ExclusiveCentraleSx
ExclusiveCentraleDx
Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

URL del sito web:

Il Borgo Rurale/Villaggio Pergusa-2

La piazza del Villaggio Pergusa oggi, al centro la chiesa del SS. Crocifisso

L'obelisco con i fasci littori e le lapidi commemorative oggi

2
(dalla Parte 1) All’inaugurazione delle case, e alla posa della prima pietra degli edifici di servizio, intervenne tuttavia soltanto il sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura e Foreste Giuseppe Tassinari, il 21 aprile successivo. Altre diciannove costruzioni si sarebbero dovute iniziare alla fine del 1936, mentre la realizzazione dei servizi terminò quando già le prime case erano state ultimate, quindi tra il 1936 ed il 1937. Intorno alla piazza sorsero la chiesa, la scuola e la Casa del Fascio con la caserma dei carabinieri (foto in alto) mentre un alto obelisco (foto in basso), con due fasci littori, si ergeva al centro della piazza. L’obelisco, che sembra essere stato il primo elemento del nuovo centro ad essere realizzato, ospitava la lapide commemorativa alla base e una seconda è ancora visibile sul lato opposto. Mussolini visitò il villaggio ultimato il 15 agosto del 1937, ma il Prefetto Manca non poté presenziare all’evento, essendo improvvisamente deceduto sei mesi prima. L’anno successivo venne realizzata, ad Ovest della piazza, la stazione antimalarica ed ulteriori case coloniche si aggiunsero alle preesistenti. Nel 1949 iniziarono i lavori per la realizzazione di un autodromo. L’opera, progettata da Roberto Calandra, l’architetto che aveva progettato uno dei Borghi Fantasmi (il Borgo Rurale Burrainiti-AG), venne inaugurata nel 1958. Pergusa è adesso una località turistica nota sia per l’autodromo sia per la riserva naturale intorno al lago. Il nucleo originario esiste quasi interamente, ma le case coloniche sono divenute normali abitazioni e molte sono difficilmente riconoscibili a causa delle modifiche apportate negli anni. L’unica che conserva ancora il portico originale si trova lungo la SS561 (via Nazionale) ed è divenuta parte integrante di una costruzione adibita a locale per ristorazione. Diciassette delle diciotto casette costruite nel 1936 restano comunque identificabili, anche se poche conservano un aspetto simile a quello originario. Per qualche motivo, forse connesso alla tecnica costruttiva, le abitazioni che hanno subito le maggiori modifiche sono quelle realizzate nel 1938, mentre la stazione antimalarica, ove si eccettuino le modifiche delle aperture, è rimasta praticamente uguale all’originale. La Casa del Fascio è stata interamente destinata a caserma dei Carabinieri che originariamente pare occupasse solo la parte posteriore dell’edificio, mentre scuola e chiesa funzionano ancora come tali. La stazione antimalarica è stata utilizzata come sede della Guardia Medica fino al 2010, quando è stata eliminata nell’ambito del riassetto del Sistema Sanitario Regionale conseguente al piano di rientro. L’obelisco con le sue lapidi è ancora in sede, solo le lame d’ascia dei fasci littori sono state asportate. Su una di queste c’è scritto: <<QUEST’ABITATO È SORTO NELL’ANNO/ DELLA FONDAZIONE DELL’IMPERO/ REGNANDO VITTORIO EMANUELE III/ DUCE BENITO MUSSOLINI>>. Sull’altra: <<IL DUCE/ QUESTA PLAGA VOLLE RISANATA/ PER RASSERENARE IL LAVORO/ PER RIDARE IL SORRISO/ AI BIMBI E AL MITO CHE LANGUIVA/ TRA LE ALGHE DEL PANTANO>>. (tratto da VoxHumana, La Via dei Borghi, 31)

