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Gaetano Masuzzo

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Gaetano Marino Albanese/2

Gaetano Marino Albanese assieme ai suoi figli maggiori davanti al negozio di mobili in via Roma 84, anni Trenta

Gaetano Marino Albanese tornato indenne dal fronte, aprì la sua falegnameria in via Roma, allora tra le strade più frequentate e attive di Piazza, subito dopo l'edicola votiva alla Madonna, nel palazzo Arena. Qualche anno più tardi aprì il suo primo negozio di mobili sempre nella stessa via, ma accanto alla villetta "Ciancio" allora chiamata "Villetta F. Crispi" o "delle rose", nel palazzo Angelo Marchese (nella foto). Quasi contemporaneamente aprì insieme ad altri due soci una segheria a Costantino. Chiusa questa società, riaprì un altro laboratorio in via Mazzini per poi trasferirlo definitivamente in via Roma, ma col negozio di mobili artigianali in via Garibaldi, nell'ultima porta del palazzo delle suore salesiane. Sin da bambino, insieme alle qualità artigiane, furono apprezzate anche quelle umoristiche, che lo rendevano simpatico tanto da essere invitato spesso alle feste da ballo, matrimoni, battesimi, dove poteva declamare in dialetto le sue poesie, barzellette e scenette, alternandole col canto e il suono della chitarra e del mandolino. Anche le autorità cittadine lo volevano come collaboratore in quasi tutte le feste patronali e folcloristiche. Infatti, fu il principale promotore della prima festa in onore della patrona subito dopo la fine del Conflitto mondiale nel 1947. Indimenticabili furono i lanci di "balluni" aerostatici colorati e dalle forme inconsuete lanciati dallo Scarante verso la Cattedrale e l'arrivo di bande musicali da tutta l'Italia Meridionale. Non pochi furono i casi di componenti di queste bande che poi decisero di risiedere e sistemarsi nella nostra Città.  Dieci anni prima, insieme alla guardia municipale Gaetano Tudisco, si era interessato a far arrivare una nuova statua di San Gaetano per la chiesa dei Teatini. Organizzava pure originali e affollate novene per Natale e, durante il carnevale, feste da ballo con musicanti e scenette umoristiche al teatro Garibaldi, riscuotendo successo e commenti positivi. Per molti anni fu segretario della locale Federazione degli Artigiani e poi di quella dei Commercianti. (continua)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

Gaetano Marino Albanese/1

Il poeta-falegname Gaetano Marino Albanese

 Gaetano Marino Albanese 
(1889-1958)
 
Gaetano Marino Albanese nacque a Piazza Armerina il 25 marzo 1889 da Giuseppe Marino, calzolaio ai Canali, e Francesca Albanese, anche lei canalèra. Sin da bambino praticò la bottega di falegnameria dello zio Angelo, fratello della madre, trascurando completamente la scuola, tanto da frequentare appena la II elementare. A circa 14 anni, per poter aiutare finanziariamente la famiglia, lasciò la bottega per andare a lavorare presso la miniera di Grottacalda, come falegname carpentiere. Dopo cinque anni di disagi e sacrifici (si facevano a piedi 15 Km all'andata e 15 al ritorno) nel viaggio di andata di mattina presto, lui con altri compagni all'improvviso sentirono tremare la terra. Arrivati a Grottacalda, seppero del terremoto a Messina che, dopo qualche settimana, raggiunse insieme allo zio Angelo per guadagnare qualche soldo, costruendo baracche per i terremotati. A conclusione dei lavori rientrò a Piazza e resosi conto delle enormi esigenze e del bisogno in famiglia, decise di emigrare in America Meridionale. Purtroppo in quella del Sud non c'era altrettanto lavoro come in quella del Nord e, avendo constatato di persona che erano più i sacrifici che i guadagni, dopo circa un anno tornò in paese. Dall'Argentina portò con sé tante novità¹, che gli fecero acquisire molta clientela nella sua falegnameria. Nel 1915 si sposò con Filippa Denaro, con la quale avrebbe avuto 6 figli, 4 maschi e 2 femmine, fra le quali mia mamma Francesca² nel 1922. Appena avuto il primo figlio, Giuseppe, dovette adoperare il sistema "del sale inglese" per poter ritardare il più possibile la partenza per il fronte della Grande Guerra. Quando sembrava di aver raggiunto l'obbiettivo, fu chiamato ugualmente alle armi, ma fortunatamente rimase nelle retrovie a fare il falegname. (continua)
¹ Tra le quali anche un grammofono che ancora mio fratello Claudio conserva.
² I figli si chiamavano Giuseppe, Liborio, Francesca, Maria, Aldo ed Ettore.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Edicola n. 21

Questa è l'Edicola Votiva della Bellia. Si trova lungo il percorso che compiono gli amatori di jogging e footing tra i nostri straordinari boschi in qualsiasi stagione. E' stata costruita 8 anni fa e accoglie una statua, non tanto piccola, della Madonna Immacolata Concezione. La bella cappella, da qualcuno intitolata alla Madonna del Cammino, è stata costruita in pietra a vista molto bene a forma di nicchia, a sx dello spiazzo che c'è alla fine della non leggera salita, provenendo da Piazza. Il superamento dell'asperità invita, ai meno allenati, a fare un break proprio sui sedili in legno che ornano la cappella. E' piena di piccoli segni di devozione come coroncine del rosario, nastri colorati, qualche conchiglia come quelle del percorso di Santiago di Compostela, cordoncini di boy scout, qualche vasetto per i fiori, qualche lumino. Avevo già parlato di questo simpatico luogo, nel post dell'1 agosto 2013 dedicato alla Fontana e Abbeveratorio n. 7 che c'è lì di fronte. Colgo l'occasione per dire nuovamente grazie a chi ha contribuito a erigere l'edicola e, perché no, a tutti i passanti che la rispettano mantenendola egregiamente.
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina      

Quando i cavalli erano a vapore

 
Treno a vapore in servizio sulla Dittaino-Piazza-Caltagirone
"Il dott. Giusto, morto mezzo secolo fa [e dunque nel 1885] riteneva che nel treno ci fossero nascosti i cavalli per farlo camminare"¹
 
A pagghjetta
 
Quann' a Giust', d'u purteu d'a ferruvia
Gghj' cadì a pagghjetta ménz' a via
Cuménzà a griè: Spetta gnuri spetta
Tengh' i cavaddi e pìgghj'm' a pagghjetta!
 
Carmelo Scibona 
(U Cardubu, 1935)
 
(La paglietta - Quando a Giusto dal finestrino del treno /Gli cadde la paglietta per terra /Cominciò a gridare: Aspetta gnuri² aspetta / Ferma i cavalli e prendimi la paglietta!)
 
¹Nota originale all'epigramma nel volume U Cardubu del 1935.
²Così ci si rivolgeva allora al cocchiere. 

(tratta da C. Scibona a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U Cardubu, 1997, p. 272 e non 274)

  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 
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