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Cronarmerina - Aprile 2025

Violinista Edgardo Catalano

Il violinista piazzese Edgardo Catalano (1872-1927)
La foto di fine anno scolastico 1916-17 della III classe della Regia Scuola Normale Promiscua Superiore "F. Crispi" di Piazza Armerina, che vi ho mostrato qualche giorno fa, tra le 36 alunne e i 14 insegnanti, al n. IX ci ha indicato il volto del professore piazzese di Canto al quale è stata intitolata una via della nostra Città, quella tra il Teatro Garibaldi e il Cinema Ariston. Si tratta del prof. Edgardo Catalano, nato a Piazza Armerina il 28 ottobre del 1872 e morto l'11 luglio 1927 nella sua abitazione di Via Umberto. Il generale Litterio Villari nel suo volume Storia di Piazza Armerina¹ ci fa sapere che fu <<insigne violinista e il primo assoluto in un concorso nazionale ed ebbe l'onore di suonare davanti alla regina Margherita>>.
 
¹ Nell'ultima edizione del libro, la IV del 2013 a p. 577, viene indicato erroneamente come anno di nascita il 1892, mentre in quella precedente, la II del 1981 a p. 530, è indicato erroneamente il 1827.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Bedda vacanza

 
Sino al 1977, l'11 Febbraio di ogni anno a scuola c'era vacanza. In quel giorno si ricordava il reciproco riconoscimento tra la Santa Sede e il Regno d'Italia avvenuto nel 1929, VII anno dell'era fascista. I Patti furono chiamati Lateranensi perché firmati presso il Palazzo di San Giovanni in Laterano a Roma, da Pietro Gasparri, cardinale Segretario di Stato per conto della Santa Sede, e da Benito Mussolini, capo del Fascismo e primo ministro italiano. La vacanza cadeva sempre nel periodo di Carnevale e per questo era doppiamente ben accetta. Gaetano Masuzzo/cronarmerina 
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La prof.ssa Vaccarella

Prof.ssa Elisabetta Vaccarella
Tra le insegnanti nella foto di gruppo della classe III (corsi A e C) della Regia Scuola Normale Superiore Promiscua "F. Crispi" di Piazza Armerina, del giugno 1917, abbiamo individuato al n. III l'insegnante Elisabetta Vaccarella. Nata il 20/12/1881 a Montemiletto (Av) la prof.ssa Vaccarella, dopo il conseguimento del Diploma di Magistero a Firenze nel 1905 quattro anni più tardi assume l'ufficio di segretaria, in sostituzione della titotare Verga Giuseppina, presso la Regia Scuola Normale Femminile "G. Turrisi Colonna" di Catania e qualche mese dopo a Roma sostiene gli esami di concorso per la cattedra di Italiano per le Scuole Normali del Regno. Nel 1915 è attiva nella Croce Rossa. Socia fondatrice della Sezione femminile della "Dante Alighieri" presta assistenza ai figli dei richiamati in guerra a Catania e a Piazza Armerina durante l'anno scol. 1916/1917¹, quando insegna nelle classi della foto di gruppo. Dall'anno successivo è trasferita sino all'aanno scol. 1951/52 alla Regia Scuola Normale, poi Liceo, "G. Turrisi Colonna" di Catania. Alla fine del conflitto mondiale l'11 novembre 1918 è incaricata dal Comando Militare a celebrare la Vittoria al Teatro Massimo di Catania. Oltre all'assistenza morale agli orfani di guerra, la prof.ssa tiene conferenze artistico e letterarie a Catania e a Palermo per diversi anni. (tratto da notizie fornite dal prof. Francesco Impallomeni, Catania)
¹ Della prof.ssa Vaccarella esiste, presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, il testo monografico di 51 pagine dal titolo Commemorazione di giovani studenti piazzesi caduti per la patria, Ed. A. Vincifori, P. Armerina, 1917. Sul frontespizio l'Ente che l'ha promosso: "Unione generale degli insegnanti italiani, sezione di Piazza Armerina".
cronarmerina.it
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Il Campanile della Cattedrale

