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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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1925 I Commercianti a Piazza/6

(dal Post 5)

In basso a sx nella pagina 400 dell'Annuario Generale Commerciale della Sicilia e delle Calabrie anno 1925-26, troviamo le Ditte dei BARS, BASTI, CAFFETTIERI e CALZATURE (fabbr. e neg.) a Piazza in quegli anni.


BARS

BAR DIAZ

BAR MODERNO4

BAR REALE

CAFFE' BENGASI

CAFFE' CENTRALE

CAFFE' ITALIA

CAFFE' TORINO


BASTI¹

LO RE ANGELO

MARINO BENEDETTO

MARINO CARMELO


CAFFETTIERI

BIANCA FRANCESCO (Caffè Roma)²

BUTTIGLIERI DONATO³

CANTARELLA AGATINO (Caffè d'Italia)

MARINO CALOGERO & FIGLIO4

MINACAPELLI GAETANO5

MINACAPELLI SALVATORE6

¹ Ricordo ai contemporanei che il Basto è quella sella rustica, anche di legno, che si assicura al dorso di asini e muli per cavalcarli o porvi il carico. A Piazza i venditori di Basti erano chiamati S'ddèri, S'ddari = Sellai e anche Curdàri. Uno di questi mi ricordo che fosse in Largo Capodarso (Chiànu o Ciàngh Barùn) al n. 4 e un altro all'inizio a dx della via Umberto, al n. 9.
² Forse in via Roma.
³ La caffetteria si trovava ai numeri 17 e 19 di via Marconi, oggi negozio "Fragola". La sua famiglia abitava all'angolo tra la via Mazzini e la via Alessandro. Quando si dedicavano alla torrefazione del caffè, dinnanzi la loro abitazione, profumavano tutti i vicini.
4 Il caffè di Marino Calogero e del figlio Oreste, maestro elementare, si chiamava BAR MODERNO e si trovava in via Mazzini. Dopo il fallimento della "Banca dei Preti", si trasferì nella sede della banca, in via Marconi 26-28, oggi "Caffètteria Marconi" di Focoso & Aguglia. Lo troviamo anche nell'elenco TORRONI.
5 Questo caffè si trovava in via Marconi 34, oggi "Tabacchi Santoro". Mio padre Gino si ricordava bene del figlio di Gaetano, Filippo Minacapelli, poi subentrato nella gestione. Erano lontani cugini con l'altro Minacapelli, Salvatore detto "Turiddu", al n. 24 della stessa via. Continuando la consultazione dell'Annuario nell'elenco TORRONI lo ritroviamo ubicato in via Garibaldi 22, questo doveva essere il sito precedente.
6 Da tutti conosciuto come "Turiddu Minacapelli" aveva il caffè in via Marconi 24, sino al 1964 quando subentrò Pino Bonafede, poi si chiamò "Caffè des amis" di  Orazio Casano, oggi è dei fratelli Barresi.

(continua)

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1925 I Commercianti a Piazza/5

(dal Post 4)

Dall'Annuario Generale Commerciale della Sicilia e delle Calabrie, datato 1925-1926.


ARTICOLI CASALINGHI

BISICCHIA FRANCESCO

CONTI CALOGERO¹

CONTI G. ASMANNA²

FAILLA GIACOMO

SICILIA ALFREDO


ARTICOLI PER ILLUMINAZIONE

CONTI C.¹

MESSINA PAOLO

SICILIA ALFREDO³


BANCHE

BANCA POPOLARE COOPERAT. COMMER. ED AGR. DI PIAZZA ARMERINA4

BANCO DI SICILIA5

CASSA AGRARIA

CASSA OPERAIA DEMOCRATICA CRISTIANA6

CASSA RURALE

CONSORZIO AGRAR.8

COOPERATIVA FRA I COMBATTENTI

MONTE FRUMENTARIO7

¹ Forse è lo stesso CONTI CALOGERO dell'elenco "ARTICOLI PER CALZATURE".  

² Qui c'è un errore di stampa invece di ASMANNA deve essere ARMANNI perché, più avanti nell'elenco "FERRO (neg.)", registriamo CONTI ARMANNI G. che aveva la sua officina in via Vitt. Emanuele 53, e poi, in un vecchio quotidiano del 1903, avevo già riscontrato la pubblicità di CONTI ARMANNI GAETANO, negozio di cravatte, lingerie e cappelli Borsalino, in via Garibaldi 43.

³ Lo stesso degli ARTICOLI CASALINGHI. Inoltre, negli anni 40, una signora SICILIA vendeva mobili in via Garibaldi 76, dove poi ci sarebbe stato il negozio di elettrodomestici del sig. Piana.

