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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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1925 I Commercianti a Piazza/16 e ultimo

L'ex Caffè MODERNO di Marino Calogero & Figlio oggi Caffetteria Marconi

(dal Post 15)

Siamo arrivati all'ultimo elenco delle Ditte presenti a Piazza nel 1925, compilato grazie al recupero di una copia dell'Annuario Generale Commerciale delle Ditte della Sicilia e delle Calabrie. Alla fine troviamo anche l'elenco dei Medici-Chirurghi che esercitavano nella nostra Città.

TORRONI

MINACAPELLI GAETANO & FIGLIO¹

nel riquadro sottostante

PREMIATA FABBRICA DI TORRONE

GAETANO MINACAPELLI & FIGLIO

via Garibaldi n. 22 - Piazza Armerina


CHINACAPELLI SALVATORE²

MARINO CALOGERO & FIGLIO³

nel riquadro sottostante

CALOGERO MARINO & FIGLIO

Piazza Armerina

Premiata Fabbrica Torrone e Gelati da campagna

Caffè Moderno - Pasticceria Sorbetteria


TRATTORIE

DI BENEDETTO PIETRO4

EXCELSIOR4

GALATI GIOVANNI4

nel riquadro sottostante

HOTEL E RISTORANTE EUROPA

Piazza Garibaldi - Piazza Armerina

Salsamenteria e generi alimentari Giovanni Galati


VETERINARI

MUSQARA' ROS. CAV. UFF.5


ZOLFI

MARINO B.

MARINO C.

MESSINA & c.


ESERCENTI DELLE MINIERE

SOCIETA' GENERALE DEI SOLFI

(Esercizio miniere zolfo di Grottacalda e Pietragrossa)

TRIGONA AVV. GIUSEPPE

(Proprietario miniere zolfo: Severino Tramontana, Severino Acquedotto, Severino Camerone, Severino Mezzogiorno, Severino VIII Sezione, Severino Sezioni Riunite in territorio di Castrogiovanni)


ESERCENTI INDUSTRIE METALLURGICHE E MECCANICHE

ACCARDI ROSARIO

(Costruzioni in ferro)

CALTAGIRONE SALVATORE

(Costruzioni in ferro)

MARINO GIUSEPPE

(Costruzioni meccaniche)

PRINCIPATO GIUSEPPE

(Costruzioni meccaniche)


MEDICI CHIRURGHI

Arena Carlo

Bonifazio Alessandro

Brighina Francesco

Giusto Pasquale

La Cara Annunziato

La Malfa Salvatore

Parisi Giuseppe

Ranfaldi Antonio

Roccella Federico

¹ Il figlio si chiamava Filippo. Gaetano l'abbiamo anche negli elenchi dei CAFFETTIERI. Poi si trasferirono in via Marconi 34 oggi "Tabacchi Santoro".

² Qui c'è un errore di stampa, doveva essere MINACAPELLI, lontano cugino di Filippo Minacapelli. L'abbiamo anche nell'elenco dei CAFFETTIERI.

³ Il figlio si chiamava Oreste e gestivano il BAR MODERNO che prima era in via Mazzini e poi si spostò in via Marconi 26/28, oggi "Caffetteria Marconi".

4 Li troviamo anche nell'elenco ALBERGHI.

5 Errore di stampa, doveva essere MUSCARA'. Forse era un parente del generale Achille Muscarà.

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A che servono gli incontri

Nella sala rossa con gli alunni della V chimici a.s. 2015/2016, 15 aprile 2016

A pranzo con i compagni di mezzo secolo fa

Dopo tanti anni che non ci si vede e non ci si frequenta, qual è il modo migliore per riannodare i fili, se non quello di una bella rimpatriata attorno a un tavolo dove ognuno è “costretto” dall’età, dall’emozione e dal vino,  a tirare fuori i propri ricordi, che poi sono di tutti?