Il Campanile della Cattedrale (2^ parte del Trecento-1581)
 
Il nostro Duomo, dal 1817 Cattedrale (chiesa principale della Diocesi in cui ha sede la Cattedra Vescovile) ha un campanile alto 44 metri e largo 12 metri ca. che si presenta di stile gotico-catalano, «l'ultima parabola del gotico-aragonese, in sul finire del '400» (Manganuco), nei primi due piani o ordini¹ e di stile rinascimentale-classicista² negli altri due superiori. L'ideazione di questi ultimi avvenne alla fine del Quattrocento, mentre l'effettivo inizio fu nel 1517, in coincidenza del notevole lascito (60.000 scudi) della nobile Panfilia Spinelli vedova di Giovanni Andrea Calascibetta barone di Scalisa e Maloscristianello, morto nel 1508, di cui nella cripta voleva farne un degno luogo di sepoltura. Il materiale dei primi due piani/ordini è in pietra calcarea bianca, come tutta la chiesa pre-esistente, chiesa madre già nel 1308 col nome di Santa Maria Maggiore e nel 1349 dedicata a Maria SS. delle Vittorie³. Tra il Sei e il Settecento la chiesa precedente fu in parte demolita e in gran parte inglobata da supporto strutturale e di servizio alla nuova come la vediamo adesso, ma del campanile prima del 1517 non si hanno notizie certe, ma è impensabile che per due secoli la chiesa madre non ne avesse avuto uno. Pertanto la posa della prima pietra dei due piani superiori nell'aprile del 1517, dovette avvenire quanto meno sul sito del precedente o su quello che ne rimaneva costruito nella 2^ parte del Trecento. «I due livelli del campanile, edificati nel 1517 con coppie di finestre cieche ad arco inflesso con infiorescenza sommitale che si ripetono nei due ordini scandendoli, richiamano il cosidetto "gotico-fiorito" della tarda architettura catalana cui si ispirava probabilmente anche il resto della chiesa»4. Nel 1542 la costruzione venne interrotta per il parziale crollo a causa di un terremoto che interessò la Val di Noto. I lavori ripresero nel 1555 e gli ultimi due piani furono completati nel 1581, anno di posa della campana grande, ma con uno stile diverso, grazie al contratto stipulato col maestro scultore e architetto "fiorentino" Raffaele Russo, che dal 1558 si servì per la realizzazione dei lavori del maestro Nicola Calderaro di Petralia Sottana. Il nuovo stile applicato (simile a quello della contemporanea ricostruzione del Duomo di Enna) fu quello rinascimentale, con una naturale "metamorfosi" tra due linguaggi apparentemente inconciliabili, ma che il Russo seppe gestire applicando la pietra arenaria rosata sulla calcarea bianca, creando così una gradevole bicromia5. Il restauro più recente risale alla prima metà del 2009 e in quell'occasione tanti abbiamo avuto l'opportunità di salire sino alla cella campanaria e vedere le enormi campane, oltre all'insolito e unico panorama. Voglio concludere con alcune curiosità: - dai Documenti del 1627 risulta che tra i lavori preventivati c'è pure una scala «a lumaca servira per mettervi dentro l'orologgio» e «in detto campanile si pol mettere l'orologgio rompendo come una finestra dove devono andare li contrappisi»6 e dal Regesto documentario del 23, 26 e 31 marzo 1628, si deduce che il campanile di allora aveva già un orologio in quanto è «detto dell'orologio» o «dell'horologgio»7; - nel progetto di completamento della cupola dell'architetto catanese Francesco Battaglia nel 1767, era previsto l'innalzamento del campanile sino all'altezza della cupola che è alta 76,5 metri, pertanto doveva venire alto quasi il doppio di come lo vediamo oggi; - nel 1760 si registra la morte di un operaio, sembra l'unica avvenuta durante la costruzione del Duomo: «20 maggio, "Si pose la prima pietra della cubola con solennità e intervento del popolo, ma sotto il 23 di venerdì mattina si precipitò in questo Lorenzo <?> di Paolo manuale per aversi tenuto al lazzo che ci venne meno, fu ammonito dell'oglio santo"»8
 