4 In via Marconi 25, poi in piazza Garibaldi 13.

5 Forse già allora in via Garibaldi 6.

6 Chiamata anche "BANCA CATTOLICA" o, dal popolo, "BANCA DEI PRETI". La sede era sino agli anni 20 nei locali di via Marconi 28, che poi ospitarono il "Caffé Marino". Oggi c'è il "Caffè di Focoso & Aguglia". Questa banca negli anni 1925-26 era già in brutte acque e fallì definitivamente alla fine degli anni 20, trascinando in rovina l'economia della Città assieme a tanti piccoli e grandi risparmiatori.

7 Era la banca più antica di Piazza (fine XV secolo) che dava in prestito il grano per la nuova semina. Prima era gestita dal MONTE DI PIETA' che poi si chiamò MONTE DI PRESTAMI, con l'ingresso dal largo Sant'Onofrio 5.

8 Nel novembre del 2021 ho saputo, grazie all'amico Marco I., che la sede del Consorzio Agrazio fosse nell'attuale via Barone Camerata n. 12. In una foto relativa, probabilmente, alla processione del 20 luglio 1924 per la traslazione in Cattedrale dei resti mortali del Vescovo di Piazza mons. Mariano Palermo, morto il 9 febbraio 1903, si scorgono sopra la porta d'ingresso con quel numero civico, due insegne dell'istituto di credito a forma di scudi ovali. 

 

(continua)

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Cavalieri di S. Giovanni Battista

Stemma Cavalieri Ospitalieri

Stemma repubblica marinara d'Amalfi

Stemma Cavalieri di Malta

L'Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di S. Giovanni Battista di Gerusalemme, oggi noto come Sovrano Ordine di Malta, venne fondato dopo la conquista crociata di Gerusalemme (1099) da Gerardo Sasso, monaco benedettino che in seguito la Chiesa proclamò beato. Fra Gerardo l'Ospedaliere era amalfitano (ecco spiegata la relazione tra gli stemmi) come i mercanti che qualche decennio prima (tra il 1040 e il 1060) avevano ottenuto dal califfo d'Egitto il permesso di costruire nella Città Santa un ospedale, inteso come luogo di ospitalità e ospizio dei pellegrini, intitolato a San Giovanni Battista. Successivamente al compito originario si aggiunse quello di prestare cure mediche e, poi ancora, quello della loro difesa in armi. Con il successore di Gerardo, il provenzale Raymond du Puy, la componente militare del sodalizio si intensificò e l'inusuale veste nera dei cavalieri (che richiamava la tunica nera benedettina alla quale poi aggiunsero il mantello nero) e il loro stemma, la croce bianca a otto punte su campo nero che simboleggiava le otto beatitudini evangeliche (foto in alto), divennero un simbolo ricorrente nei campi di battaglia e sulle roccaforti che gli ospitalieri costruivano o ricevevano in dono¹. Per gestire le proprietà dell'Ordine, sempre più numerose, venne creata una complessa rete amministrativa suddivisa in priorati, baliati e commende. Persa Gerusalemme nel 1187, i giovanniti seguirono la parabola discendente degli eserciti crociati. Si spostarono a San Giovanni d'Acri, ma nel 1291 cadde anche quest'ultima roccaforte cristiana; l'Ordine si rifugiò allora per breve tempo nell'isola di Cipro e quindi in quella di Rodi, dove rimase per due secoli, combattendo con la sua flotta i pirati berberi e respingendo invasioni arabe e ottomane. Era diventata ormai una potenza marittima che, dopo il 1312, aveva incamerato anche gran parte delle proprietà dei disciolti Templari. Nel 1522, dopo un lungo assedio delle forze soverchianti di Solimano il Magnifico, l'isola di Rodi era perduta. Impressionato dal loro coraggio, il sultano concesse ai cavalieri di andarsene con i loro beni. Qualche anno dopo (1530) gli Ospitalieri si installarono nell'isola di Malta, dove consolidarono il loro ruolo militare nel Mediterraneo, soprattutto dopo il "grande assedio" del 1565 (dove cadde da eroe fra Pier Antonio Barresi fratello di Pietro, principe di Pietraperzia e marchese di Barrafranca) che li vide vittoriosi sugli attaccanti ottomani. Nell'isola-fortezza che strenuamente difesero, partecipando tra l'altro alla celebre battaglia di Lepanto, i Cavalieri della croce ottagonale, che qui divenne bianca su campo rosso (foto in basso), non dimenticarono però la loro vocazione assistenziale, creando in loco il più vasto e moderno ospedale dell'epoca. L'epopea maltese degli ospitalieri terminò nel 1798, quando Napoleone li espulse dalla loro roccaforte. Dopo una lunga diaspora che lo portò anche in Russia, nel 1834 l'Ordine trovò asilo a Roma, dove tuttora risiede come ente sovrano di diritto internazionale dedito a progetti umanitari in 120 Paesi del mondo. A Piazza esiste una loro Commenda la cui costruzione iniziò nel 1145 ma la Percettoria, ovvero tesoreria, esattoria e amministrazione dei beni dell'Ordine e, non ultimo, per propagandare il reclutamento di giovani², venne istituita nel 1420 grazie alle rendite del piazzese Giovanni junior dè Caldarera barone di Camemi. A mano a mano che l'Ordine spostava la sede principale, la nostra Commenda di S. Giovanni Battista dè Caldarera ne prendeva il nome, ecco perché chiamata prima d'Acri poi di Cipro, di Rodi e per finire, come la conosciamo noi, di Malta. La Commenda di Piazza, quando nel 1312 ereditò la Casa Templare di Aidone con le relative pertinenze, divenne sede anche dell'Ordine Cavalleresco dei Templari.

