra-Landolina. 1508 Giovanni Andrea Calascibetta-Landolina diventa barone del feudo Màrcato della Montagna (in territorio di Caltagirone). Nel 1510 il barone Giovanni Andrea muore lasciando senza figli la moglie Panfilia Spinelli. Questi dona 60.000 scudi alla Chiesa Madre (la nostra Cattedrale) e nel 1517 si fa monaca nel Monastero di S. Giovanni Evangelista. Intorno al 1530 a Noto due famiglie dei Landolina sono apertamente nemiche contrastandosi duramente con gravi perdite. 1605 ca. Francesca Landolina, vedova di Pietro Starrabba, si sposa con Fabio Trigona barone di Alzacuda e Sofiana. 1803 Mario Landolina, figlio di Sancio, è nominato, come il padre, Regio Custode delle Antichità delle Valli Dèmone e Noto. Di questa famiglia abbiamo a Piazza alcuni stemmi uniti a quelli di altre nobili casate della Città. Nella chiesa di S. Stefano, nel quadro sul primo altare entrando a sx, lo stemma dei Landolina si trova insieme a quello degli Starrabba-Trigona-Sortino; sull'arco della III cappella a sx della chiesa di S. Pietro insieme a quello dei Trigona di Cimia e nella chiesa della Catena a Palermo troviamo lo stesso di quello a S. Stefano di Piazza. Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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