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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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1732 L'arcivescovo Matteo Trigona/2

Chiesa di Sant'Anna anni 30, inaugurata nel 1745

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(dalla 1^ Parte) Per la preziosa collaborazione con l'architetto siracusano Rosario Gagliardi (Siracusa 1690 ca. - Noto 1762), il nome di mons. Matteo Trigona Palermo (1679-1754)1, già canonico nella nostra Chiesa Madre, poi Abbate Commendatore della Basilica La Magione di Palermo e, per questo, Deputato del Regno al XIII posto e Capo del Braccio Ecclesiastico del Parlamento Siciliano dal 1741 al 1746, lo troviamo menzionato in decine di progetti, consacrazioni e inaugurazioni2 oltre a quello, ovviamente, relativo al proprio palazzo3 di Piazza che sorse a est del Duomo all'inizio del Settecento in accordo col fratello minore, Ottavio VIII barone di San Cono Superiore (1680-1757). Nella nostra Città nel 1742 (per altri il 21 ottobre dell'anno seguente) consacrò il Duomo, nello stesso anno inaugurò le facciate delle chiese di Santo Stefano e di San Francesco e nel 1745 inaugurò la chiesa di Sant'Anna (nella foto) che, in uno studio (Noto, marzo-giugno 2013) l'architetto palermitano Domenica Sutera4 presume sia stata opera proprio del Gagliardi o, quanto meno, sia stato l'elaboratore di un progetto di massima, e chissà se non ci sia stato un suo intervento anche nel grande Palazzo di famiglia. Nell'ottobre del 1747 mons. Trigona fu dimesso dalla carica vescovile probabilmente per motivi di salute, lasciando la sua Arcidiocesi di Siracusa il 6 maggio 1748. Ritiratosi a Piazza venne nominato arcivescovo titolare (non residenziale) di Iconio (oggi Konya, in Turchia). Morì il 29 giugno 17541, all'età di 751 anni. Il suo funerale fu celebrato nel nostro Duomo, ove aveva chiesto di essere sepolto, con l'orazione funebre recitata dal Gesuita P. Saverio Vita1.
 
1 La data della morte è stata corretta col 23 febbraio 1753, pertanto morì all'età di 74 anni. Per maggiori dettagli vedi il post Data corretta per Matteo Trigona. Nello stesso post si trovano altre notizie sul padre gesuita Saverio Vita.
2 Le consacrazioni e inaugurazioni riguardavano le chiese Madri di Militello in Val di Catania, Lentini, Vittoria, Riesi, Licodia Eubea etc. Inoltre, nel 1739, come ricorda una scritta scolpita sul busto-reliquiario d'argento di S. Marciano (O. Garana, I Vescovi di Siracusa, 1994), affidò a Placido Furnari e Gaetano Martinez da Messina il restauro del busto argenteo di S. Marciano protovescovo (primo vescovo) di Siracusa (I sec. d.C.).
3 Il palazzo probabilmente fu voluto dal padre Luigi (o Aloisio, 1650-1715) I barone nel 1693 di Imbaccari e Terra di Mirabella, ma portato avanti e realizzato dai fratelli Matteo e Ottavio nella prima metà del Settecento e non nell'anno 1690, riportato in alcuni testi, che li avrebbe visti appena fanciulli. Però, invece di prendere il nome di Imbaccari e Mirabella (per i titoli dei baroni Luigi e Matteo) o di San Cono (per il titolo del barone Ottavio), il palazzo fu poi chiamato della Floresta perché il nipote diretto di Ottavio, Ottavio Maria (1733-1785), fondatore tra l'altro del centro abitato di San Cono nel 1784, sposò nel 1763 Girolama Ardoino e Celestre dei principi di Polizzi e dei marchesi della Floresta e loro due furono i primi ad abitarlo.
4 Domenica Sutera è l'autrice de La Chiesa Madre di Piazza Armerina, dalla riforma cinquecentesca al progetto di Orazio Torriani, Ed. Lussografica, Caltanissetta 2010.
cronarmerina.it
 