¹ In realtà nella parte gotico-catalana (fine XIV inizio XV secolo) di piani ne possiamo distinguere ben 5. Il primo lo consideriamo lo zoccolo massiccio (la base vera e propria) di m 2,30 ca. di altezza e di m 13 ca. di larghezza che esce fuori dalla perpendicolare della torre di oltre mezzo metro per lato; il secondo e il terzo lisci, senza sculture o rilievi, separati da una cornice bombata; il quarto e il quinto di diversa altezza e con 2 finestre cieche in ognuno.
² Caratteristico del XVI secolo.
³ Nonostante la proclamazione a Chiesa Madre nel 1349, il Vessillo continuò a rimanere custodito nella precedente chiesa madre di San Martino di Tours sino al 1517.
4 Cettina Santagati, Gli ultimi bagliori del gotico di influenza ispanica in Sicilia: La torre del Carmine e il campanile del Duomo di Piazza Armerina, in L'architettura di età aragonese nella Val Demone, a cura di L. Andreozzi, Univ. CT, ARACNE Ed., Roma 2007, pp. 43-52, in part. p. 48.
5 Cfr. Domenica Sutera, La chiesa madre di Piazza Armerina, ed. Lussografica, Caltanissetta 2010, pp. 29-31.
6 Ivi, pp. 278, 280.
7 Ivi, p. 237.
8 Ivi, p. 243. Non si comprende come la morte che avverrà il 23 successivo sia registrata tre giorni prima, il 20. Semmai doveva essere il contrario.
 
 
cronarmerina.it
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Fratello del Gen.le Cascino

Il prof. Salvatore Cascino (1875-1951)
 
In una delle mie ricerche, tra i tanti documenti e notizie, mi sono imbattuto nell'albero genealogico relativo alla famiglia del Gen.le Antonino Cascino. L'ho trovato nelle ultime pagine di un volume dello storico Litterio Villari e leggendolo sono venuto a sapere che il generale era il terzo di undici fratelli nati dal matrimonio fra Calogero Cascino e la moglie, Grazia Franzone. Il matrimonio avvenne poco prima della nascita nel 1859 del primogenito Giuseppe, chiamato, come si usava una volta, come il nonno paterno classe 1784. Dopo la seconda, Carolina, nacquero Antonino (il generale) e Calogero (avvocato e deputato al Parlamento dal 1904), altri tre maschi e una femmina sino ad arrivare al nono figlio nel 1875, Salvatore. Quest'ultimo è stato individuato recentemente al n. VIII tra gli isegnanti della foto¹ di gruppo relativa all'anno scolastico 1916-1917 della III classe della Regia Scuola Normale Promiscua Superiore "F. Crispi", poi Istituto Magistrale, di Piazza Armerina. A pagina 595 del libro del Villari, Storia della Città di P. Armerina, ROMA 2013, che io considero, a ragion veduta, l'Enciclopedia di Piazza, esiste una breve biografia del prof. Salvatore Cascino che riporto qui sotto:
<<Fratello del generale e padre del precedente², nacque a Piazza nel 1875 e da giovane insegnò francese al Ginnasio ed agraria nel R. Istituto Normale (oggi Magistrale) della nostra città. Nel 1920 venne comandato presso il Ministero dell'Agricoltura per incarichi connessi all'insegnamento dell'agraria nelle Scuole Statali. Un anno dopo fu Commissario Governativo presso la Sezione del Credito Agrario del Banco di Sicilia di Palermo. Tornò a Roma per pochi mesi nel 1928 per dirigere una banca del Consorzio Nazionale del Credito Agrario; poi nel dicembre dello stesso anno raggiunse Firenze quale nuovo direttore Generale dell'Istituto Federale del Credito Agrario della Toscana, incarico che tenne fino al 1944. Morì a Firenze nel 1951>>.
Inoltre, nell'aprile 2016, ho appreso che oltre a tante opere <<nel primo decennio del Novecento aveva pubblicato il libro di agronomia adottato alla Scuola Normale della Città, Quadri Sinottici di Agronomia ad uso delle Scuole e degli Istituti Tecnici, delle Scuole Normali e delle Scuole di Agricoltura, Ed. Consorzio Agrario Siciliano, PALERMO 1902>> (E. Lentini, BiblioPlatia, facebook 2016). Fu anche Presidente della Regia Scuola Professionale di Arti e Mestieri di Piazza Armerina e mentre ricopriva tale carica pubblicò una relazione sulle Scuole Superiori della nostra Città. La relazione dal titolo Per l'istruzione professionale, Tip. A. Vincifori Giovenco, P. ARMERINA 1911-912, risulta <<molto interessante perché inquadra l'argomento a livello nazionale per concentrarsi su Piazza. Molte le notizie riguardanti per esempio i locali che ospitavano le nostre scuole, le materie insegnate, alcuni nomi di insegnanti. Per esempio oltre al corso normale c'erano corsi seralie festivi; in previsione di una forte emigrazione verso le colonie della Tripolitania si propose al Ministro l'istituzione della cattedra di arabo; oppure riguardo la nostra Regia Scuola Normale (che poi diventerà Istituto Magistrale) si legge che fu la prima del Regno ad essere dichiarata promiscua! E tanto altro a testimoniare l'alta qualità delle nostre scuole in quel periodo!>> (M. Incalcaterra, BiblioPlatia, facebook 2016).
 
