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Cronarmerina - Aprile 2025

Sempre sulla Sicilia

Sicilia, terra mia
 
Quannu ti piensu
na lacrima 
mi scinni
sula, sula
m'agniuttu...
Avi u sapuri amaru 
ra luntananza.
Sicilia, terra mia
amuri e odiu
pruovu ppi tia
matrigna, fusti
ppi mia.
Aiu desideriu 
ri l'aria frisca ra matina
Aiu desideriu ro mari
Aiu desideriu do suli 
Vulissi sentiri nautra vota 
comu quannu eru picciridda
u ciauru ra zagara e ra citrunella 
ca nun sentu ciù
ri tantu tempu.
Ora ca sugnu ranni 
e canuscu a vita 
vulissi turnari ni tia...
piddunami... Matri mia.
 
Cettina Lascia Cirinnà
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 
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Il nostro smartphone

Altro gioco di tanto tempo fa era quello del telefono col filo. Alcuni lo chiamavano anche telefono senza filo, ma come ben vedete il filo c'era, eccome! 
Infatti, senza filo, mettendo l'orecchio dentro al barattolo, non si sentiva un bel niente. Invece col filo, anche a una distanza di 10, 15 metri, tendendolo molto bene, si sentiva la voce del compagno, anche se parlava a bassa voce. Bastavano due lattine, o meglio due BUÀTTE D PÖM'DAMÖR PELÀTI, o più recentemente, due bicchieri di plastica, una diecina di metri D SPÀGU e il gioco era fatto. 
Ai giorni nostri, due ragazzi come potrebbero accontentarsi di giocare così se tra le mani hanno già lo smartphone (telefonino intelligente) o l'i-phone (il melafonino dell'Apple) di 400, 500 e oltre Euro? 
Altri tempi. Migliori? A voi la risposta, io già me la sono data.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

  • Pubblicato in Cose
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Il FLOP

Gaetano, questa poesia l'ho scritta proprio allora, sull'onda dell'emozione...!

UNDICI SETTEMBRE

 
Per anni ci ha colto l’ebbrezza
di essere dei
bambini
col naso attaccato sui vetri,
seguivamo
virtuali fiocchi di neve…
o per strada, d’estate,
l’incanto
di  bolle vaganti,
indistruttibili,
dai colori infiniti;
e mondi  riflessi
su schermi giganti.
Quel gran volteggiare
dipendeva solo da noi,
inventori immortali
di  universali telecomandi.
 
Poi il FLOP… ci lasciò sbigottiti!...
e guardando sul freddo selciato
non vedemmo più
fiocchi di neve adagiarsi
per finta,
né bolle dai toni cangianti
indugiare,
ed offrirsi allo sguardo
che le aveva create
per il suo video-game…!
…ma tante, tantissime…
gocce di sangue
indelebili e vere.
 
Lucia Todaro
 
 
cronarmerina.it
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Testimonianza diretta