1732 L'arcivescovo Matteo Trigona/1

Nel post dell'1 dicembre 2013, dedicato agli "ecclesiastici della Famiglia Trigona" , avevo elencato gli appartenenti a questa antica famiglia piazzese che hanno ricoperto cariche ecclesiastiche a tutti i livelli. Fra questi ne avevo inserito 4 tra Vicari Apostolici, Vescovi e Cardinali. Oggi inizieremo a conoscerli un po' di più, come al solito in maniera CRONOLOGICA, anche se le notizie sono risultate in alcuni casi frammentarie come nel caso di mons. Benedetto Maria Trigona della Floresta, che considereremo come 4^ Personalità cronologica. Di lui si sa soltanto che era figlio di Trigona Ottavio Concetto III marchese della Floresta nonché Patrizio/Sindaco di Piazza nel 1823, diretto dicendente di Ottavio (1680-1757) III barone di Imbaccari Sottano, fratello minore di Matteo Trigona arcivescovo di Siracusa nel 1732. Inoltre, egli fu Vicario del Capitolo della Cattedrale e, per questo, fu chiamato a reggere la Diocesi di Piazza dal 1867, anno della morte del IV vescovo mons. Cesare Agostino Sajeva, sino al 1872, anno di nomina del V vescovo, mons. Saverio Gerbino. Passiamo alle altre tre: 
 

L'arcivescovo Matteo Trigona Palermo (1679-1754)¹

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La 1^ Personalità importante della famiglia Trigona in ambito ecclesiastico è rappresentata da mons. Matteo Trigona Palermo (nella foto), maggiore dei tre figli del piazzese Trigona Luigi (o Aloisio, 1650-1715) I barone di Imbaccari Sottano e Terra di Mirabella, avuto dalla 1^ moglie, Palermo Prudenza dei baroni di Gallitano, sposata nel 1674. Il nome scelto dal padre era come quello del nonno, Matteo (n. 1632) IV barone di San Cono Superiore, e anche come il suo avo nato nel 1485, Matteo (nei documenti anche Giovanni Matteo) barone di Montagna di Marzo figlio diretto di Nicola, capostipite dei Trigona di Piazza proveniente da Mazzarino e prima ancora da Mistretta. Matteo, nato nell'aprile del 1679, alla morte del padre divenne II barone di Imbaccari Sottano e Terra di Mirabella, ma rinunciò al titolo in favore del fratello Ottavio, quando, nel 1732, divenne Arcivescovo ovvero Vescovo dell'Arcidiocesi di Siracusa, subito dopo essersi laureato nell'aprile dello stesso anno in Sacra Teologia alla "Sapienza" di Roma. Anni prima, precisamente nel 1714, era stato tra coloro che erano fuggiti da Piazza per rispettare l'interdetto del vescovo diocesano Riggio, nella famosa controversia liparitana. Il suo nome è ricordato soprattutto perché i suoi 16 anni di apostolato lo videro impegnato nella ricostruzione delle chiese madri e di alcuni monasteri femminili della sua grande Diocesi, andati distrutti nel terremoto del 1693, servendosi quasi sempre della perizia tecnica e dell'affidabilità progettuale dell'architetto siracusano Rosario Gagliardi (1690 ca.-1762)². (continua)

¹ La data della morte è stata corretta in 1753. Per maggiori dettagli vedi il post Data corretta per Matteo Trigona