¹ Questa foto fu fatta il 20 giugno del 1917, tre mesi prima della morte del fratello generale Antonino sul Monte Santo il 15 settembre dello stesso anno. La somiglianza col fratello maggiore è lampante.
² Luigi, Avvocato Generale dello Stato (P.Armerina 1908-Firenze ?) riportato nella stessa pagina del libro.
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Sant'Áita a Ciazza

 
Sito dell'ex Chiesa di Sant'Agata (u ciàngh Balilla)
 
Il culto di Sant'Agata a Piazza, come in tutta la Sicilia, risale al III secolo, sin da quando la giovane nobile siciliana rifiutandosi di ripudiare pubblicamente la propria fede cristiana, fu processata, fustigata, torturata con lo strappo delle mammelle con le tenaglie e, infine, sottoposta al supplizio dei carboni ardenti, che la portarono alla morte il 5 febbraio del 251 d.C. Tre secoli dopo, al tempo dei Bizantini, già nel nostro territorio si hanno cappelle o piccole chiese dedicate alla Santa. Per esempio in una contrada nei pressi di Mirabella Imbaccari ne esiste una che poi le darà il nome "Gatta". Nel 1334, Bonadonna e la figlia Graziana Sparavayra, nobili piazzesi, fanno costruire la grande chiesa di Sant'Agata a poche decine di metri da quella di S. Maria Maggiore al Monte (il sito era quello nella foto, dove al centro si distingue molto bene l'interno di ciò che rimane del muro col portone d'ingresso principale). Due secoli dopo, nel 1530, la baronessa Costanza Colomba del Polino decide di trasformare il suo palazzo confinante con la chiesa di Sant'Agata in Casa di Ritiro spirituale per pie signore sotto il titolo della Santa. Nove anni dopo i Ritiro si trasforma in Monastero sotto la regola di S. Benedetto (è il III della Città). Dopo più di tre secoli, nel 1879, le suore del Monastero sono costrette a trasferirsi presso l'altro di S. Giovanni Evangelista, per la pericolosità delle fabbriche del loro edificio che passa in custodia del Comune. Nel 1885 il Sindaco di allora, Antonino Crescimanno, fa approvare una delibera con la quale essa viene destinata a pinacoteca e museo comunale. Restituita al Vescovo, molte delle opere d'arte in essa contenute sono trasferite in Cattedrale e finalmente, nel dicembre 2011, con l'apertura della Pinacoteca Comunale in via Monte, nell'ex Monastero Benedettino della Trinità, possono essere nuovamente ammirate*. La chiesa e monastero, invece, sono demoliti nel 1930, per dare luogo o ciàngh Balilla destinato dalle autorità fasciste a piccola piazza d'armi per l'istruzione paramilitare dei Balilla e degli Avanguardisti sino al 1945 e, successivamente, al mercato settimanale. Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 
*Appena entrati nella Pinacoteca Comunale, nella nicchia in alto c'è la statua in pietra locale della Santa proveniente dalla chiesa abbattuta. Inoltre, nell'atrio della Biblioteca Comunale (chiostro dei Gesuiti) esistono i resti di un portale della chiesa con i blasoni delle famiglie piazzesi Calascibetta e Micciché che tanto avevano avuto a che fare con l'edificio religioso.
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Gli insegnanti della foto su "INCONTRI"

