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Cronarmerina - Novembre 2024

Famiglia Inguardiola

Di verde, con un castello a una torre merlata d'argento, chiuso di nero dalla cui sommità alzasi una bandiera scaccheggiata d'argento e di nero con una croce di S. Andrea del primo svolazzante a destra*
La famiglia Inguardiola, intesa anche Guardiola, fu portata nel 1393 in Sicilia (Catania) dai fratelli Andrea (nel 1409 tesoriere generale del Regno) e Ubertino Guardiola, al servizio del re aragonese Martino il Giovane. 1416 Luigi è cavaliere dello Speron d'Oro, il fratello di Luigi, Giovanni, è miles nel 1422. Nel 1457 Bernardo è cavaliere armato col titolo di magnifico. La famiglia piazzese degli Inguardiola è oriunda di Caltagirone nei primissimi anni del XVII secolo. 1614 Vincenzo Inguardiola è dottore in legge, Giudice e Giurato, nel 1619 è Capitano di Giustizia e acquista il feudo Ursitto, inoltre qualche anno prima ha costruito il suo palazzo di via Monte 1. 1620 Francesco è Prevosto della Collegiata del Duomo e anche Vicario Generale della Diocesi di Catania. 1625 Francesco barone di Ursitto nel 1630 è Maestro Secreto del Regno e nel 1666 è anche barone di Ganigazzeni (presso Caltanissetta). 1634 Gli Inguardiola perdono il loro feudo di Grotte (presso Agrigento) per il riscatto effettuato dal barone, poi duca, Desiderio Sanfilippo. 1637 Ferdinando è Giurato. 1645 Carlo è Capitano di Giustizia barone di Pirrera (presso Gela) e nel 1713 di Ganigazzeni, inoltre possiede l'Ufficio della Secrezia e Dogana della Città. 1654 Suor Susanna è badessa presso il Monastero delle Benedettine della SS. Trinità. 1720 La baronessa di Ursitto Marianna Inguardiola, è la I moglie di Giuseppe Trigona marchese di Dainammare. 1723 Carlo junior è Giurato della Città. Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it
*Lo stemma per il Villari (St. di Piazza, 1981, p. 596) è "d'azzurro a due braccia affrontate sotto tre stelle ad otto raggi ordinate in fascia, il tutto in oro". 
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1836 Turista le-Duc 3

Una bettola in un dipinto di fine Settecento

Parte 3^: La fuga (da Piazza)

Dalla 2^ Parte <<Se aveste visto le nostre facce tristi, calcolando dato il posto la quantità di insetti che dovevano la notte cospirare contro il nostro risposo, voi avreste avuto pietà di noi. E non era tutto; partendo da Agrigento, col sangue un po' riscaldato dalle quattro giornate che avevamo lavorato al sole, avevo cominciato a sentir alcuni foruncoli che mi spuntavano sulle gambe e nel fondo schiena. Ciò cominciava a darmi molto fastidio, sia per camminare che per sedere; io non potevo, dunque, né lavorare né riposare, situazione molto difficile... Mentre tristi e silenziosi eravamo in questa bettola a dissetarci con dell'eccellente vino a due soldi il litro e della buona acqua, il padrone di casa, una specie di contadino sornione e di brutto aspetto, venne a farci un bel discorso, dicendoci che noi eravamo dei grandi signori, anzi grandiosi secondo la sua espressione, e quindi dovevamo pagarlo bene; noi gli offriamo tre tarì per la sua camera, cioè 27 soldi, cioè che equivale in franchi a 35 soldi almeno; egli accetta e se ne va. Sua moglie, accovacciata come un gufo a filare nel vano d'una finestra, appena il marito se ne andò, approfittando del fatto che non si poteva trovare una camera che a casa sua, ci domanda sei tarì; questa cattiva fede, l'orribile aspetto della camera, la fisionomia bassa e brigantesca dei nostri ospiti e infine il sole che in questo paese vi toglie un po' la pazienza, ci fanno andare completamente in bestia... "Peppe", gridiamo (al nostro mulattiere), "il cavallo: partiamo subito per Caltagirone". Peppe costernato, già stanco sebbene avesse fatto le otto leghe sulla bestia con il nostro bagaglio, tuttavia obbedisce vedendo la nostra faccia furiosa e determinata (...). Infine il vecchio Peppe, prendendo la sua decisione, sella il suo cavallo, carica il nostro bagaglio, si mette in sella, ed eccoci di nuovo in viaggio con grande stupore dei Piazzesi e della nostra locandiera, che certamente avrebbe voluto non avere avuto tanta pretesa>>. (Tratto Dalle relazioni dei Regi Visitatori..., web.tiscali.it/università popolare, 1999, I. Nigrelli/Univ. Pop. Tempo Libero, I. Nigrelli, Piazza Armerina)
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Chiedo lumi agli specialisti

