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Gaetano Masuzzo

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1816 Il cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata

Il cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata (1757-1843)

Lo stemma del cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata

Casualmente nell'ottobre del 2016, grazie a una foto di uno stemma su un social network, ho appreso che un'altra famiglia di Piazza Armerina, oltre a quella dei Trigona, annovera tra i suoi membri un prelato che nei primi decenni del XIX secolo raggiunse l'alta carica ecclesiastica di Cardinale. Si tratta della famiglia Sceberras Testaferrata, alla quale apparteneva il futuro cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata, quasi coetaneo di Antonio Sceberras Testaferrata proveniente da Malta e che troviamo nella nostra Città nel 1789 col titolo di barone di Castel Cicciano (NA). Fabrizio, nato a La Valletta (città capitale dell'isola di Malta) il 1° aprile 1757, nel 1802 è nominato arcivescovo titolare di Berito (l'odierna Beirut in Libano, sede diocesana soppressa nel 1931). L'anno seguente, 1803, è nominato nunzio apostolico (rappresentante diplomatico-ambasciatore della Santa Sede) in Svizzera. Nel 1815 è chiamato a ricoprire l'incarico di segretario della Congregazione per i vescovi (tra i compiti della Congregazione quello di erigere nuove diocesi, selezionare i nuovi vescovi, organizzare le visite ad limina per assumere notizie sullo stato delle diocesi). L'anno seguente, l'8 marzo 1816, è nominato cardinale in pectore, ovvero la sua nomina non fu resa pubblica, cosa che avvenne due anni dopo, il 6 aprile 1818, nel Concistoro¹ voluto da Papa Pio VII (1800-1823) che, oltre ad elevarlo al rango di Cardinale col titolo di Santa Prudenziana, lo nominò Vescovo di Senigallia (prov. Ancona). Nei 25 anni trascorsi in questa diocesi ebbe modo di conoscere e guidare le forti personalità ecclesiastiche di quel tempo come Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro Papa Pio IX. Il 3 agosto 1843 muore a Senigallia, all'eta di 86 anni, il primo cardinale maltese strettamente imparentato con una famiglia piazzese. Per avere il 2° cardinale nella storia della chiesa maltese occorrerà aspettare ben 168 anni dal 1844, ovvero nel 2012 sarà nominato cardinale Prosper Grech nato a Vittoriosa (cittadina maltese) nel 1925.

¹ Durante il Concistoro successivo del 23 giugno dello stesso anno, fu nominato l'altro Cardinale di origini piazzesi, Gaetano Trigona Parisi.

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Altro stemma Sceberras

Inquartato, nel 1° d'azzurro a tre stelle a sei raggi, 2° d'argento alla corazza sormontata da un elmo, 3° d'argento a toro rosso, 4° d'azzurro a torre rossa, al piede di rosso triangolo rosso chiaro, il tutto sormontato da copricapo cardinalizio.

Grazie a una foto su un social network che subito si aprono scenari poco conosciuti nella storia secolare della nostra cittadina. L'altro giorno è stata pubblicata questa foto relativa allo stemma affrescato al centro del soffitto di una sala del palazzo conosciuto ai più come Palazzo Starrabba. L'edificio prende il nome da Don Vincenzo Starrabba barone di Scibinasi principe nel 1711 di Giardinelli, che già l'aveva fatto costruire lungo l'odierna via Garibaldi di fronte a quello delle Suore Salesiane di Maria Ausiliatrice. Appunto per la presenza di questo palazzo, la via Garibaldi era stata chiamata sino all'Unità d'Italia del 1861 a stràta ô Prìnc'p (la strada del Principe). Negli ultimi decenni dell'Ottocento il palazzo passa alla famiglia del feudatario Francesco Camerata di Butera che, nel 1898, sposa Girolama Sceberras discendente da un'antica famiglia maltese. Io mi sarei aspettato l'affresco dello stemma degli Starrabba, oppure quello dei Camerata (presente su un altro lato del soffitto), invece ne osservo uno che si assomiglia, solo per due quarti, a quello degli Sceberras e, inoltre, sormontato da un copricapo ecclesiastico. Per quest'ultimo particolare parte la ricerca, chiedendo lumi all'enciclopedico amico prof. Marco Incalcaterra. Lui mi spiega che il copricapo è dovuto alla presenza nella famiglia Sceberras del cardinale maltese Fabrizio Sceberras Testaferrata. A questo punto cerco di spiegarmi tutto lo stemma. Le 3 stelle a sei raggi e la figura, che poi sarebbe una corazza con l'elmo, sulla parte alta, erano già presenti in quello precedente della famiglia Sceberras. Le altre tre della parte bassa, assenti nell'altro stemma, invece rappresentano: il toro che richiama lo stemma della famiglia Testaferrata originaria de La Valletta (città capitale dell'isola di Malta), la torre che rappresenta il castello nel blasone del comune di Butera, di cui era originario Francesco Camerata e, infine, il triangolo richiamante la parentela con la famiglia Trigona in quanto Antonio Sceberras Testaferrata nel 1792 sposa Girolama Trigona baronessa di Montagna di Marzo. Il tutto sormontato dal simbolo ecclesiastico del rappresentante più autorevole e prestigioso appartenente alla famiglia Sceberras di quel secolo (XIX), il cardinale Fabrizio. Pertanto, oltre al cardinale appartenente alla famiglia piazzese Trigona, cardinale Gaetano Trigona Parisi (1767-1837), ne possiamo annoverare un altro appartenente, seppur nato in luogo diverso, a una famiglia piazzese, il coevo cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata (1757-1843) di cui parleremo nella categoria "Vescovi e Cardinali" compresa nella "Storia Ecclesiastica" di questo sito.

