ExclusiveCentraleSx
ExclusiveCentraleDx

Cronarmerina - Aprile 2025

Salvatore Principato l'antifascista piazzese/2

Il maestro antifascista Salvatore Principato (1892-1944)

2
 
(dalla parte 1) "Socrate" (alias Salvatore Principato) risultava attivo soprattutto per quel che riguardava la gestione della stampa clandestina e del progetto, con Alfredo Bonazzi, di un "giornaletto" antifascista e, nell'aprile del 1931, fu tra gli artefici della fuga del socialista Giuseppe Favarelli in Svizzera. Arrestato il 19 marzo 1933, Principato fu deferito al Tribunale Speciale nell'ambito di un'operazione di polizia molto vasta che coinvolse i componenti milanesi e genovesi del movimento "Giustizia e Libertà". Dopo oltre tre mesi di carcere fu rilasciato ma da allora divenne un sorvegliato speciale dell'O.V.R.A. (la polizia politica segreta dell'Italia fascista). Fu reintegrato nell'insegnamento alla "Leonardo da Vinci" ma gli venne impedito di insegnare nelle scuole serali perché non iscritto al Partito Nazionale Fascista. Nell'ottobre del 1942 fu, con l'amico Roberto Veratti, tra i fondatori del Movimento di Unità Proletaria (M.U.P.) costituito durante una riunione clandestina in casa di Ivan Matteo Lombardo e negli anni della guerra divenne uno dei punti di riferimento del Partito Socialista di Unità Proletaria (P.S.I.U.P.). Fece parte della XXXIII Brigata Matteotti (le brigate erano formazioni partigiane legate al PSIUP), del secondo e terzo Comitato Antifascista di Porta Venezia e del Comitato di Liberazione Nazionale della Scuola. A Milano, in via Cusani 10, con lo schermo di una piccola officina meccanica, la ditta "Fabbrica Insegne Arredi Mobili Metallo Affini", mascherava e gestiva lo smistamento di stampa socialista e antifascista. Qui, forse tradito dalla delazione di un giovane operaio, venne arrestato dalla "SS" tedesche l'8 luglio 1944. Imprigionato nel carcere di Monza, fu torturato dalla polizia nazifascista, che gli ruppe anche il braccio sinistro. Ai primi di agosto fu trasferito nel carcere milanese di "San Vittore", 6° raggio, cam. 8, dove fu rinchiuso con Eraldo Soncini e Renzo Del Riccio, fucilati con lui in Piazzale Loreto il 10 agosto. Salvatore era il più anziano dei Quindici Martiri che oggi riposano tutti al Cimitero Maggiore (quartiere Garegnano ex frazione del Comune di Musocco). La moglie Marcella e la figlia Concettina (Titti) continuarono la lotta partigiana sino alla Liberazione. (continua)
 cronarmerina.it
Leggi tutto...

Salvatore Principato l'antifascista piazzese/1

 
Il maestro Salvatore Principato con la moglie Marcella Chiorri, 1936
 
Oggi 25 aprile 2015 è la Festa Nazionale della Liberazione e, nel LXX anniversario della liberazione di Milano, mi sembra opportuno ricordare il nostro concittadino Salvatore Principato, maestro elementare, socialista e figura di primissimo piano dell'antifascismo milanese durante la dittatura, ucciso a Milano in Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.
 
1
 
Salvatore Principato nacque a Piazza Armerina il 29 aprile 1892 e fu il IV di 5 figli di Concetto, calzolaio, e della II moglie Concetta Rausa, sposata nel 1883. Sempre a Piazza, Salvatore frequentò le scuole fino al conseguimento del diploma magistrale e sul finire del 1911 fu coinvolto, ma assolto, in un processo per aver animato una protesta popolare contro il monopolio di una locale impresa di trasporti, terminata con l'incendio di alcune carrozze. Due anni dopo lasciò la Sicilia per Milano sia per insegnare, sia perché spinto dal desiderio di incontrare i massimi rappresentanti del movimento ispirato da Filippo Turati e da Anna Kuliscioff. Incominciò a insegnare a Vimercate (30 Km. ca. a Nord-Est da Milano) al privato collegio "Tommaseo", poi alle scuole comunali, ma fu presto chiamato alle armi. Combattè come soldato semplice e poi caporale sul Carso. Nel maggio del 1917, durante la battaglia del monte Vodice, una delle ultime e risolutive offensive sull'Isonzo, l'aver catturato, salvandoli, una quindicina di prigionieri, gli valse la medaglia d'argento al valor militare, ma anche la gratitudine dei soldati austriaci, uno dei quali gli donò la baionetta e un orologio da tasca che Salvatore portò con sé per tutta la vita. Rientrato alla vita civile insegnò senza soluzione di continuità alla scuola di via Comasina, alla "Giulio Romano", alla "Tito Speri" e infine alla "Leonardo da Vinci". Nel 1923 si sposò con Marcella Chiorri, dalla quale ebbe una figlia nel 1924, chiamandola Concettina, come i nonni paterni. Attivo nel movimento "Giustizia e Libertà" con lo pseudonimo "Socrate", l'ispettore generale di Pubblica Sicurezza Francesco Nudi lo indicò tra i principali referendi milanesi del movimento e della concentrazione antifascista di Parigi. (continua)
 