In via Salvatore La Malfa, quasi di fronte le Poste

PILASTRI A FALSA SQUADRA

Visto che vado a caccia di curiosità, alcuni amici mi hanno segnalato la particolarità dei pilastri di questa porta in via Salvatore La Malfa. E' l'unico esempio presente lungo tutta la strada, e mi sa tanto in tutta Piazza. Non riesco a capire il motivo perché la sezione dei pilastri non sia retta bensì con un angolo di diversi gradi verso Est, e poi leggermente diverso l'uno dall'altro. A meno che non siano il risultato di blocchi di pietra riciclati, così com'erano stati trovati, o di un errore da parte di chi li ha disposti, ci dovrebbe essere qualche motivo estetico o pratico o architettonico, pertanto mi piacerebbe sentire qualche esperto in merito. Il proprietario al quale ho chiesto, sconosce il motivo e gli piacerebbe conoscerlo, visto che è proprietario di un altro locale vicino ma dai pilastri regolari. Vi segnalo un altro esempio di questo genere di cui sono a conoscenza, ma in un'altra città siciliana. Hanno queste caratteristiche i pilastri del portone d'ingresso principale di una chiesa di Mazzara del Vallo, quella di Santa Veneranda (per vederle basta cercare su googlemaps: Via Santa Maria la Nuova, 5, 91026 Mazara del Vallo, Trapani, Sicilia, quindi posizionarsi trasferendo l'omino giallo sul punto e zoommare sul portale della chiesa, inoltre spostatevi anche un po' più in là per un'altra angolazione più chiara). Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it

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A festa du sanastru

Chiesa di Santa Maria La Cava sede del Santuario dedicato a San Filippo Apostolo, Aidone (EN)

Oggi tanti Piazzesi faranno il viaggio di pellegrinaggio a San Filippo Apostolo. Era tradizione, oggi un po' meno, portarsi in ricordo da Aidone 'na zagarèdda (nastro colorato) di cui ne vediamo 'ngiùmm (un mazzo) in primo piano nella foto. Il prof. Ignazio Nigrelli nel suo libro Piazza, l'ambiente naturale... del 1989 a p. 188 ci fa sapere che: << Il primo maggio, infatti, è consacrato a San Filippo Apostolo, patrono della vicina Aidone, ma oggetto di particolare venerazione in tutta la Sicilia centro-meridionale, per cui migliaia di devoti quel giorno percorrono a piedi, e talvolta scalzi, fino a trenta o quaranta chilometri per andare ad invocare qualche grazia o per ringraziare il Santo di averla ricevuta. Piazza Armerina nel passato partecipava maggiormente all'atmosfera festiva della città vicina, non soltanto con i suoi pellegrini, ma anche installando lungo la strada della Bellia fino al bivio per Aidone decine di bancarelle a disposizione delle migliaia di fedeli che facevano u viaggiu a S. Fulippu attraversando o sfiorando la città e non mancavano le frotte di buontemponi che esercitavano il loro spirito mordace a danno dei contadini, specialmente di Barrafranca, che facevano il viaggio per farsi curare dal santo l'ernia di cui erano affetti. -"Sanastru?"- chiedevano loro ridacchiando con espressione in dialetto piazzese per altri poco chiara che, derivando da sanst'vu, significava "Vi siete sanati", cioè "guariti?", ma alludeva anche all'altro senso della parola siciliana "sanari" presente nell'espressione "sanari u maiali"¹. Da ciò il nome di festa du sanastru con cui si ricorda ancora oggi tale giornata, anche se non sono molti ormai che ne capiscono il significato originario >>.

¹ In siciliano Sanari = Castrare.

