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I Ciappèdde

Gli attrezzi necessari al gioco: i Ciappèdde Per questo gioco, diciamo un po' grezzo e per questo molto semplice, occorrono delle pietre piatte non più grandi del palmo della mano, se no diventano poco maneggevoli, ma neanche più piccole, se no sono poco precise, specie nei lunghi lanci. Questo tipo di pietre noi le chiamiamo CIAPPÈDDE ovvero piccola CIAPPA = lastra di pietra, quindi piccola pietra piatta, anche se nel piazzese più recente la E finale ha ceduto il posto alla I (ciappèddi). Per cultura generale vi ricordo che il…

Il segno di vittoria

Le dita a V, alzando l'indice e il medio della mano, soltando da poco tempo indicano la VITTORIA. Inizialmente erano concepite come insulto, come oltraggio particolarmente volgare. In effetti il gesto aveva lo stesso significato che noi conferiamo al dito medio alzato, e ha ovviamente una storia. Il gesto nacque nel 1415 quando ad Azincourt (Passo di Calais - Francia) gli arcieri inglesi di Enrico V inflissero una memorabile batosta ai cavalieri francesi di Carlo VI, in quello che fu probabilmente l'episodio più famoso della guerra dei cent'anni. La sera…

Allöra vìzi è!

Allöra vizi è! Ormai dove ci si gira gira c'è na pala d f'cudìnnia estemporanea! Questa in via Sotto Santa Chiara, su un balcone di una casa disabitata. Accontentandosi dell'acqua piovana, riesce a crescere rigogliosa, méggh d n'campàgna 'n mi!

Pezzo di storia da recuperare

Lina Roccazzella, ultima erede diretta, davanti la casa nel 1956 La mietitura con la casa sullo sfondo Mentre l'altro giorno si festeggiava l'anniversario dello sbarco alleato, e si è in attesa dell'arrivo di un gruppo di Canadesi che faranno tappa venerdì 26 prossimo per ricordare i 526 connazionali morti in quella operazione, mi è arrivata questa segnalazione che con molto piacere vi propongo. Attraverso una e-mail il signor Ernesto Siciliano, a nome degli eredi Roccazzella-Iaci, mi chiedeva se attraverso il mio blog avessi potuto contribuire al recupero di una memoria…

Scendelavacca

Questo sì che era un gioco pericoloso. Lo chiamavamo SCENDELAVACCA e prendevano parte più giocatori. Chi iniziava doveva appoggiarsi a un palo o a un altro ragazzo che non partecipava, per non sbattere contro al muro. Gli altri della stessa squadra si disponevano dietro in fila piegati per formare la schiena della VACCA. I componenti della squadra avversaria saltavano a turno per salire sulla schiena. Quando erano saliti tutti bisognava resistere e, se si voleva esagerare, battendo le mani, quindi solo con la forza delle gambe, stile rodeo, per un…

A t'rzalöra

Ieri Enrico B. ha indovinato il nome. La rivoltella o pistola a tamburo o, in inglese, revolver, alla ciaccësa era chiamata T'RZALÖRA. Ma questo termine trizzalora poteva indicare anche altre cose in altri posti della Sicilia: a) la campana che si metteva al collo delle pecore; b) l'alzavola, la più piccola delle anatre detta anche pappardedda; c) il piccolo mattone di tufo; d) l'arma e il fucile. Lo spunto per parlarne me l'ha dato mio padre, che l'altra sera mi raccontava di un signore che possedeva na t'rzalöra ancora più…

La rivoltella

Lo sapete con quale nome curioso veniva chiamato la rivoltella o revolver nella nostra lingua gallo-italica? E' stato indovinato il nome. Domani mercoledì la soluzione completa. cronarmerina.it

U Campanaru

Questo era (non so se viene ancora praticato) un gioco esclusivamente femminile. Infatti, non mi ricordo di aver visto maschietti giocare in questo modo, come altrettando raro era vederli alle prese del salto della corda o ai quattro cantoni. U campanaru era uno dei giochi più antichi praticati all'aperto. Una volta disegnata col gesso (recuperato da qualche vecchio muro, ma quello preso in "prestito" da scuola era migliore) la campana veniva divisa in caselle numerate. Si lanciava un sasso piatto nella prima casella e lo si raggiungeva saltellando su un…

Oggi u F'stìngh pa Santa

Oggi a Palermo si festeggia il 389° Festino per Santa Rosalia, in ricordo del ritrovamento del corpo della Santa che, portato in giro per le trade, salvò la città e tutta l'Isola dall'epidemia di peste. Ma non ci può essere FISTINU senza retroscena gastronomico. A fare da cornice ai momenti religiosi e alla grande festa ci sono le immancabili bancarelle appartenenti agli acquaioli e ai siminzari. Questi vendono lupini, calia, miricanella, cruzziteddi (castagne secche) noci e simenza, ovvero tutto quello che va sotto il nome U'SCACCIU. Ma soprattutto non ci…

Gli indispensabili TRISPI

I trispi a "riposo" I trispi sorreggono l'astràtt L'altro giorno non mi sono fatto scappare l'occasione di fotografare degli accessori d'arredo di cui si è persa la memoria. Sono quegli oggetti in ferro nella foto in alto indispensabili, sino alla metà del secolo scorso, nelle camere da letto: I TRISPI. Questo termine in dialetto piazzese moderno deriva dalla lingua gallo-italica ad a ciaccësa più antica TRÈS'P'T = TRESPOLO, TRISPITE, CAVALLETTO. Erano indispensabili perché sostenevano le tavole di legno, sostituite in seguito dalle reti metalliche, che a loro volta accoglievano i…
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