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Gaetano Masuzzo

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Edicola n. 25

La foto inviatami da Ettore Lentini ritrae l'Edicola Votiva n. 25, ovvero quella in c/da Muliano che al suo interno, protetta da una grata in ferro, accoglie una statuetta di Sant'Antonio. La contrada prima era molto più frequentata perché da quelle parti passava la strada che collegava Piazza con Aidone sino a metà del secolo scorso. Per questo motivo i monaci Benedettini, all'inizio del XII secolo, costruirono lungo la trazzera di allora, un piccolo cenobio accanto alla già esistente chiesa dedicata a San Gregorio Magno. La chiesetta era sorta accanto a una torre normanna a guardia delle vallate sottostanti. Successivamente, per l'affluire di monaci, il cenobio venne innalzato a priorato che vivrà nei secoli alterne vicende di abbandono e di restauro. Nei primi anni del Seicento il priorato è registrato già in rovina soprattutto perché i monaci da alcuni decenni erano diminuiti sempre più. 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina   

 

Città che crolla

Com'era il muro crollato sotto la chiesa del Carmine
 
Il muro dopo il crollo delle 22:30 ca. di domenica 17 maggio 2015
Ieri sera, domenica 17 maggio 2015, alle 22:30 ca. è crollato il muro di sostegno sottostante alla chiesa del Carmine. La causa del crollo, che ha coinvolto anche due auto che vi si trovavano parcheggiate, è da attribuire alla pioggia abbondante delle ore precedenti, che ha aggravato ulteriormente la situazione del continuo sprofondamento del terreno di fronte la zona antistante la chiesa. Questo dissesto era già stato segnalato da diversi mesi, alcuni dicono da alcuni anni, all'amministrazione comunale dagli abitanti e dal rappresentante del Comitato Quartiere Casalotto. 
Già si parla di "miracolo" di S. Filippo, perché proprio ieri sera era prevista la sosta e il passaggio della processione annuale in onore del Santo, rinviata per la pioggia caduta tutto il giorno. 
 Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

Fontana c.da Grotticelli/n. 39

 
Questa nella foto in alto è la Fontana/abbeveratoio n. 39 che si trova in c/da Grotticelli lungo la Strada Statale 117 bis, a ca. 8 Km. da Gela. Noi che ci passiamo vicino, quando andiamo o torniamo dalle località balneari, la vediamo sempre attorniata da gelesi che fanno scorta d'acqua destinata alle loro coltivazioni nella piana sempre assetata. La contrada prende nome dalla località di interesse storico chiamata Grotticelle dove, su un grosso sperone roccioso, esiste un sito protostorico da cui successivamente è stato ricavato un complesso catacombale paleo-cristiano che si sviluppa con cunicoli e loculi che ricordano piccole grotte o grotticelle. Il complesso archeologico fu scoperto nei primi del Novecento dall'archeologo Paolo Orsi, ma è rimasto poco noto per tanto tempo.
La zona però è ricordata per la presenza, a poche decine di metri dalla fontana, della più antica diga della Sicilia. Essa fu fatta eseguire a partire dal 1563 sul fiume Gela dalla Casa Ducale di Terranova, che poi la passò al Consiglio Civico della Città in cambio di migliaia di ettari di terre. Nel 1920 la Casa Ducale divenne proprietaria delle acque del fiume, quintuplicando arbitrariamente il canone per l'irrigazione stabilito nel 1794. Dal 1925 iniziarono le proteste aggravate dalla siccità di quel periodo. L'anno successivo la gestione della diga Grotticelli fu affidata a un commissario prefettizio; dopo dieci anni, nel 1936, il privato fu estromesso definitivamente, come ricorda la targa (foto in basso) ancora presente sull'edificio che si vede anche dall'abbeveratoio. 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina  

Edicola n. 24

L'Edicola Votiva n. 24 si trova sul pianerottolo della scala che porta ai piani superiori di un'abitazione privata di via Sant'Agostino. E' piccola e molto semplice e racchiude San Giuseppe con Gesù in braccio. La venerazione del Padre del Salvatore che era un artigiano, ci svela che il fedele era un falegname che, quando andò ad abitare a pochi passi dalla chiesa a Lui dedicata, pensò bene di ricordarlo in questo modo, "cu 'na cap'llèdda". Il falegname in questione è mio padre Gino, che si trasferì con tutta la famiglia dalla via Bonifacio (sötta u sp'tàu) in questa casa all'inizio degli anni 60. Qualche anno dopo il falegname o l'ebanista, quando faceva mobili di un certo valore, avrebbe aperto il suo primo negozio di ferramenta in piazza Garibaldi e poi in via Garibaldi. Colgo l'occasione per ricordare che la via Sant'Agostino prende il nome dalla chiesetta dedicata, dai Padri Agostiniani della Provincia di Sicilia, al Santo nell'edificio che divenne il loro convento, quando si trasferirono nel 1583 dalla loro originaria sede di via Madonna della Facciranna, poi Madonna della Stella, situata al Monte. L'edificio di fronte alla chiesa di S. Giuseppe già ospitava l'ospedale cittadino, chiamato allora "Ospedale di S. Calogero e di S. Maria degli Angeli", e una chiesetta dedicata ai SS. Filippo Apostolo e Giacomo. All'arrivo dei Sabaudi, che ci vennero a "liberare" nel 1860, tutti i beni ecclesiastici passarono allo Stato. Tutto ciò che non potè essere "trasferito" in Piemonte, fu messo in vendita e acquistato dalla borghesia che poteva permetterselo, trasformando gli edifici per uso abitativo. Questo largo impiego di capitali privati, provocò alcuni "disguidi" nelle disponibilità finanziarie degli isolani, che causarono infelici conseguenze che ancora stiamo pagando e di cui parlerò in altre occasioni. 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina  
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