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Famiglia Giunta

Trinciato alla banda d'oro, in basso a sx di rosso con un giglio d'argento, in altro a dx d'azzurro una testa di cavallo d'oro rivolta a dx.
Il primo componente della famiglia Giunta a Plaza è nel 1421 Giacomo de Juncta (o Giunta) che è infeudato di Eliano (alias Aliano). Nel 1520 Giovanni Andrea de Juncta (o Giunta) è barone di Aliano. 1527 Francesco de Juncta è Giurato e nel 1556 Giovanni Cristoforo Giunta è barone di Eliano che lo vende nel 1586 a Giovanni de lo Cicio. 1713 Frate Rosario Giunta accoglie l'interdetto del Papa nella Controversia Liparitana e lascia il convento dei Domenicani. 1753 Pietro Ignazio Giunta è Padre Gesuita docente nel Collegio di Platia. 1816 Girolamo Giunta è Consulente (consigliere comunale). 1828 Gaetano Giunta è Gran Priore della chiesa e del cenobio di S. Andrea, inoltre è cappellano e confessore di Casa Reale, morirà nel 1847. 1838 Il padre agostiniano Benedetto Giunta è Vicario nel convento di S.Agostino di Largo S.Giuseppe e nel 1867 rimane per molti anni custode del convento alla "neve". 1870 nasce il colonnello e poi generale dell'esercito Giuseppe Giunta, morirà nel 1954, il figlio, Aurelio, è ammiraglio medico.Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it
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1836 Turista le-Duc 2

Piazza a metà '800

 Parte 2^: Che delusione!

Dalla 1^ Parte <<Ma che delusione! Questa città così graziosa, così piacevole da lontano, così fresca e il cui soggiorno ci sembrava tra i più dolci, da vicino non ci offriva che orribili catapecchie sudicie e nere, delle capanne senza finestre, mal costruite, brutte, un paese polveroso e sterile, acqua putrida e fango dappertutto; quando si sono fatte otto leghe (36 Km. circa) sotto il sole e si ha sete e si avrebbe bisogno da qualche giorno di un buon letto e di un alloggio passabile, non si può immaginare il dispiacere che due viandanti provano non trovando niente che possa ristorare la loro stanchezza, niente che risponda alla speranza che avevano di potersi riposare un mezza giornata in pace in mezzo ad una città piacevole e in un buon albergo. Infine ci arrampichiamo nella città, poiché in tutto questo detestabile paese bisogna arrampicarsi per un quarto d'ora almeno per arrivare ai piedi della città, eccoci nella strada principale. "La Locanda?", ci chiediamo ansanti. Eccola, ma non c'è più posto, è piena (nuova disperazione); ci si conduce allora in un posto malfamato spaventoso, in una capanna sporca e affumicata; ci si dà per passare la nostra notte una camera per metà smattonata i cui muri screpolati minacciavano di rovinare, delle sedie rotte, una tavola di cui era impossibile definire né la forma né il colore, due letti! Cioè due cumuli di stracci posati su dei (...), in un angolo un mucchio di calcinacci e d'immondizia, una finestra senza imposte né vetri, su un'asse alcuni vasi (...) e delle cipolle, appeso a un chiodo un vecchio cappello, quanto ai muri essi erano rossicci e grassi come un vecchio lume...>>. Tratto Dalle relazioni dei Regi Visitatori..., web.tiscali.it/università popolare, 1999, I. Nigrelli/Univ. Pop. Tempo Libero, I. Nigrelli, Piazza Armerina. (continua)
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Particolarità a Piazza Vecchia

L'ingresso alla chiesetta di Piazza Vecchia

 

Gli autori del dipinto alla sx dell'altare

Il prossimo 3 di maggio, quando andrete al santuario di Piazza Vecchia prestate attenzione sia al particolare arco che c'è all'ingresso e sia agli autori del dipinto alla sx dell'altare. Uno dei due pittori che hanno collaborato al dipinto è un mio lontano parente, Bartolomeo Masuzzo. Primogenito del mio trisavolo Angelo, abitava ai Canali e di mestiere faceva l'imbianchino e, devo dire, non se la cavava tanto male a dipingere. Se qualcuno ha delle notizie riguardanti l'altro autore, me li comunichi che li pubblicherò con piacere.