Foto di fine anno sc. 1916-1917 classe III Regia Sc. Normale "F. Crispi"
Elenco insegnanti della III Regia Sc. Normale "F. Crispi" a.s. 1916-17
Dopo l'elenco delle alunne ecco l'elenco degli insegnanti, contrassegnati da numeri romani, è preceduto dal nome della Direttrice prof.ssa Alessandrina Garzaroli in Crea (al centro senza numero) e tra i 14 insegnanti troviamo al n. I Messina Rosaria Pedagogia, II Brusa Vittoria Pedagogia, III Vaccarella Elisabetta Italiano¹, IV Scelfo Carmelo Italiano, V Zelarovich Angela Scienze², VI Fisichella Santa Matematica, VII Arasio Michelina Disegno, VIII Cascino Salvatore Agraria³, IX Catalano Edgardo Canto4, X Armino Elisa Calligrafia, XI Paternicò Giuseppina ved. Iaci Ginnastica, XII Carducci Clelia maestra assistente di Lavoro femminile, XIII Scelfo Elena Francese, XIV Franchino Gaetana Direttrice Convitto Insegnante Scuola Elementare. In un altro documento relativo a una commissione di esame, allegato alla ricerca, troviamo inoltre Bottari Giuseppe supplente di Educazione Fisica, Di Carlo Concettina supplente di Lavoro manuale, Parisi Liborio supplente di Lavoro manuale.
 
¹ Vaccarella Elisabetta nata a Montemiletto (AV) il 20/12/1881.
² Zelarovich Angela era stata una delle 3 femmine su un totale di 59 iscritti alla facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell'Università di Catania nell'anno accademico 1910-11 (L. Braciforte, Le donne nell'università di Catania - Percorsi, presenze, ruolo e condizione, CT, 2001, p. 46); nel 1915 era assistente in sovrannumero presso il Gabinetto di zoologia e anatomia comparata dell'Università di Catania, e due anni prima aveva pubblicato il volume Primo manipolo d'Animali marini catturati da alcune reti a strascico nel Golfo di Catania.
³ Cascino Salvatore (1875-1951) era il terzultimo dei 10 fratelli del Generale Antonino Cascino.
4 Catalano Edgardo (1872-1927) era l'insegnante di musica e violinista a cui è stata intitolata la via tra il Teatro Garibaldi e il Cinema Ariston.
 
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Le alunne della foto su "INCONTRI"

Classe III  (A-C) della Regia Sc. Normale Promiscua Superiore "F. Crispi" a.s 1916-17
 