cronarmerina.it

Il Borgo Rurale/Villaggio Pergusa-1

Il tipo di casa del Villaggio Pergusa con due alloggi grandi

La piazza del Villaggio Pergusa con l'obelisco a sx e la Casa del Fascio a dx

1
Il progetto di Pergusa risale al 1935, nel contesto della bonifica della zona del lago omonimo. La realizzazione del progetto fu perseguita con determinazione dal Prefetto di Enna, l’avellinese Ascanio Marca, già prefetto di Ragusa. Il lago di Pergusa è l’unico bacino lacustre naturale esistente in Sicilia (con l’eccezione dei bivieri, che più che laghi erano paludi), anche se di tipo endoreico, non alimentato da immissari. Anche esso era attorniato da una palude prima di venire bonificato e la zona del lago era già stata classificata nel 1933 come comprensorio di bonifica integrale. Il progetto di bonifica, comprendente la realizzazione di una strada, di opere di contenimento delle acque, di banchine sulle rive del lago oltreché le opere idrauliche ed agrarie volte ad eliminare le zone paludose, era stato redatto dal Genio Civile di Enna. Nell’ambito di tale progetto venne inserita la realizzazione di un Borgo Rurale, con il duplice scopo di dare una casa a diverse famiglie ennesi, e di portare gli agricoltori sul territorio bonificato. Quindi non è un villaggio costruito per gli operai della bonifica e successivamente adattato, Pergusa venne costruita per i contadini anzi, le case vennero realizzate prima dei servizi. Uno degli intenti dichiarati fu allora quello di avvicinare il contadino a vaste estensioni di terre fino allora faticosamente coltivate; ancora una volta, quindi, si perseguiva il fine di stabilire le dimore degli agricoltori in prossimità dei podere. I lavori di bonifica, iniziati nel maggio del 1935 furono portati a termine nell’ottobre successivo. Le prime diciotto case, anche se precedono la realizzazione degli edifici di servizio, vennero in realtà completate all’inizio del 1936. Gli alloggi delle case di Pergusa erano di due tipi: uno più piccolo ed uno più grande che aveva un vano in più. Ogni costruzione comprendeva due alloggi, con ingressi indipendenti, e con annesso un orto di 1000 metri quadri. Conseguentemente anche le case erano di due tipi, di cui uno formato da due alloggi piccoli ed un altro da due alloggi grandi (foto in alto). A tutte le finestre erano applicate reti antimalariche. Il progetto, che, come su accennato, aveva come scopo anche quello di dare una casa vera ad alcune famiglie di Enna, di cui due quartieri erano interamente costituiti da grotte, fu in parte finanziato, con fondi personali, da Mussolini, il quale mise a disposizione £ 500.000 per la realizzazione delle case. Il Prefetto Manca ne fu l’interlocutore diretto per quel che riguardò la gestione dei fondi, e comunicò a Mussolini il completamento dei lavori con una missiva datata 4 aprile 1936. (tratto da VoxHumana, La Via dei Borghi.31)

(continua)

Dello stesso tema: Borghi Rurali Fascisti in Sicilia/2; Borghi Rurali Fascisti in Sicilia/3; Borgo Rurale Cascino/1; Borgo Rurale Cascino/2.

cronarmerina.it

I nostri cinema all'aperto

Il chiostro del Collegio dei Gesuiti oggi sede della Biblioteca Comunale

Anche a Piazza avevamo un luogo dedicato alla visione dei lungometraggi cinematografici all'aperto. Ovviamente l'appuntamento non era giornaliero ma domenicale, non nella stagione invernale ma in quella estiva degli anni Sessanta. Veramente c'era un altro cinema che si era attrezzato per offrire refrigerio ai tantissimi cinefili in estate, il Cinema Excelsior, ma eravamo negli anni Settanta. Il prof. Secondo, proprietario e gestore della grande sala con relativa tribuna al piano superiore, a due passi dalla Stazione Ferroviaria, all'imbrunire dava l'ok e magicamente il grande soffitto si apriva in due¹ e dopo i primi minuti di sorpresa e di adattamento visivo era una vera delizia seguire i tanti film, da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) a Brancaleone alle Crociate (1970), da La stangata (1973) a Lo chiamavano Trinità (1971). Invece, prima, negli anni Sessanta, i film estivi venivano proiettati esclusivamente o Cìn'ma all'apértu nello spazio libero al centro del chiostro dei Gesuiti (nella foto). Ma di recente, con mia sorpresa, dopo mezzo secolo, mi hanno svelato² il reale nome do Cìn'ma all'apértu, era ARENA CERERE. Sapevo che negli anni Trenta si chiamasse Cinema Tripoli, ma questo (Arena Cerere) rivelatomi di recente mi era completamente sconosciuto, come era il nome della famiglia che lo gestiva, famiglia Sammartino. Siamo nel periodo in cui ancora le televisioni a Piazza si potevano contare sulle dita di una mano, quindi il CINEMATOGRAFO era vitale per tutti, grandi e piccini, poi se era sotto le stelle, méggh ancöra. Il grande schermo bianco era posizionato davanti agli archi in fondo, mentre la cabina di proiezione era dalla parte opposta che non si vede e vi si accedeva da una porticina che collegava il chiostro con la parte superiore dell'ex Collegio gesuita tramite una scala in graniglia. In quel periodo, la palestra ginnica della Scuola Media "Capuana" era al pianoterra, dietro la cabina di proiezione, poi la palestra fu trasformata nell'odierna sala di lettura della biblioteca. I film che si proiettavano per noi erano tutti GRANDI FILM, da Il buono, il brutto, il cattivo (1966) a Agente 007 Missione Goldfinger (1964), da Il sorpasso (1962) a Il Gattopardo (1963) a Rocco e i suoi fratelli (1960). E comunque, il momento magico, oltre al consueto fascio di luce multicolore che usciva dal foro nel muro (còm nan s' sa!), era quello riservato alla consumazione del super panino o mafalda con cotoletta del pranzo domenicale alle prime ombre pomeridiane. Penso che il tutto poteva paragonarsi a un viaggio odierno a Disneyland. Il "parco divertimenti" durò sino al 1966/1967, quando fu adottata anche in Italia l'ora legale. Ma tanto, dopo qualche anno, avremmo avuto il Cinema Excelsior e, se non bastasse, possiamo sempre rivederci nel favoloso film Nuovo Cinema Paradiso, tale e quale.