Ieri mattina, presso la Biblioteca Comunale, la signora Graziella Calcagno ha rilasciato alla redazione piazzese di Memorie in Cammino la sua diretta testimonianza dei fatti accaduti nel luglio del '43, prima, durante e dopo lo sbarco degli Alleati sulle coste del siracusano. La signora, allora bambina, ha ricordato con precisi  particolari quei giorni della sua infanzia che la videro privata del padre, il vicebrigadiere piazzese di P. S. Calisto Calcagno, ucciso dai paracadutisti inglesi mentre tentava, insieme ad altri, di attraversare il ponte sul fiume Anapo a poca distanza da Siracusa, dove prestava servizio. La famiglia della signora Calcagno, ex insegnante elementare, era in quel periodo bellico ospite della contessa Grande a S. Michele di Cassibile, a qualche chilometro da Siracusa, proprio nel luogo dove poi fu firmato il 3 settembre del '43, poi reso pubblico il 9, l'armistizio tra Italiani e Americani. Infatti, lei ha ricordato perfettamente i momenti frenetici di quei giorni nell'aia che ospitava la tenda militare e la presenza continua dei generali americani e inglesi che preparavano gli accordi e che andavano e venivano con un piccolo aereo che atterrava lì vicino in pochi metri. Erano, lei l'ha saputo successivamente, i generali Eisenhower e "quello inglese con il curioso frustino sotto l'ascella che non mi spiegavo a cosa gli servisse" (gen.le Montgomery). Inoltre, un'altra cosa che è rimasta indelebile nella sua memoria sono stati i terribili bombardamenti che hanno preceduto lo sbarco, e che le impediscono ancora oggi di assistere ai fuochi di artificio, durante i quali, in braccio al padre, lo aveva sentito pregare insistentemente, cosa che, avendolo riferito dopo qualche anno, sorprese persino sua madre che le aveva chiesto che cosa le dicesse durante il finimondo. Al termine, a nome dell'Amministrazione Comunale, i proff. Salvatore Lo Re e Angelo Mela hanno ringraziato la signora Calcagno, che ricordo è nata a Piazza come il padre la cui famiglia abitava all'inizio del '900 in via Rizzo 7 al Monte, col mio volume di Cronologia e con la promessa che si farà di tutto per intitolare una via cittadina a suo padre nostro concittadino "caduto nell'adempimento del proprio dovere" come è avvenuto l'anno scorso a Siracusa-Cassabile. Gaetano Masuzzo/cronarmerina     
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Dodici anni fa

 
11 Settembre 2001
 
Alle ore 8:46 (le 14:46 in Italia) gli Stati Uniti si scoprono vulnerabili a 4 attacchi terroristici dell'organizzazione di matrice fondamentalista islamica al-Qaida. E' la prima volta, dopo la Guerra di Secessione Americana 1861-1865, che sul suolo statunitense si assiste a una cosa simile. Gli attacchi porteranno 2.974 + 19 terroristi morti e 6.400 feriti, oltre alla reazione degli U.S.A. che dichiareranno "Guerra al Terrorismo" attaccando l'Afghanistan controllato dai Talebani. Da allora per tutti è cambiato qualcosa, tutti ricordiamo cosa stavamo facendo quando abbiamo saputo dell'attacco alle Torri Gemelle, ancora tante cose devono essere chiarite, una tra tutte, per me inconcepibile: 
"Come può la prima potenza militare del pianeta, con i mezzi in possesso di intelligence inimmaginabili di allora, subire 4 attacchi tra le propria mura domestiche senza prevederli neanche minimamente?" 
Io ricordo che mi stavo preparando per la solita partitina a tennis ai campi della Bellia, e voi ?
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
       
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Sicilia mia

 
Sicilia mia
 
Terra di antiche civiltà,
di Santi, artisti, poeti e briganti.
Terra di sole che scalda
e splendore ti dà.
Terra dai tanti sapori
che incantan i palati.
 
S'ncrocian tra loro i colori
nei piatti d'artisti decorati.
Terra di mare e di spiagge dorate,
distese di sabbia di bagnanti gremite.
Terra di amori, di sfide e duelli
tra cuori accesi da ardenti passioni.
 
Cavalcan uomini forti,
indossan vestiti sinuosi eleganti signore
che lancian sguardi spediti.
Tra intrighi si scambian gesti e saluti,
e il rispetto richiede silenzi inauditi
dall'onore forzati.
 
Sicilia, superba, sei ricca ornata di perle,
di arte che parla di storia,
di antiche leggende risolte nel sangue.
Paesi arroccati sui monti,
stradine ripide e strette,
incantevoli chiese, palazzi e dipinti.
 
Ti guardan le vecchine dall'uscio curiose,
ti chiedon chi cerchi, chi sei voglion sapere.
Così ti fermi con loro a parlare,
ti offron vino, dolci e liquori,
quanto calore nei loro cuori !
 