Elenco delle alunne della classe III Regia Sc. Normale "F. Crispi" a.s. 1916-17
La foto che vedete in alto, è quella che ha dato lo spunto al collezionista e cultore di storia patria Francesco Impallomeni, per parlare di Clelia Carducci Marino, nipote del grande Giosuè, insegnante, moglie e madre nei primi decenni del Novecento nella nostra Città. La foto ritrae la III¹ classe (corsi A e C) della Regia Scuola Normale Superiore Promiscua "Francesco Crispi" di Piazza Armerina alla fine dell'anno scolastico 1916-17, in piena I Guerra Mondiale. Sul retro della foto (in basso) ci sono elencati le alunne e gli insegnanti di quella classe e oggi vi propongo soltanto l'elenco delle alunne. A parte la direttrice, prof.ssa Alessandrina Garzaroli (ancora preside nel 1937), le 36 alunne (anche se i numeri sono 37, il 21 infatti non è stato assegnato) hanno un numero arabo accanto, mentre i 14 insegnanti hanno quello romano, per meglio individuarli. Le alunne, che potrebbero essere delle nostre antenate, sono: 1 Cucuccio Giuseppina, 2 Balbo Rita², 3 Sardella Filippa, 4 Giannuzzo Irene, 5 Abate Santa, 6 Sberna Laura, 7 Grasso Maria, 8 Ligotti Maria³, 9 Giglia Rosaria, 10 La Vaccara Orsola4, 11 Mastrobono Santa; 12 Rampulla Angela, 13 Lauria Carmela, 14 Crea Ersilia, 15 Rampulla Paola, 16 Mulè Letizia, 17 Santangelo Marianna, 18 Giampapa M. Antonietta, 19 Paternicò Maria, 20 Arena Laura, 21 (non assegnato); 22 Giambra Maria, 23 D'Asaro Maria Nunzia, 24 Giusto Francesca, 25 Prestifilippo Concetta, 26 Mulè M. Ida, 27 Catalano Letizia, 28 Scucchia Filippa, 29 Carbone Maria, 30 Vitale Elena, 31 Palermo Maria, 32 Maira Concetta, 33 Zitelli Angela, 34 Maugeri Giovanna, 35 Carbone Rita, 36 Malvica Giovanna, 37 Flamà Concetta. (continua con gli insegnanti)

¹ Osservando attentamente la foto, si nota come le alunne di questa scuola superiore portassero il grembiule nero con le 3 strisce orizzontali sul braccio sx, a indicare la loro frequenza della classe III. Lo si distingue chiaramente nelle due alunne in prima fila in basso a dx. Questo segnale sui grembiuli scolastici venne usato sino agli anni '60 nelle scuole elementari, o sul braccio o sul petto a sx.
² Di Antonino nata a P. Armerina il 13/8/1898, probabilmente sorella del fotografo Antonio Balbo, allora ventinovenne. Guardando attentamente in basso a dx il cartoncino su cui è applicata la foto, si scorge il timbro blu oltremare col nome del fotografo che ha realizzato la foto, Angelo Salvatore Caponetti allora ventiquattrenne (1893-1963) di cui ho parlato nel post I due fotografi e altri
³ Sul registro degli esami è nominata Giuseppa.
4 Nata il 27 settembre 1897, nell'a.s. 1919/20 si iscrive alla Facoltà di Scienze Matematica e Fisica della Regia Università di Catania.

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Clelia Carducci su "INCONTRI"/4

La maestra Clelia Carducci Marino nella foto¹ della III classe "F. Crispi", 1917
 
Parte 4 e ultima
 
(dalla Parte 3) «Negli anni 1866-1867, il governo centrale con l'applicazione della Legge Casati stabilì il reclutamento di nuovi insegnanti per le esigenze delle scuole elementari e superiori, e le autorità locali si prodigarono per farsi assegnare ottimi docenti. Ugo Antonio Amico, a seguito di accordi con gli amministratori del luogo, si rivolse a Carducci affinché indicasse insegnanti validi, e il poeta pensò bene di mandare nell'isola il fratello e un cugino di nome Valerio. Uomo di carattere eccellente, Valfredo, che visse per lunghi periodi in Sicilia, e gravitò per molti anni nel mondo della scuola, fu accolto con deferenza e stima dalla popolazione e dai notabili del luogo; rimase a Monte san Giuliano per circa dieci anni, e dopo, promosso ispettore scolastico, si trasferì dapprima a Noto e poi a Forlimpopoli, dove diresse per vent'anni (1890-1910) la Regia Scuola Normale Maschile, che in suo onore oggi ha nome il Liceo "Valfredo Carducci". Di tale scuola si parla spesso nelle biografie di Benito Mussolini, che la frequentò con mediocre profitto, e vi ebbe come compagno di studi il noto giornalista e scrittore Rino Alessi. Ultimata la carriera, Valfredo ritornò in Sicilia, e il 30 aprile 1919 morì a Piazza Armerina, dove ha voluto trascorrere gli ultimi anni di vita accanto alle amate figlie Clelia e Ildegonda. Le notizie riportate in queste righe fanno ipotizzare che anche Giosuè Carducci qualche volta sia venuto dalle nostre parti per far visita ai suoi cari, e che magari ne abbia approfittato per ammirare le stupende bellezze della nostra classica terra. RINGRAZIAMENTI Per la disponibilità e la cortesia ringrazio la vicepreside Debora Muscarà, Cinzia Mendolia e Calogero Nicotra». (tratto da F. Impallomeni, INCONTRI la Sicilia e l'altrove, 2013)