¹ Ancora è visibile dalla via Gen.le Ciancio la ruota in ferro, ormai arrugginita, che faceva parte del marchingegno posto sul tetto. 

² E' stato il signor Achille Muscarà su un social network.

cronarmerina.it                 

Passato e presente a Ciàzza

Carusétt anni Cinquanta

Oggi vi propongo una poesia scritta da un piazzese sino ad ora completamente sconosciuto nel contesto poetico gallo-italico ciaccës. Francesco MANTEO ci racconta come è cambiata a Piazza la vita sociale dopo quarant’anni, da quando era ragazzo nel 1957.  

PASSÀ E PR’SÉNT

Era l’ann cinquantassètt e jé era carusétt.
M’ truvàva o Ciàngh Marìngh cianà ‘nt’àrbu d’ pìngh.
Gghè na spéci d’ t’rràzza ch’ suvrasta tutt Ciàzza.

E s’tàit ‘n cav ‘na ràma m’ gudèva u panoràma.
Ciàzza avèa quàttr quartéri e assài gènt ntê cantunèri
e taliànn facciafrönt m’ paréa tucchè u Mönt.

S’ntèa vösg d’ giuv’nèddi ch’ fasgèvn’nu còm l’asgéddi.
S’ giuàva pi vanèddi  e ‘ngàgghi e chi ciappèddi,
ntê curtìcchi e ntê scalöi a fussètta chi buttöi.

Pöi ddumànn i ddampiöi cadèv’nu ntê dd‘nzöi...
A gènt s’ movèva ddènta e cu poch era cunténta.
Mùli e scècchi mènz a vìa ggh’era mènu battarìa.

Ggh’era a pözza du fumèr ch non fa ‘ntuss’cher:
s’ m’ntèva ntê cavàgni, p’ scalièlu ntê campàgni
e dda piànta dava frutti ch’ piàsgev’nu a tutti.

Quànn sunava Avamaria s’ pr’iàva mènz a vìa
e ntê càsi, o stìss oràri,
s’ d’sgèva u rusàri.

Cìni i crèsgi e u semenàriu tutti i giörni du lunàriu.
Òra su sempr vacànti, ggh’ r’stànu sö i santi.
S’ talìa a telev’siòngh, non s dìsg ciù n’oraziöngh.

S’ mangiàva pangh schìtt, però ggh’era ciù ‘p’tìtt.
Chi gaddìni ntê catöi, ovi fréschi a döi a döi.
Òra u béngh ch ggh’è ntê piàtti... non n’ vònu mànch i gàtti.

Cu travàggh d’ na giurnàda s’ fasgèva ‘na mangiàda.
Òra gghè cu sta a spàss e ch’ campa mènz u lùss.
Gènt chi càuzzi r’p’zzàdi ggh fasgèva tré annàdi.

Òra su cìni l’armàdi... föra mòda sènza usàdi.
S’ b’tàva ntê suffìtti, non ggh n’era càsi sfìtti.
Növ nt’ ‘na stanza còm sardi ntà nv'rnàda stav’nu càudi.