Un libro tu sei terra mia,
che aggiunge ogni giorno una storia.
Ma tu raccontala pure 
perché chiunque in Sicilia è arrivato,
ha visto, conosciuto, sentito e toccato,
ma, soprattutto, amato.
E il ricordo di una meravigliosa visione
nel cuor suo ha portato.
 
Roberto Lavuri
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Aspettando il nuovo Vescovo/8

Mons. Antonino Catarella VIII vescovo di Piazza nel 1942

Alla morte del vescovo mons. Mario Sturzo nel 1942 fu eletto VIII vescovo della Diocesi di Piazza Armerina mons. Antonino Catarella nato nel 1889 a Cammarata (Ag). Si rivelò pastore attento, giusto e leale. Grande organizzatore che curò personalmente il Seminario, creò nuove parrocchie in tutta la Diocesi e soprattutto a Gela, che in pochi anni nell'immediato dopoguerra aveva triplicato la sua popolazione. Riattivò le antiche associazioni religiose laiche chiuse dal Fascismo e ne creò di nuove. Si adoperò all'aggiornamento delle confraternite sopprimendo quasi del tutto quelle di Piazza per conflitti interni alle stesse e di rapporti con il clero. Sotto il suo ministero pastorale la chiesa Cattedrale fu insignita del titolo di Basilica nel 1962 e iniziò le pratiche per riavere nella nostra Città almeno un Ordine religioso. Inoltre fece sorgere il Consultorio Diocesano, i corsi obbligatori di preparazione al matrimonio e avviò le Caritas cittadine. Nel 1970, quasi ottantenne, chiese d'essere esonerato dal governo della Diocesi e papa Paolo VI lo accontentò. Due anni dopo morì e venne sepolto nella nostra Cattedrale. A Piazza gli è tata intitolata la strada nei pressi di via G. D'Annunzio.

cronarmerina.it

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Sicula siculorum

Ebbene sì, caro Tanino carissimo. Se la maggiore civiltà ha necessità di un livello economico elevato e se la miseria ha come conseguenza l’imbarbarimento, la colpa è allora di garibaldi e dei savoia e di cavour. «I meridionali non dovranno mai essere più in grado di intraprendere» disse il Governatore della Banca d’Italia Carlo Bombrini, mentre smantellavano le eccellenze del sud e portavano il malloppo al nord. E come avremmo potuto crescere, senza fondi e senza infrastrutture? E come avremmo potuto crescere, se anche i nostri politici si vendettero, e continuano a vendersi, ai vincitori? Adesso si sta prendendo coscienza di ciò che avvenne grazie alla marea di ricerche e notizie e testimonianze. Anche se è altrettanto chiaro, epperò, che con la nostra splendida autonomia, ben altro avremmo potuto, noi siciliani.
Una autonomia mai attuata, un altro delitto della democrazia cristiana.

Ti invio, in memoria di una autonomia conquistata col sangue
e vilmente svenduta da una fauna politica e culturale
tiepida ed acquiescente, un acrostico (componimento poetico dove le iniziali di ciascun verso lette di seguito in senso verticale formano in questo caso il titolo) in doppio sonetto:

Sicula siculorum pi pani e libertà

Sicilia
I
Isula tripussenti maravigghi
China di assai biddizzi a centu a centu,
Unica, ca pi d’unna pigghi pigghi
Làpisi nun ci potti senza abbentu
.
Accussì ginirusa pe' so’ figghi
Senza mai dumannari asservimentu,
Iardinu di ginestri, rosi e gigghi
Ca issenzia l’aria e pròdiga a lu ventu
.
Unguentu cataplasima divinu
Lassatu nta sta terra in pianta stàbbili,
Omaggiu strabilianti e sopraffinu
.
Ratapuntatu e racamatu a manu
Unna scontri putenzi formidàbbili,
Mara però si scontri un sicilianu.