cronarmerina.it
Leggi tutto...

Calzolai antichi e moderni di Piazza

Il calzolaio Cateno Di Salvo nel suo laboratorio di via Monte
 
Il 18 maggio 2013 nel post "Sodalizio dei Calzolai" vi avevo raccontato come questo gruppo di mutuo soccorso fosse da considerare tra i più antichi della Città, dovendo tornare indietro al 1253 quando fu fondato dai Padri Domenicani subito dopo il loro arrivo. Il Sodalizio, che comprendeva anche i Conciatori di pelli e i Calzettieri o Calzettai, era stato dedicato ai Santi Crispino (non Cipriano¹) e Mercurio con la loro sede presso la chiesa di San Domenico e Madonna del Rosario oggi Seminario Vescovile. Vi avevo parlato anche della zona con più alto numero d' scarpèri ovvero a cas'varìa, spiegandovi da dove provenisse quest'ultimo nome. Oggi vi elenco tutti i nomi in ordine alfabetico dei Calzolai antichi e moderni di Piazza, che sono stato in grado di recuperare grazie all'eccezionale memoria di mio padre Gino e alla disponibilità di uno degli ultimi calzolai di Piazza che vedete nella foto, il signor Cateno Di Salvo. Di alcuni di questi artigiani è riportato solo il cognome, ad altri è stata aggiunta la via o il quartiere dove avevano la loro bottega artigiana:
Barresi Alfredo piano Arcurio; Camiolo in via Pittà (al Monte); Catalano Totò via Roma; Chitarra Salvatore al Monte; Commendatore Francesco via Sette Cantoni; Crea Mimmo via Garibaldi; Denaro Giuseppe via Misericordia, Di Dio Datola via Marconi; D'Alù via Garibaldi; Di Bartolo via Garibaldi; Di Salvo Cateno via Monte e via F. Guccio; Evola in via Pittà (al Monte); Failla Alfredo via Garibaldi, Failla Calisto; Failla Francesco cugino di Calisto; Failla Giovanni fratello di Francesco; Falciglia Vincenzo piazza A. De Gasperi; Fascinella via F. Guccio; Ferrigno Luigi via Sette Cantoni; Ferrigno Vincenzo via barone Camerata 26; Giunta Onorio²; Indiogia Salvatore, Gancitano Totò via Santa Veneranda; Giuffrè al Casalotto, Grillo Tanino sotto via Nino Bixio; Indiogina via Monte; Lavore Salvatore via Umberto; Leotta Rosario piano Arcurio; Lo Presti Mario via Mazzini; Marino via Mazzini; Masino al Casalotto; Masuzzo Carlo vie/piazze Umberto-Mazzini; Mellia Nunzio al Monte; Nicotra in via Umberto; Oste Giuseppe al Casalotto; Pellizzeri via Garibaldi; Pisano via Roma; Pisano Francesco via Machiavelli; Rosagrata Enzo via Sette Cantoni; Ruggeri Antonino (1878-1941, padre di Francesco) via Mazzini; Ruggeri Francesco (figlio di Antonino) via Umberto; Fratelli Ruggeri Mario, Rosario (n. 1897) e Salvatore (n. 1905) nipoti di Antonino; Restivo via Garibaldi; Sammarco Salvatore; Santiliporti Filippo e figli³; Sauli via Garibaldi; Sauli (fratello del primo); Scalzo Salvatore via Sette Cantoni; Scibona Concetto; Scibona Giuseppe; Scroppo Aldo al Monte; Scucchia via Mazzini, Seminato Rosario, Venezia Alessandro; Vitali Pepè ai Canali.
 