P’ NAN FÈLI CIÙ SCAPPÈ

Nudd su putìva mag’nè d r’zzèv l’invìt
P’ n’incòntr inasp'ttàt accuscì béngh organ’zzàt
N’ cödda sàla tutta rrössa
Ddi càmsgi biànchi di studénti d’aguànn
S’ cunfönniv’nu cu biànch di cavègghi
D’ cöddi ch’ giuv’nétti gghiàv’na stàit na vòta
Sci, ma ciù d mènz sèculu ‘ndarrèra

A ved’li öra tutti ‘nsemu accuscì
Ungh o sciànch a l’autr
A niàuti föm’ni ch’i taliàv’mu
Pariv’nu na clàsse d carösi
Prònti pa rec’ta da fìngh d l’ann

Iéddi nan s’ pute’vnu véd o spècchiu
Ma era pròpriu na b’ddézza talièli
A frosonomìa d’ognùngh era d’vèrsa d l’autr
Ma l’emuzziöngh ch’ ggh fasgèa lucc’chè l’òggi
Era a stìssa p’ tutti

Quànn pöi s’ttàti ‘ntàvula
A l’otta d mangè e bév
Ognùngh cum’nzà a cunté da so vìta
Famìgghia travàggh fìgghi n’vétti
Còm d'sgèva a puisìa Sp’tànn l’incòntr
Allöra l’emozziöngh da matt’nàda
Nan gghià fès ciù a r’stè dìntra a l’oggi
E s’ sciògghì n’ ddàrmi
D cu parràva e d cu scuttàva

Er’nu ddàrmi d cuntèntizza p’rchì
Dòp mènz sèculu ch’ nan s’ v’dév’nu
Cösti beddi omi s’ssàntuttìni
Putè’vnu parrè fàcci a fàcci
Cu i végghi cumpàgni d scòla
E fu accuscì ch’ cönt dop cönt
S’ cum’nzà a r'cùsg cö fìu dî r’gòrdi
Ch’ p’ bona part di pr’sénti s’era sö l’ntà

Quànn l’urt’m giövu s’ssàntuttìnu
F’nì d’ cunté da so vìta
Tutti i pr’sénti e i föm’ni ‘nprima fìla
Capìnu ch’ dd fìu du r’gòrd
S’era r’cùsgiuit, o méggh,
S’era pròpriu ‘nturciuniè
Str’nzènn’li tutti l’ungh a l’autr
P’ nan fèli ciù scappè

Rosalba Termini, Aprile 2016

Traduzione

Per non farli più scappare

Nessuno se lo poteva immaginare di rivevere l'invito

Per un incontro inaspettato così ben organizzato

In quella sala tutta rossa

Quei camici bianchi degli studenti di quest'anno

Si confondevano col bianco dei capelli

Di quelli che giovinetti c'erano stati una volta

Sì, ma più di mezzo secolo fa

 

A vederli ora tutti insieme così

Uno a fianco all'altro

A noi donne che li guardavamo

Sembravano una classe di ragazzi

Pronti per la recita di fine d'anno

 

Loro non potevano vedersi allo specchio

Ma era proprio una bellezza guardarli

La fisionomia di ognuno era diversa dall'altro

Ma l'emozione che faceva loro luccicare gli occhi

Era la stessa per tutti

 

Quando poi seduti a tavola

Al momento di mangiare e bere

Ognuno cominciò a raccontare della sua vita

Famiglia lavoro figli nipoti

Come nella poesia Aspettando l'incontro

Allora l'emozione della mattinata

Non gliel'ha fatta più a rimanere dentro gli occhi

E si è sciolta in lacrime

Di chi parlava e di chi ascoltava.

 

Erano lacrime di contentezza perché

Dopo mezzo secolo che non si vedevano

Questi begli uomini sessantottini

Potevano parlare viso a viso

Coi vecchi compagni di scuola.

E fu così che racconto dopo racconto

Si cominciò a ricucire quel filo dei ricordi

Che per buona parte dei presenti si era solo allentato

 