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La conferma della medaglia/2

Dal libretto PRIMA ESPOSIZIONE CIRCONDARIALE DELLE PICCOLE INDUSTRIE E DELL'ARTIGIANATO - Piazza Armerina 12 agosto - 21 settembre 1924, Unione Arti Grafiche Abbruzzesi, ROMA 1925, di cui abbiamo parlato nel post "La conferma della medaglia/1", ho tratto le notizie riguardanti la partecipazione all'Esposizione del 1924 di mio nonno materno, il falegname Gaetano Marino Albanese conosciuto anche come Ciucciuledda, nonché della spiegazione della medaglia che avevo conservato per oltre mezzo secolo. La medaglia in argento è quella che si vede nelle due foto ed è stata consegnata a mio nonno che risulta tra i "Premiati con Grande medaglia d'argento" al <<n. 17 - Gaetano Marino Albanese: per mobili>> dell'elenco nel libretto pubblicato a Roma nel 1925. Nella foto dell'elenco, parzialmente si scorgono alcune Ditte delle 12 premiate probabilmente con le medaglie d'oro: una di Castrogiovanni per ricami in seta, una di Piazza Armerina per paste alimentari, una di Aidone per biscotti e un'altra di Piazza per oggetti sacri ed artistici. Concludo questo mio post contento di avervi fatto partecipi di una importante conferma, sia sull'operato artigianale di un mio caro parente e sia della discreta attività imprenditoriale che si svolgeva nella nostra cittadina 92anni or sono.  Il periodo era quello dell'inzio dell'Era Fascista che, tra ombre e luci, avrebbe condizionato la vita dei nostri parenti per oltre un ventennio. Chi di loro avrebbe superato questo periodo indenne e, soprattutto, vivo, ci avrebbe regalato l'esistenza di cui stiamo godendo, senza rendercene conto che quello che hanno fatto era pieno di sacrifici e difficoltà enormi, al di fuori della nostra concezione sprecona contemporanea.  

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La conferma della medaglia/1

Quando meno te l'aspetti alcuni oggetti assumono un altro valore, ancora più importante di prima. Per oltre mezzo secolo tra le mie cianfrusaglie avevo conservato una medaglia trovata in un cassetto dei miei genitori, nella casa di via Sant'Agostino. Avevo chiesto qualche notizia sull'oggetto in argento e mia mamma Franca, senza soffermarsi tanto, mi aveva risposto "nènt, na còsa d' nònnu Tatànu" e, per completare il discorso, mio padre Gino aveva aggiunto "a to nònnu Tàatanu c' piacìv'nu assài sti còsi". Tutto era finito in quelle poche parole e dopo aver letto la scritta dietro la medaglia, diventata più nitida con una lucidata, l'avevo riposta tra le mie (poche) medaglie sportive. Ebbene, quando meno te l'aspetti, come dicevo prima, un amico su facebook pubblica la foto in alto. Il mio amico prof. Marco Incalcaterra dalla sua immensa bibloteca "piazzese" ha tirato fuori il libretto della PRIMA ESPOSIZIONE CIRCONDARIALE svoltasi a Piazza Armerina nel 1924. Nel libretto vengono elencate tutte le PICCOLE INDUSTRIE e GLI ARTIGIANI che vi presero parte. Infatti, a pagina 32 al n. 19 dell'elenco troviamo <<Gaetano Marino Albanese>> che espone <<armadio con tre specchi, toletta cassettone, tutto in noce>>. È la conferma che mio nonno materno aveva partecipato all'esposizione con i 3 mobili che si trovano nella foto in basso tratta sempre dal libretto (a sx il cassettone e la toletta e a dx l'armadio a tre specchi). Ecco a cosa si riferiva la scritta sul retro della medaglia in argento, che vi mostrerò nel prossimo post dedicato alla "scoperta" riguardante le opere artigianali di mio nonno Tatano Ciucciuledda u fal'gnàm', di cui ho già parlato in 5 post "Gaetano Marino Albanese" e in "1913 Pàngh amàr" raccolti nella categoria Poeti e Poesie, in quelli "1925 I Commercianti a Piazza/3" e I Commercianti a Piazza/4 e I Commercianti a Piazza/11 nella categoria Personaggi e in "Mobili artigianali ed emozioni eterni" nella categoria Artigiani di questo sito. (continua)

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