¹ Nel marzo del 2018 ho riscontrato l'errore di copiatura effettuato a suo tempo dallo storico Litterio Villari, nel riportare quanto da lui appreso dal manoscritto Chiese conventi ed istituti di Filantropia in Piazza di Alceste Roccella. Questi, infatti, aveva scritto «Sodalizio dei SS. Crispino e Mercurio» e non, come riportato dal Villari, dei «SS. Cipriano e Mercurio». In effetti San Crispino è ricordato come protettore dei calzolai e dei conciatori perchè come il fratello, San Crispiniano, aveva scelto di fare il calzolaio.
² Da un documento del 1895.
³ Dalla poesia in gallo-italico U Santiliporti di Remiglio Roccella (1829-1916).

N.B.: Sono stati sottolineati i nominativi aggiunti o corretti dopo le segnalazioni dei lettori; i fratelli Cisarella di via Monte sono stati trasferiti nell'elenco dei barbieri.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

Leggi tutto...

21 aprile 753 a.C.

 
Oggi Roma compie 2768 anni, pertanto è il Natale di Roma anticamente detto Dies Romana o Romaia. Secondo la leggenda, narrata anche da Varrone, Romolo avrebbe infatti fondato la città di Roma il 21 aprile del 753 a.C. Da questa data in poi derivava la cronologia romana, definita con la locuzione latina Ab Urbe condita (dalla fondazione della città) che contava gli anni a partire da tale presunta fondazione. Nel 1921 Mussolini proclamò l'anniversario della fondazione di Roma quale festa ufficiale del Fascismo e dal 21 aprile 1924 divenne festività nazionale denominata Natale di Roma - Festa del Lavoro. Nel 1945 la Festa dei Lavoratori fu ripristinata al 1° maggio e la festa del Natale di Roma fu limitata al solo ambito cittadino della Capitale. Altre date importanti per l'Umanità legate a questo giorno e ricordate in tutte le enciclopedie mondiali, sono il matrimonio dei miei suoceri Biagio Platania e Rosaria Di Stefano nel 1934 e la nascita del sottoscritto nel 1953. 
 
cronarmerina.it
Leggi tutto...

1913 Pàngh amàr

 
 
Anche se alcuni fanno finta di non ricordare, tanti nostri parenti, più o meno stretti (in questo caso mio nonno materno), hanno provato sulla loro pelle cosa significa emigrare per un pezzo di pane. Meditiamo gente, meditiamo, sia quando accogliamo le persone bisognose anche di diverso colore, sia quando gettiamo nell'immondizia il pane del giorno prima.

A PARTENZA P' L'AMÈR'CA

 
S và all'Amèr'ca
Com s'annàss Aidöngh
A catè càlia e garìgghi
Currè'n p'u stratöngh.
 
A dunt'anànza è brutta
Ma i grài ma fa scurdè,
Siddu Dèu m' iuta 
Ddà m' pòz r'p'zè.
 
Gaetano Marino Albanese, 1913
(alias Ciucciuledda)
 
(Si va in America /Come si andasse ad Aidone /A comprare ceci (abbrustoliti) e mandorle /Correndo per lo stradale. /La lontananza è brutta /Ma i soldi me la fanno dimenticare, /Se Dio mi aiuta /Là mi posso rattoppare - riprendere - finanziariamente).
 
(tratto da Liborio Marino, Ricordando mio Padre, Sicilgrafica, Caltagirone, 1982)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 
 
Leggi tutto...