Quando l'ultimo giovane sessantottino

Finì di raccontare della sua vita

Tutti i presenti e le donne in prima fila

Capirono che quel filo del ricordo

Si era ricucito, o meglio,

Si era proprio attorcigliato

Stringendoli tutti l'uno all'altro

Per non farli più scappare

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Dedicato ai pellegrini

L'ingresso alla chiesa di Santa Maria di Piazza Vecchia

L'anno scolpito sul pilastro centrale dell'ingresso alla chiesa

Se in questi giorni doveste andare in pellegrinaggio alla chiesa di Santa Maria di Piazza Vecchia, date un'occhiata all'anno scolpito sul pilastro centrale dell'ingresso (nel rettanglo arancione foto in alto). Per tanti anni era passato inosservato ma nel maggio dello scorso anno, l'occhio clinico superallenato che ormai mi ritrovo, mi ha fatto scoprire l'incisione nella foto in basso. Buon pellegrinaggio sia all'andata (domenica 24 aprile) alla volta della Chiesa degli Angeli, che al ritorno martedì Tré d' Màiu con relativa scampagnàda. A proposito di questa ricorrenza, eccovi alcuni versi della poesia del poeta Pino Testa:

U TRÉ D' MÀIU

[...]

Ma U Tré d' Màiu, pr' mì era l'evént'

ch' m' 'ncastràva na giurnàda,

o ghh'éra témp böngh' o témp' tént',

nan mâ p'rdéva mai sta scampagnàda.

 

Darréra dû st'nnàrd dâ 'V'gnéra',

cû m'caör' ô codd' e u brannunétt',

griàva 'nzému a l'autri na prièra

cu tutta a vösg' ch' ggh'éra nû mi pétt'.

[...]

"Ma quant' è ten'ra sta cauda càlia,

t' squàgghia 'mböcca, chi béu t'rröngh'!

Pupi d' zzuch'r'... còsi di vaglia...

dama ch'è l'urt'ma dû caudaröngh'!"

Pino TESTA

(P'nz'ddiadi, Poesie in galloitalico piazzese, AGS, P. Armerina 2006)

 

Traduzione

IL TRE DI MAGGIO

[...]

Ma il Tre di Maggio, per me era l'evento

che mi occupava tutta una giornata,

o c'era tempo bello o tempo brutto,

non mi perdevo mai questa scampagnata.

 

Dientro lo stendardo della Vergine,

col fazzoletto al collo e il cero,

gridavo insieme agli altri una preghiera

con tutta la voce che c'era nel mio petto.

[...]

"Ma quanto sono teneri questi ceci abbrustoliti,

ti si sciolgono in bocca, che buon torrone!

Pupi di zucchero... cose di valore...

dammela che è l'ultima del calderone!".

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Rimedi usati al fronte un secolo fa

Alla recente Mostra sulla Prima Guerra Mondiale presso il Circolo di Cultura di Piazza, tra i tanti oggetti che ho potuto osservare uno in particolar modo ha destato la mia curiosità. E' il barattolino in metallo tenuto in mano nella foto che, in un primo momento, mi era sembrato contenente una pomata o unguento per le piccole ferite o per dermatiti varie, invece per saperne di più ho dovuto fare la solita ricerca. Intanto il termine "BOLI" è il plurale di "bolo" ovvero qualcosa che ha a che vedere con la deglutizione. Si può trattare del bolo alimentare (masticazione di un boccone) oppure di un bolo medico, come in questo caso, ovvero una medicina impastata in una grossa pillola masticabile. Le altre due parole "con LICHENE" ci fanno sapere che la pillola masticabile contiene lichene (islandico) pianta della famiglia delle Parmeliaceae le cui propietà antimicrobiche, antisettiche e digestive degli acidi contenuti (usnico, cetratico e folico) risultano utili contro nausea, vomito, tosse, asma e mal di gola. Disturbi questi che non dovevano mancare ai soldati italiani "in gita" su per le vette alpine alla conquista della gloria perenne. Come si legge nella confezione e dallo stemma in alto, era l'ISTITUTO CHIMICO FARMACEUTICO MILITARE, fondato nel 1832 a Torino dall'allora Regno di Sardegna, che riforniva le truppe italiane coinvolte nella Grande Guerra. Il lichene ben conosciuto dalle popolazioni del Nord Europa ove viene utlizzato come alimento, cresce anche in Italia nelle zone montagnose dell'Appennino centrale. E' raccolto quando piove o di notte, messo a macerare nell'acqua per 24 ore per eliminare le sostanze amare e infine messo a essicare per poi macinarlo sino a diventare una farina. Concludo con una domanda: "Chissà quante ne ha viste e quante ne potrebbe raccontare questo "insignificante" barattolino?".

cronarmerina.it

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