¹ Di questa foto, sorprendentemente, un amico qualche giorno fa me ne ha mostrato un'altra copia ma senza numeri né nomi sul retro, dove, invece, c'è scritto che ne sono state fatte 20 copie a £. 5 cad. 

N.B. - Per conoscere le alunne nella foto cliccare su Le alunne della foto su "INCONTRI".

- Per conoscere gli insegnanti nella foto cliccare su Gli insegnanti della foto su "INCONTRI".

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Clelia Carducci su "INCONTRI"/3

Clelia Carducci (1876-1950)
 
Parte 3
 
(dalla Parte 2) Una ulteriore ricerca mi ha consentito di apprendere altre notizie che meritano di essere ricordate. Clelia Carducci nacque a Monte San Giuliano (oggi Erice-TP) il 13 dicembre 1876 e, morta a Piazza Armerina il 22 aprile 1950, fu sepolta nel locale cimitero. Figlia di Valfredo e di Argia Faleni, il 21 agosto 1905 sposò a Forlimpopoli il Dott. Salvatore Marino, nato a Piazza Armerina il 7 giugno 1869, e dopo il matrimonio i due coniugi fissarono la residenza in quest'ultimo Comune, dove Clelia si dedicò all'insegnamento e il marito alla professione di medico chirurgo. Dalla loro unione nacque Letizia il 22 marzo 1909; fu anch'essa insegnante nell'Istituto "Francesco Crispi", e morì nubile il 2 marzo 1974¹. La presenza in Sicilia di appartenenti alla famiglia Carducci si ricava anche da altri documenti che esistono presso lo Stato Civile di Piazza Armerina. Valfredo Guido Carducci, figlio di Michele e Ildegonda Celli, era nato a Bolgheri nel 1838, e venne a Monte San Giuliano su segnalazione del fratello Giosuè. Studiò a Firenze, e nel 1859 interruppe gli studi per partecipare alla seconda guerra d'indipendenza; in seguito li riprese e li completò a Bologna. A Erice ebbe l'incarico di dirigere la Scuola Nazionale, e nel 1869 sposò la piemontese Argia Faleni, che insegnava nello stesso Istituto. Dalla loro unione nacquero quattro figli: Giosuè e Dante, morti in tenera età, e Clelia e Ildegonda. Quest'ultima, nata a Monte San Giuliano il 16 novembre 1871 si trasferì a Piazza Armerina, e vi morì l'8 ottobre 1961. Alla radice di questa presenza in Sicilia dei detti parenti del poeta fu l'amicizia determinatasi a Bologna fra il celebre Giosuè e un tal professore Ugo Antonio Amico, proveniente da Monte San Giuliano; quando l'autore delle Odi barbare ottenne la docenza universitaria, fu sostituito proprio da Amico come insegnante di materie letterarie al Liceo Galvani della stessa città. Fra i due nacque un bel rapporto di reciproca stima, che continuò dopo che il professore Amico ottenne il trasferimento nella terra natìa». (tratto da F. Impallomeni, INCONTRI la Sicilia e l'altrove, 2013)
 
¹ In realtà i figli furono cinque. Oltre a Letizia ce ne furono altri quattro: Angiola Maria (1906-1988), Valfredo Rosario (1907-2003), Guido insegnante al Liceo Classico di Piazza e poi speaker RaiTv, e Marina insegnante di Lettere all'I.T.I.S. di Piazza.
 
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