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Gaetano Masuzzo

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Fontana c.da Cutuminello/n. 42

 
 
 
La n. 42 è la lunga Fontana/Abbeveratoio che si trova in c/da Cutuminello (anche Cutominello, Cotuminello, Cotominello). Questa contrada si trova a Sud di San Michele di Ganzaria e a Est del Monte della Scala* (791 metri s.l.m) che domina la Piana di Gela, a pochi chilometri dal Bivio Gigliotto, lungo la S.S. 117bis per Gela.  Probabilmente il suo nome è un diminutivo di quello della contrada più a Sud chiamata Cutumino (anche Cutomino, Cotumino, Cotomino), molto più conosciuta da noi Piazzesi perché era uno dei tanti feudi posseduti nei secoli da alcune famiglie nobili di Piazza. In questo caso quella dei Calascibetta¹ a cavallo del Cinquecento e Seicento, dei Genova² a metà del Seicento, degli Strazzeri e quindi dei Trigona nel Settecento. 
Negli ultimi decenni la zona è più conosciuta perché a un paio di chilometri dalla Strada Statale, verso l'interno del bosco di eucaliptus della Forestale, una vecchia masseria di metà Ottocento³ è stata trasformata dalla famiglia Golino in un accogliente e moderna azienda turistica. L'abbeveberatoio, non più in uso e senza acqua, si trova prima dell'ingresso all'azienda alla quale è stato dato il nome appunto di Vecchia Masseria, in ricordo della costruzione rurale simbolo della civiltà contadina che dava alloggio ai tanti lavoratori delle terre circostanti con grandi magazzini per l'ammasso dei raccolti.
 
*In età neolitica (6000-3000 a.C.) è registrata la presenza dell'uomo.
¹La famiglia Calascibetta aveva una cappella (la IV a dx) nella chiesa di S. Pietro considerata il Pantheon della nostra Città.
²La famiglia Genova, oltre al palazzo di via Umberto (una parallela si chiama per questo via Genova), nel Seicento possedette anche il palazzo Sanfilippo duca delle Grotte di via Vittorio Emanuele II, di fronte la farmacia.
³Le masserie furono il prodotto della colonizzazione dei baroni di vaste aree interne abbandonate e incolte nei secoli XVI e XVII, quando la Spagna, per approvvigionarsi di cereali, concedeva la licenza di ripopolamento ai nobili del Regno delle Due Sicilie, i quali arrivavano a fondare perfino dei veri e propri villaggi, poi borghi e paesi, nei dintorni della costruzione originaria. (Wikipedia) Nell'800 il proprietario era il barone palermitano Andrea Guccione.  
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Andate a vederlo, è del 1433 ca.

 
 
 
 
 
Dopo avervi parlato dell'edicola votiva alla base della croce di Santa Maria Gesù, non posso non parlarvi del prezioso affresco che era ospitato su un altare della chiesa di questo luogo fuori le mura e che vi aspetta dal 2011 nella I Sala Rossa della nostra Pinacoteca Comunale di via Monte. Qualche anno fa su segnalazione del critico d'arte Vittorio Sgarbi, la Soprintendenza per i Beni Culturali di Enna curò il restauro dell'affresco della prima metà del quarto decennio del XV secolo (1433 ca.) a cui venne dato il nome di Madonna col Bambino in trono (foto in alto). Subito l'opera venne correttamente attribuita al cosidetto "Maestro del Polittico di San Martino", con l'intervento, forse, di uno stretto collaboratore. Nella parte inferiore dell'affresco si legge la scritta "Sancta Maria de Yesu", che ricorda l'antica collocazione nella chiesa francescana di Santa Maria di Gesù, così intitolata dai frati Osservanti nel 1430¹, anno che va quindi considerato come termine post quem (n.d.r. dopo il quale) per la datazione. Nonostante le lacune e le abrasioni, l'opera presenta elementi di grande raffinatezza ed eleganza formale, sia negli ornamenti del trono che nei particolari degli strumenti musicali suonati dagli angeli², nelle pieghe e nei ricercati decori della veste e del manto della Vergine, nei visi di quest'ultima e del Bambino. Lo stile e i caratteri fisionomici richiamano da vicino la produzione di cultura tardogotica valenciana nei suoi esiti siciliani, in particolare le opere riunite sotto il nome di un artista ancora anonimo, il cosidetto "Maestro del Polittico di San Martino", così denominato dal Polittico della chiesa di San Martino di Siracusa e da altre opere esistenti a Siracusa e nell'area centro-meridionale della Sicilia. (tratto dalla Guida-Simpa, Pinacoteca Comunale, 2012, Sagep Editori, p. 4)
E non è finita qui. Guardando attentamente l'affresco si notano due elementi molto interessanti. Il primo è che il Bambino con l'indice della sua mano sx indica il seno della Madonna; il secondo è che nella sua mano dx il Bambino tiene una colomba (foto in basso). Il dipinto era stato collocato nel riquadro della cornice marmorea sull'altare della parete settentrionale della chiesa e, dal 1667, in parte nascosto da un'ulteriore cornice lignea intagliata e policroma che lasciava in vista solo il mezzo busto della Madonna e la figura del Bambino*. L'affresco, la sua sinopia³ e la cornice lignea sono ospitate nella nostra Pinacoteca Comunale, dove si accede aggratis, ripeto, aggratis, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 18. Che dite, si può fare questo enorme sacrificio? Io direi di sì.