¹ Nel periodo in cui l'Ordine fu noto come Ordine di San Giovanni le vesti divennero rosse con lo stendardo rosso con una croce bianca lineare. Quando nel 1530 l'imperatore Carlo V concesse all'Ordine di San Giovanni l'isola di Malta, le vesti dei cavalieri tornarono nere con lo stendardo rosso e bianco crociato.

² Il reclutamento avveniva specialmente tra le famiglie nobili di quel periodo: Crescimanno, Boccadifuoco, Trigona, Palermo, Micciché, Sanfilippo, Episcopo, Catania, Barbarino.  
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Fontana c.da Gigliotto/n. 43

La n. 43 è la Fontana/Abbeveratoio di c.da Gigliotto a ca. 18 Km da Piazza, a 4 da San Michele di Ganzaria e a poco più di 2 da San Cono, in provincia di Catania. La fontana/abbeveratoio si trova al centro della grande Azienda Agrituristica Gigliotto, su una collina dalla quale si ammira il panorama di gran parte della Sicilia orientale. Al tempo degli Aragonesi questa vasta area chiamata Ganzaria¹ era un feudo della famiglia Gravina, precisamente di Michele Gravina De Modica il quale, nel 1574, vende il feudo Gigliotto a Silvio Bonanno, forse un suo nipote.² Da allora il feudo rimane di proprietà della famiglia Bonanno sino ad arrivare a Francesco Paolo Bonanno Cattaneo principe di Linguaglossa nel 1899. Nel 1990 il feudo viene acquistato dalla famiglia Savoca, residente a Piazza, che trasforma la masseria, prima ancora forse antico monastero del 1300, in un'azienda agrituristica attrezzatissima e confortevole. La lunghezza della fontana, che nella parte anteriore ha due canali sormontati dallo stesso stemma della famiglia Bonanno, che è anche scolpito sull'arco della grande porta d'ingresso alla masseria, può dare l'idea della quantità di armenti e greggi che venivano ad abbeverarsi. Una conferma della propensione di allevatore del proprietario di quel feudo, può essere data anche dal quadrupede scolpito sulla parte sx dello stemma.

¹ Il nome deriva da Cunsaria dall'arabo Hinzàriyyah ossia "cinghialeria", dagli animali che evidentemente popolavano questa zona e quella vicina di Qal'at a-Hinzàriyyah «la rocca della cinghialeria» ovvero Caltagirone, chiamata anche Qal'at al-Ganùn «la rocca dei genii» (Cfr. Biblioteca Arabo-Sicula, raccolta da Michele Amari, seconda edizione riv. da U. Rizzitano, I, Palermo 1997, p. 86 e nota 231). Alla fine del Quattrocento il casale in terra di Ganzaria, fondato dagli Arabi e abitato dagli Angioini, risulta distrutto. È Don Antonio Gravina "il Bellicoso" che nel 1534 lo ricostruisce favorendo l'insediamento di esuli Greco-Albanesi che si impegnano a costruire case in muratura, perciò il casale è detto "dei Greci".
² In quanto Michele Gravina De Modica, barone di Gigliotto nel 1569, era sposato con Fenisia Bonanno. Nella stessa pagina al rigo 17 di F. San Martino De Spucches, Vol. IV, p. 94, si riscontra un errore cronologico o di stampa: «s'investì dei feudi Gigliotto [...] a 6 maggio 1669» invece di 1569.

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