² «Rosario Gagliardi, considerato, insieme a Giovan Battista Vaccarini, il protagonista di maggior talento del XVIII secolo, nell'ambito della Sicilia sud-orientale. La vita professionale dei due architetti si svolse praticamente in contemporanea, anche se sembra che essi non siano mai entrati in contatto. [...] Così come il Vaccarini, Gagliardi era figlio di un falegname ma, a differenza del collega palermitano, il suo ingresso nel mondo del lavoro avvenne seguendo le orme paterne. Con la qualifica di «fabri Lignarius» (carpentiere) lo ritroviamo infatti a Noto a partire dal 1713, quando iniziò a lavorare nel monastero di Santa Maria dell'Arco. Tre anni dopo viene citato nei documenti ancora come semplice «magistro». [...] La sua formazione si completò presumibilmente presso il collegio dei Gesuiti di Palermo dove risulta presente nel 1726» (Le città tardobarochhe del Val di Noto nella World Heritage List dell'UNESCO, saggi introd. Mariella Muti... [et al.], testi di Stefano Piazza, Rosario Gagliardi, Cap. II, Edibook Giada, Palermo 2008, p. 66).
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

          

 

Edicola n. 30

 
Questa è l'Edicola Votiva n. 30 ed è tra le più piccole e semplici del mio censimento. Si tratta dell'Edicola di via Seminario, dedicata alla Sacra Famiglia, a pochi metri dalla piazza Garibaldi e dalla chiesa delle Anime del Purgatorio. Infatti, la si scorge anche dalla via Umberto, specie di sera perché rimane illuminata. 
La via Seminario prese questo nome dalla II metà dell'Ottocento. Cioè subito dopo che il IV vescovo della Diocesi di Piazza, l'agrigentino Cesare Agostino Sajeva (1794-1867), ottenne il permesso nel 1859 di aprire il Seminario Vescovile (o Seminario Clericale) nell'ex convento dei Domenicani. Oltre all'autorizzazione, l'altro fattore decisivo fu la raccolta dei fondi a Piazza e in tutti i paesi della Diocesi, voluta dal Vescovo con l'istituzione di una Tassa Speciale pro Seminario.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina      

Quando scappava negli anni 30/2

Il poeta-falegname Carmelo Scibona (1865-1939) ci fa sapere che sotto la croce della chiesa di San Pietro, ai suoi tempi, c'era un'altro orinatoio-vespasiano che aveva destato qualche perplessità, comunque sempre utile al "bisogno" per tutti, perché già allora era un posto molto frequentato dai vivi e, visto che proprio in quel sito si dava l'ultimo saluto prima di andare al cimitero, dai morti.  
 
U p'sciarò¹
 
A San Petru, sötta a crösg',
Gghj' mancava cöss' ssö,
E fra chjàcchj'ri e tra vösg'
Gghj'ànu fatt' u p'sciarò.
S' parröma d' v'rtà,
È nna gran cum'd'tà.
 
Cöss' è m-post' veramént'
Unna passa sempr' gént'.
Com' puru è d' cunfört
Quann' fanu mpénz' u mort'.
Siddu cöst' vô sbuttè
S' fa scénn' e pô p'scè...
 
Com' pìscia cö ch' mör'
Pìscia puru u muraör',
Pìscia pìscia l ing'gnér',
Segretari e rasgiunér'.
Siddu passa a via d' ddà
Piscia puru u Podestà...
 
Carmelo Scibona
 (U Cardubu, 1935)
 
(L'orinatorio - A San Pietro, sotto la croce, /Ci mancava questo solo, /E tra chiacchiere e dissensi / Ci hanno fatto l'orinatoio. /Per la verità, /E' una gran comodità. /Questo è un posto veramente /Dove passa sempre gente. /Come pure è di conforto /Quando fanno fermare il morto. /Se questo vuole svuotarsi /Si fa scendere e può pisciare... /Come piscia quello che muore /Piscia pure il muratore. /Piscia piscia l'ingegnere, /Segretario e ragioniere. /Se lui passa di là /Piscia pure il Podestà...).
¹E' il titolo, questa volta senza dieresi sulla "o" finale, che troviamo nel manoscritto originale dello Scibona su foglio singolo di carta commerciale.

(tratto da C. Scibona a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U Cardubu, 1997, p. 412)

Altri post sull'argomento: Quando scappava ; Pecunia non olet ; La foto conferma "u p'sciarö".

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