Il Campanile del Carmine

 
Il campanile della chiesa del Carmine (foto in alto) della nostra Città ha molte cose in comune con quello della Cattedrale (in basso). Quello del Carmine, almeno i primi tre piani¹, fu costruito nella I metà del Duecento dai Cavalieri Crociati Teutonici come torre di avvistamento sulla valle della Taccura, strategicamente vitale per il controllo della versante a Est della città demaniale di Placea. Stesso periodo vale per quella che si ritiene sia nata come torre di avvistamento sul monte Mira, poi campanile della Chiesa Madre trecentesca, quindi Duomo seicentesco e Cattedrale ottocentesca. La pietra calcarea bianca delle due torri è la stessa e, se si guardano bene, anche «I due campanili sono due splendidi esempi di architettura gotico-catalana per la caratteristica presenza dell'arco inflesso con o senza inflorescenza. [...] Le otto finestre della torre [del Carmine] sono tutte ad arco a pieno centro incorniciato da arco inflesso con semplice inflorescenza, ma mentre quelle dell'ultimo piano appaiono prive di unità stilistica e quindi di fattura più sciatta e più tarda, quelle del primo, "inquadrate da una cornice elegantissima che arriva agli spigoli laterali e li risale sotto forma di colonnine angolari, sono finestre ingentilite dallo slancio del falso arco acuto fiorito che le sovrasta, ma, contenute e sobrie, occhieggiando fra gli animali decorativi che sporgono dalla cortina dei perfettissimi conci quadrati e che dovettero essere sgocciolatoi, portasegnali, portavessilli" (Manganuco). [...] Il campanile del Duomo oggi ci appare diviso in quattro piani, i cui primi due, in pietra bianca, presentano una duplice fila di finestre cieche disegnate da fasci di colonnine con capitelli a fogliame, che lanciano verso l'alto archi acuti culminanti in fioroni ed una duplice terna di esili colonnine, il tutto chiuso in riquadri limitati agli angoli da colonne più grosse, mentre gli altri due piani², che alternano il calcarico bianco col tufo rosato del resto della chiesa, spengono lo slancio dell'architettura sottostante, imprigionando lo spazio tra file sovrapposte di lesene e pesanti cornicioni»³.   
¹ «Il chiostro, la chiesa e l'ultimo piano della torre-campanile sono da assegnare ad epoca successiva al XIII secolo, risultano edificati dai Carmelitani ed al riguardo abbiamo testimonianze assai precise» (L. Villari, Storia Ecclesiastica..., 1988).
² Il 1517 è l'anno della posa della prima pietra dei piani successivi probabilmente da maestri di origine iberica, forse un certo "joanni castiglianu" attivo nella vicina Castrogiovanni nei primi anni del 1500. (D. Sutera, La chiesa madre di Piazza Armerina, 2010)
³ Ignazio Nigrelli, Piazza Armerina medievale, Electa Ed., Milano 1983, pp. 116-117.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
Leggi tutto...

Fontana Villa Trigona/n. 37

Questa è la fontana n. 37 che si trova presso l'Azienda di Turismo Rurale "Villa Trigona" in contrada Bauccio. La fontana è del Settecento, come la Villa che è stata di recente ristrutturata in mezzo a tantissimo verde a circa 1 chilometro a Sud dalla croce in pietra di Santa Croce. Ancora fa la sua bella figura, anche se l'acqua non viene più raccolta come doveva avvenire decine e decine di anni fa. L'Azienda ospita numerosi turisti, specie in estate, quando la piscina accanto, sia alla villa che alla fontana, dispensa un valido ristoro.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 
  • Pubblicato in Fontane
Leggi tutto...