Òra n’ l’appartaménti gghè frèdd chi r’scaldaménti.
Ggh’era gént ciù sp’nz’ràta e cantàva a stràta stràta,
i ‘nnamuràdi a muciöngh s’ parràv’nu du f’n’ströngh,

e nu cörs da nuittàda s’ s’ntèva a s’r’nàda.
Òra fànu tréd’sg anni e vònu fè ciù di rànni.
S’ n’ngàvi u v’sgìngh, t’ mpr’stàva pangh e vìngh.

S’ non gghiù putìvi rènn, passàva o stìss, sènza offénn
e quànn purtàva i primi frùtti i fasgèva tastè a tutti.
S’ ggh’avìvi affl’ziöi, t’ truvava i soluziöi!

Òra gghè sèmpr ‘n’mìc ch t’uggia ‘nsìna u b’ddìcch.
S’ si ntô tàggh du vaddöngh, su prònti a dè ‘n mutöngh
e s’ìngh’nu i sciànchi s’ r’zzùddi ntê vaddànchi.

Òra s’ sta ntê palàzzi... cu iè iè s’ fa i so càzzi.
S’ s’ncòntra l’inquilìngh, non s’ scàngia u böngh mattìngh
e cu ggh’av u màu stè... pò murì e pò cr’pè!

Francesco Manteo, maggio 1995
(diplomando della 5^ Chimici anno 1967/68
all’I.T.I.S. di Piazza Armerina)

Traduzione
Era l’anno cinquantasette e io ero ragazzo.
Mi trovavo al Piano Marino salito su un albero di pino.
C’è una specie di terrazza che sovrasta tutto Piazza.

E seduto su un ramo mi godevo il panorama.
Piazza aveva quattro quartieri e assai gente nei cantoni
e guardando di fronte mi sembrava toccare il Monte.

Sentivo voci di giovinetti che facevano come gli uccelli.
Si giocava per i vicoli a prendersi e con le pietre piatte,
nei cortili e sui gradini a fossetta coi bottoni.

Poi  accendendo i lampioni cadevano nelle lenzuola…
La gente si muoveva lenta e con poco era contenta.
Muli e asini in mezzo alla via c’era meno rumore.

C’era la puzza del letame che non fa intossicare:
si metteva nei cesti, per spargerlo nelle campagne
e quella pianta dava frutti che piacevano a tutti.

Quando suonava l’Avemaria si pregava in mezzo alla via
e nelle case, allo stesso orario,
si diceva il rosario.

Pieni le chiese e il seminario tutti i giorni del calendario.
Ora sono sempre vuoti, vi rimangono solo i santi.  
Si guarda la televisione, non si dice più un’orazione.

Si mangiava pane semplice, però c’era più appetito.
Con le galline nei pianterreni, uova fresche a due a due.
Ora il bene che c’è nei piatti… non lo vogliono neanche i gatti.

Col lavoro di una giornata si faceva una mangiata.
Ora c’è chi è a spasso e chi vive in mezzo al lusso.
Gente coi calzoni rappezzati ci faceva tre annate.

Ora sono pieni gli armadi… fuori moda senza usati.
Si abitava nelle soffitte, non c’erano case sfitte.
Nove in una stanza come sarde in inverno stavano caldi.

Ora negli appartamenti c’è freddo coi riscaldamenti.
C’era gente più spensierata e cantava per le strade,
gli innamorati di nascosto si parlavano dai balconi,

e nel corso della nottata si sentiva la serenata.
Ora compiono tredici anni e vogliono fare i grandi.
Se chiedevi a un vicino, ti prestava pane e vino.

Se non glielo potevi rendere, era lo stesso, senza offesa
e quando portava i primi frutti li faceva assaggiare a tutti.
Se avevi dispiaceri, ti trovava la soluzione!

Ora c’è sempre un nemico che ti adocchia sino l’ombelico.
Se sei sull’orlo del vallone, sono pronti a darti una spinta
e si riempiono i fianchi se ruzzoli nel burrone.

Ora si sta nei palazzi… e chiunque pensa a se stesso.
Se s’incontra l’inquilino, non ci si scambia il buon mattino
e chi sta male… può morire e può crepare!

cronarmerina.it





Sottoscrivi questo feed RSS

Ricerche Storiche

Censimenti

Storia Civile

Storia Ecclesiastica

Curiosità

Come Eravamo