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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Questo è

Amici e amori, gioie e dolori.

CÖSS È

U cör strazzuliàtu

U t’rréngh ch’ t’ mànca sötta i pè

A d'lusion ch’ t’ brùsgia l’arma

U scànt d’ cuntèggh i to’ s’nt’ménti

U ramàn’ch d’ non putérlu ciù guardè n’d'l’oggi

A vògghia d' p'gghierlu a buffàzzi

A s’prànza ch’a stàit sö ‘nbrùtt sonn

U d’sìu d’ brazzèrlu còm ‘na vòta

Cöss è u tra’d’mènt d’ n amìcu

Rosalba Termini, maggio 2016

Traduzione

QUESTO È

Il cuore ridotto a brandelli

Il terreno che ti manca sotto i piedi

La delusione che ti brucia l’anima

La paura di raccontargli i tuoi sentimenti

Il rammarico di non poterlo più guardare negli occhi

La voglia di prenderlo a ceffoni

La speranza che è stato solo un brutto sogno

Il desiderio di abbracciarlo come una volta

Questo è il tradimento di un amico

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Cacciatori anziani

Per due cacciatori avanti con l'età non è più come una volta quando sautàv'nu e bancùni bancùni: meglio sedersi a mangiare 'nmastiöngh (un boccone) ristorandosi e godendosi il panorama da campàgna ciaccësa.

I döi cazzaöri

Carm'lazz' è tönn scuscià.

Iè sign dû tönn sd'rramà.

Avöma fatt' cert' 'mbeu p'nzer

D'annè tutti döi a cacciër!

Nan appena 'ncav a ressa r'vadi,

F'sciò, cartucci e zaini carriadi!

Carmè, talè nan sign tönn pazz:

Cösta muntada cert' nan mâ fazz!

Prima gghâ fasgeva a cianè,

Annav'mu i cunigghi a stratagghè.

Öra ch' simu vëgghi e scunurtadi,

D' zzà manch m' möv a scuv'ttadi!

Tira föra l'aulivi cu frumagg,

E u sciasch cû vingh ch'è furagg!

Ernesto Caputo (1925-1990, biografia del poeta)   

 

TRADUZIONE

I due cacciatori

Carmelo non ha più forza nelle gambe.

Io sono completamente a terra.

Abbiamo avuto certo una bella idea

Di andare insieme a caccia!

Appena arrivati sul posto,

Fucili, cartucce e zaini in spalla!

Carmelo, guarda che non sono completamente pazzo:

Questa salita, di sicuro, non la faccio!

Prima ce la facevo a salire,

Riuscivamo ad anticipare i conigli.

Ora che siamo vecchi e sconsolati,

Di qua non mi muovo. neanche a schioppettate!

Tira fuori le olive col formaggio,

E il fiasco di vino che ci ristora!

 

(tratta da Ernesto CAPUTO, Vösg d' Ciazza, Terre Sommerse, Roma 2015, pp. 64, 65)

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I Chimici del '68

Eccovi gli alunni delle V CHIMICI dell'Istituto Tecnico Industriale di Piazza Armerina anno scolastico 1967-1968 che si sono ritrovati dopo quasi mezzo secolo. L'incontro è avvenuto venerdì scorso nell'aula magna dell'ITIS intitolato al fisico catanese Ettore Majorana e accolti dal Dirigente Scolastico Prof.ssa Lidia Di Gangi e dal primo collaboratore con funzioni di vicario Prof.ssa Vilma Piazza.

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Ernesto Caputo

Con la presentazione del libro di poesie nella foto, conosciamo un altro poeta nonché "irripetibile personaggio"¹ che si affaccia sul panorama della nostra lingua gallo-italica.

Ernesto Caputo Bottari nacque a Piazza Armerina il 27 maggio 1925. Frequentò il Liceo Classico distinguendosi per la sua bravura in Latino e Greco. Imparò benissimo il francese, prendendo lezioni dalla zia Matilde, lo spagnolo dal padre, che era stato per nove anni a Buenos Aires e, con lezioni private, l’inglese sia quello britannico che quello americano. Iscritto alla facoltà di Medicina poi cambiò per quella di Giurisprudenza ma, al termine degli studi, non andò a discutere la tesi. Si sistemò prima al Banco di Sicilia poi, definitivamente, all’Esattoria come cassiere. Sposatosi nel 1951 ebbe due figli, Enzo e Paolo, con la moglie Angela Bifera, figlia di don Paolo, pasticcere originario di Acireale (n.d.r. dal quale tutta la mia generazione, i nati negli anni Cinquanta, andò a gustare i prelibati gelati in Piazza Garibaldi, accanto al famoso Valentino magazzino per tutti). Coltivò tante passioni: la musica, la pittura, la scultura, la poesia, lo spettacolo e la caccia. <<La caccia era per lui più che uno svago una missione. Ernesto Caputo era davvero un cacciatore; ma di quelli che all’odore acre della polvere da sparo, preferiscono la poesia delle mattinate avvolte di bruma […] amava raccontare […] le avventure trascorse con il fucile in spalla […] animate da quella sua strana cultura del cane da caccia. E chi non lo ricorda a passeggio con al guinzaglio il cucciolo, ultimo arrivato ma sempre bellissimo. Ernesto è […] uno di quei personaggi che fanno di un posto una città […]. E questa città Ernesto ha amato come pochi: ne ha dipinto gli aspetti, cantato le vicende, rimpianto il passato, celebrato la storia, le tradizioni, la lingua>>¹. Ernesto Caputo si spense il 14 gennaio del 1990. Riposa nel Cimitero di Santa Maria di Gesù e sulla lapide il figlio Enzo fece incidere: Alle muse donò il cuore, a Piazza i versi, a noi lacrime e sorrisi. (tratto dalla BIOGRAFIA, a cura del figlio Enzo Caputo, in Ernesto CAPUTO, Vösg d’ Ciazza, Poesie in dialetto galloitalico piazzese, a cura di Fabio Furnari, Terre Sommerse, Roma 2015)

¹ Tratto da M. PRESTIFILIPPO, Orizzonti, in Ernesto CAPUTO, Vösg d’ Ciazza..., 2015, p. 10. 

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