II
Pirchì sti tripussenti maravigghi
Iunciuti a ssi biddizzi a centu a centu
Pi dirittu do sangu de’ so’ figghi
Ancora sunnu sutta tradimentu
.
Nun già di l’oppressura, ca si pigghi
Iunti di storia, è sempri asservimentu
Eternu, ma a tradiri rosi e gigghi
L’ùnici tradituri a stu mumentu,
.
Interamenti, semu i siculioti,
Breccia d’antichi vespri e lotti armati
E di gloria e di sangu, a dari voti
.
Rialati a genti ch’ha scurdatu già
Tutti ddi figghi so’ morti scannati
Assicutannu pani e libertà.
 
UN SICILIANO
(Giòmetrico alias Giovanni Piazza)



 
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Cavalieri di S. Tommaso

Caduta di Acri nel 1291 in una Miniatura del XIV sec.
Durante l'assedio di Acri nel corso della 3^ Crociata (1189-1191), William, decano della chiesa di S. Paolo in Inghilterra, cominciò a prendersi cura dei malati e dei feriti. Dopo la conquista della città, William costruì una piccola cappella e con l'assenso di re Riccardo I Cuor di Leone fondò un ospedale per la cura degli ammalati Inglesi e nel contempo diede vita con altri confratelli al nuovo ordine, che seguiva la Regola Cistercense, noto come i Cavalieri di San Tommaso. Il nome venne dato in ricordo di Thomas Bechet arcivescovo di Canterbury, assassinato nella Cattedrale di questa città dai sicari di re Enrico II nel 1170. I Cavalieri che vestivano di bianco e che per insegna avevano una croce rossa cariacata in centro dall'immagine di S. Tommaso per alcuni e da una conchiglia bivalve per altri, presto acquisirono terre a Cipro, a Napoli, in Sicilia e in Grecia e un Quartiere Generale fu stabilito a Londra. L'Ordine fu sempre piccolo, poiché la maggior parte degli Inglesi preferiva arruolarsi negli Ospedalieri e il suo ruolo rimase prevalentemente quello dell'assistenza ai malati. Tuttavia il Gran Maestro e nove altri Cavalieri combatterono nel 1291 durante l'ultima difesa di Acri e vi morirono tutti. Una parte dei Cavalieri rimasti si trasferì a Cipro, ma discordie tra i due rami dell'Ordine, quello Cipriota e quello Londinese, portarono i Cavalieri a un declino rapido e irreversibile. Alla metà del XIV secolo il loro potere economico e militare era del tutto svanito. Nel 1583 re Enrico VIII decretò il definitivo scioglimento dell'Ordine.
cronarmerina.it 
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Fontana Bivio Mazzarino/n. 13

A b'v'raöra da cuntràda R'sc'gnö 
 
Questa è a b'v'raöra che si trova in prossimità del bivio per Mazzarino e Barrafranca, in contrada Usignolo (R'sc'gnö â da ciaccësa). Andando verso quei paesi la si trova a destra, mentre, in alto a sinistra, svetta Monte Navone o Naone dove per alcuni storici hanno avuto le nostre origini*. Ormai è asciutta, ma fino a qualche decennio fa la vedevo rigogliosa, quando passavo per andare a insegnare a Barrafranca e Pietraperzia. Come si vede è abbastanza grande, perché doveva soddisfare numerose greggi e cavalcature che passavano da quelle parti  e che erano dirette verso paesi che distavano almeno 8/10 Km. Vedere un'opera così vitale ridotta in questo modo lascia la bocca amara, anzi, asciutta! 
 
*Secondo lo storico Litterio Villari le nostre origini hanno inizio nel V secolo a.C. da un piccolo centro abitato di Siculi nei pressi dell'attuale Monte Navone, chiamato Ibla Erea e in altri quattro modi, che, in seguito alla distruzione subita dai Romani intorno al 100 a.C., si trasferì nella zona pianeggiante dell'attuale c/da Casale. Il nome Ibla Erea nei secoli successivi divenne Ibla Elattòn per i Greci-Bizantini, 'Iblatasah per gli Arabi e Platsa/Platza (in greco) Placea e Placia (in latino) nel 1100 per i Normanni.   
 
cronarmerina.it
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