¹ La chiesetta di c/da Rambaldo, che i frati ottengono al loro arrivo nel 1418, già esisteva ma non se ne conosce il nome. In quel periodo a Piazza esisteva già una chiesa dedicata a S. Maria di Gesù, era situata al Monte e nel 1444 le venne dato il nome di SS. Trinità (oggi sede della Pinacoteca Comunale).   
² Da osservare da vicino in specialmodo i colori e i particolari di quello a sx che suona la vihuela de mano, antico strumento musicale della famiglia dei liuti che si suonava pizzicando le corde. Apparso in Spagna nel Quattrocento si diffuse rapidamente nei paesi che si trovavano sotto l'influenza o la dominazione spagnola; 
³ Abbozzo preparatorio.
* Per maggiori dettagli leggetevi la scheda su 
http://www.piazza-grande.it/news/archivio/2007/redazionale/20071216_scheda_madonna.htm

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

Edicola n. 32

Questa è l'Edicola Votiva n. 32 del nostro censimento ed è quella incastonata nel piedistallo in pietra¹, con l'anno 1662 scolpito in alto ai lati della stessa (a sx 16, a dx 62), che regge la croce in ferro di Santa Maria di Gesù. L'edicola racchiude, dietro una robusta grata di ferro, una grande statua dell'Immacolata Concezione ed è rivolta verso la strada (la SP89a) che, proveniente da Gran Priorato di Sant'Andrea,  conduce alla chiesa, al convento e, quindi, al cimitero dei frati francescani (o Minori) dell'Osservanza. Nonostante sia in stato di completo abbandono, il sito è tra i più suggestivi e ricchi di storia dei nostri dintorni. Già dal II secolo dopo Cristo il sito di c/da Rambaldo registra un piccolo centro urbano di età romana. Intorno all'anno 1000 accoglie uno dei tanti accasermamenti di truppe gallo-italiche o lombarde, poi diventati borghi fortificati per il controllo della popolazione araba rimasta nei casali sottomessi. Nel 1161 è tra i casali ribelli assediati e distrutti per la punizione inflitta da re Guglielmo I il Malo. È nel 1418 che la chiesetta di questa contrada diventa punto di riferimento per i Frati che, guidati dal frate francescano osservante (poi anche beato) Matteo De Gallo di Agrigento, si raccolgono per interpretare in modo assai rigido la regola di S. Francesco dedicando la chiesetta a Santa Maria di Gesù. Fra Matteo, oltre ai conventi degli Osservanti di Palermo, di Cammarata, di Messina e di Caltragirone, fonda anche il convento di Piazza al quale viene dato lo stesso nome della chiesetta e, nel giro di pochi anni, diventa il primo della provincia monastica di Siracusa, tanto da essere definito nidus et Seminarium Santorum. Nel 1533 fra Simone Napoli da Calascibetta ottiene di ritirarsi coi suoi seguaci nel convento di Santa Maria di Gesù per rivivere la vita da anacoreti. Nel 1567 sono fra Bonaventura Sciascia da Girgenti e fra Paolo da Palazzolo a ripristinare la Riforma (l'Osservanza più rigorosa) e continuare l'esperimento con i due conventi di Piazza che diventano così Custodia di Riformati. Nei secoli successivi chiesetta e convento vengono ingranditi, abbelliti, decorati, rinnovati e forniti di una preziosa biblioteca, diventando anche Seminario di Dottrina². Tre secoli dopo i frati Minori di Santa Maria di Gesù vengono espulsi³ e il patrimonio passa al Fondo Edifici per il Culto. Il Convento e il giardino sono acquistati dal Municipio di Piazza che, in seguito al colera del 1867, destina la selva a cimitero. Sino agli anni 30 del secolo scorso ogni 2 luglio, per la festa della Madonna delle Grazie, era consuetudine fare pellegrinaggio a piedi sino alla chiesa e al convento. Intorno al 1934 si registra il loro definitivo abbandono. Tra qualche anno sarà trascorso un Secolo.
¹ Dove ultimamente ho notato visibilissime e pericolose spaccature verticali che fanno presagire un crollo imminente.
² Per approfondire l'importanza di questo sito vi consiglio di leggervi i post: L'Epigrafe della Biblioteca di Piazza; Beato frat'Innocenzo Milazzo; Conventi Francescani sfortunati/1 e Conventi sfortunati/2;
³ Nel 1860 per le leggi "Siccardi" del nuovo Governo Piemontese, che venne a "liberarci" dal giogo Borbonico, tutti i beni ecclesiastici passarono allo Stato. Tutto ciò che non potè essere trasferito in Piemonte fu venduto alla borghesia capitalistica isolana. Quest'ultima, non avendo disponibilità finanziarie per le migliorie fondiarie e per il pagamento dei salari ai braccianti, provocò il fenomeno dell'emigrazione verso gli Stati Uniti e l'Europa. In questo modo fu negata la promessa che Garibaldi aveva fatto ai Siciliani: "Le terre demaniali ai contadini siciliani combattenti con me per la causa italiana.". Come si suol dire "curnuti e bastuniati".  A tal proposito consiglio, per aprire un po' gli occhi dopo tanto tempo, la lettura del libro di Pino Aprile, Terroni, Ed. PIEMME, MILANO 2010.
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