Santi senza r'zètt né r'spett

 
S. Gaetano a Brancaccio (PA)
 
Statua di S. Gaetano senza alcuna targa con dietro il vecchio mulino per il sale
Come ogni essere umano, le statue hanno la loro specifica storia. Quelle dei Santi non trasgrediscono questa regola e le sculture dedicate in particolare al mio Santo, San Gaetano, non si fanno mancare aneddoti curiosi sulle collocazioni e sugli spostamenti. E' il caso della statua di San Gaetano a Palermo. La statua del fondatore della Regola dei Padri Teatini, era stata scolpita dal maestro Giacomo Pennino a spese dei religiosi. Mentre il piedistallo, costruito su progetto dell'architetto Paolo Amato non aveva nulla a che vedere col santo. Infatti, originariamente, fu costruito e adibito a basamento della scultura che ritraeva Filippo V re di Spagna, destinata ad abbellire nel 1701 la piazzetta in prossimità della non più esistente Porta della Dogana, proprio davanti la chiesa di Santa Maria della Catena, alla Cala. Quando, nel 1720, al dominio degli Spagnoli in Sicilia era subentrato quello breve degli Austriaci, la statua reale venne divelta, non si sa bene se da un anti-ispanico o da un vandalo di passaggio, e depositata malconcia nei sotterranei della vicina Zecca. Il sontuoso piedistallo, rimasto inutilizzato per dieci anni, accese le speranze dei Teatini, i quali chiesero di ottenerlo in comodato per collocarvi proprio San Gaetano. Ottenuto il benestare dal governo, il santo e il basamento reale nel 1730 trovarono posto nell'angolo tra via Maqueda e via dell'Università, ben posizionati. Sia la statua che il basamento uscirono miracolosamente indenni anche dalla furia devastatrice scatenata dal popolo e dall'esercito nelle terribili giornate del settembre 1866, passate alla storia come la "Rivolta del sette e mezzo", appunto perché durò sette giorni e mezzo, quando in quella piazzetta chiamata San Gaetano fu trucidato Pietro Omodei, "primo martire del popolo insorgente". L'anno successivo, però, il santo ricevette un affronto inaspettato da parte dell'amministrazione comunale, guidata dal marchese Antonio Starrabba di Rudinì*, la quale avendo constatato, con un po' di esagerazione, che il monumento intralciava la viabilità (in quel periodo a circolare erano in prevalenza pedoni, carrozze, cavalli e portantine), ne decretò il trasferimento nei magazzini del Museo nazionale, dove rimase per venticinque anni, sottratto alla vista dei devoti, dei turisti e dei palermitani. A fine Ottocento venne finalmente individuata una nuova destinazione: il bivio tra la via Brancaccio, la via Conte Federico e la via S. Ciro (a Sud-Est del centro città). A dire il vero, non è proprio il centro storico della città, ma almeno il santo ha trovato collocazione vicino all'omonima parrocchia in cui molto tempo dopo operò il martire don Pino Puglisi. Non ne siamo sicuri ma, a suo tempo, San Gaetano ci sarà comunque rimasto un po' male nell'aver trovato posto vicino al fatiscente fabbricato un tempo adibito a mulino per il sale (foto in basso). Un prodotto della natura non proprio compatibile con i materiali marmorei che compongono statue e piedistalli ma anche con quelli che servono per costruire targhe con lo scopo di fornire notizie sui monumenti. Sicuramente il sale e lo smog hanno fatto la loro parte, e oggi il monumento ha bisogno di una salutare ripulitura. Tranne la targa informativa che nessuno si è mai sognato di affiggere e, aggiungo io, poi ci permettiamo di chiedere le grazie senza alcun ritegno! 
(tratto da Lino Buscemi, 11 dic. 2014,
http://lacittascoperta-palermo.blogautore.repubblica.it/)
 
*(1839-1908) Lontano discendente del principe piazzese Vincenzo Starrabba (m.1729) al quale fu intitolata a stràta ô Prìnc'p, odierna via Garibaldi. Quell'anno divenne Prefetto di Palermo e nel 1891 e 1896 fu Presidente del Consiglio dei ministri.    
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
  • Pubblicato in Luoghi
Leggi tutto...

Edicola n. 22

La Madonna delle Lacrime di Siracusa è racchiusa nella semplice ma decorosa Edicola n. 22 che c'è nell'incrocio stradale in c/da Bellia (tra la SP. 12, la SS. 288 e il viale Conte Ruggero ex viale Gen.le Gaeta), dove anticamente c'era la chiesetta dedicata alla Madonna della Noce (in alcuni testi anche "delle Noci"). La tradizione vuole che fu proprio in questo luogo che fu eretto un tempietto alla Madonna, in seguito al rinvenimento di un'immagine della madre del Salvatore sotto un albero di noce nel lontano 1611, quasi 4 secoli fa. In ricordo di tale evento, i nostri antenati iniziarono ogni 8 settembre a festeggiarlo con una festa campestre. Due anni dopo, sempre nei pressi della chiesetta, fu spostata la Fiera Franca (esente da dazio) che si teneva davanti la Commenda di S. Giacomo d'Altopascio (di fronte l'ingresso del Cimitero della Bellia) e prima ancora davanti la chiesa di S. Pietro. La fiera, soprattutto di bestiame e attrezzi per l'agricoltura e la pastorizia, iniziava l'1 settembre e si concludeva l'8 dello stesso mese coi festeggiamenti alla Madonna della Noce. 
 
(chi volesse saperne di più sulle fiere di Piazza può leggersi i miei post "Le Fiere di Piazza" del 18-12-2012 e "La fiera in Piazza Duomo" del 24-5-2013)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Ricerche Storiche

Censimenti

Storia Civile

Storia Ecclesiastica

Curiosità

Come Eravamo