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Sodalizio degli Studenti

L'ingresso dell'ex chiesa di San Girolamo (o Geronimo) in via Garibaldi
 
A Piazza esisteva anche il Sodalizio degli Studenti. Fu fondato quando gli studenti nella nostra Città iniziarono a essere numerosi, specie quelli più anziani e avanti negli studi. I Gesuiti eressero nel 1605 la "Casa Professa" (la terza in Sicilia) che divenne "Collegio di Studi" dieci anni più tardi. Anche i Teatini eressero la loro "Casa" (la quarta nell'Isola) sempre in quel periodo (1609). Pertanto Platia divenne, a partire dalla prima metà del '600, un centro rinomato per gli studi a tutti i livelli. Nel Collegio diretto dai Padri Gesuiti c'erano gli Studia Inferiora dove in 5 anni venivano insegnate materie che andavano dalla grammatica alla retorica, dal greco all'ebraico. Subito dopo c'era lo Studio Generale o Studium Artium et Naturalium (Facoltà delle arti o di filosofia) dove in 6 anni le materie spaziavano dalla matematica alla filosofia, dalla botanica all'astronomia. Alla fine del sesto anno si otteneva, dopo un esame, il Magistero o Dottorato che consentiva di essere incorporati nel gruppo di maestri della facoltà. Dal 1689, coi proventi dell'eredità del padre gesuita don Antonino Chiarandà (1611-1666) e altri, il Collegio di Studi divenne Università di Studia Superiora o Seminario Generale aggiungendo altri 6 anni in cui si studiavano sacre scritture, teologia, medicina, fisica, diritto etc. All'Università di Studia Superiora si entrava a 21 anni e aveva la durata di 6 anni con le facoltà di Teologia, di Medicina e di Diritto nelle quali si passava per i gradi di baccalaureato, di licenza e di dottorato. Il Sodalizio era posto sotto il titolo di S. Girolamo (o Geronimo) e gli studenti sodali si riunivano nella chiesa dedicata al Santo, che era situata nell'odierna via Garibaldi al n. 44, oggi trasformata in abitazione ed esercizio commerciale. La scelta del patronato cadde sul Santo di origini croate perché durante la sua vita (347-420 d.C.) fu un teologo, uno scrittore e tradusse la Bibbia dal greco e dall'ebraico al latino. Infatti, è patrono non solo degli studenti ma anche degli archeologi, bibliotecari, traduttori e studiosi in genere. Inoltre, viene festeggiato ogni 30 settembre e questo dagli operatori scolastici era considerato di buon augurio perché precedeva l'1 di ottobre, da sempre sacro e tradizionale inizio dell'anno scolastico, prima della caotica autonomia. Per finire, ricordo che la chiesa di S. Girolamo prima di trasformarsi in abitazione ed esercizio commerciale era stata anche la sede del Cinema muto Olimpia, segheria e, più recentemente, negozio di mobili.
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1836 Turista le-Duc 1

Nel 1836 il grande architetto francese Eugène Viollett-le-Duc (1814-1879) visita la Sicilia e ne scrive nelle sue "Lettres d'Italie 1836-1837 andressées à sa famille" pubblicate a Parigi nel 1971. Nel 1972 la casa editrice palermitana Sellerio le pubblica in italiano e il nostro compianto prof. Ignazio Nigrelli ne acquista una copia che presta a un amico per non rivederla più. Pertanto, amareggiato, è costretto a tradurre direttamente dal francese la parte riguardante la nostra Città, eccovela divisa in tre parti:

Parte 1^: Speranzosi

<<Dunque a Caltanissetta eravamo già stanchi e affaticati. Non potevamo restare là perché non c'era niente da fare. Giorno 30 alle 3 del mattino Peppe viene a svegliarci e partiamo per Piazza. Non ti descriverò la strada perché assomiglia abbastanza a tutte quelle che abbiamo visto all'interno della Sicilia. La città di Piazza si vedeva attraverso gli alberi in fondo alla piccola gola in cui noi camminavamo e la cupola della cattedrale dominava quest'incantevole paesaggio. L'anima un poco sollevata e la speranza di trovare un bel posto fresco e tranquillo ci faceva camminare con coraggio, sicché a mezzogiorno eravamo sotto Piazza. Tuttavia con nostro grande stupore a un miglio nelle vicinanze di Piazza ci troviamo in una vallata incantevole, fresca, coperta dalla più bella vegetazione, non di oliveti e aranceti di cui cominciamo ad essere sazi, ma di pioppi tremuli, di querce e di noccioleti, infine noi crediamo di essere quasi in Francia, e questo piccolo posto bagnato da ruscelli freschi e limpidi (cosa che non avevamo più visto da Palermo) ci faceva battere il cuore di gioia, riportandoci totalmente nel nostro bel paese, troppo poco conosciuto e troppo poco vantato (la Borgogna)>>. (Tratto Dalle relazioni dei Regi Visitatori..., web.tiscali.it/università popolare, 1999, I. Nigrelli/Univ. Pop. Tempo Libero, I. Nigrelli, Piazza Armerina. (continua)
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