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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Padre Carmelo Capizzi S.J./4

Pontificio Istituto Orientale, Roma

Sede della rivista "La Civiltà Cattolica", Villa Malta, Roma

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Ritornato in Sicilia, fui trasferito nel 1964 a Roma nel Pontificio Istituto Orientale (n.d.r. foto in alto) per insegnarvi "materie bizantine"; dopo un triennio in cui insegnai Storia dell'Arte Bizantina, Grammatica Greca e altre discipline, dal 1987 fui destinato definitivamente all'insegnamento della Storia della Chiesa Bizantina. Dopo aver pubblicato il libro Pantokrator (1964) e sull'imperatore Anastasio I (1969), fui nominato "Honorar Professor für Byzantinistik" all'Università di Colonia da parte del Ministero dei Culti del Land Nord Rhein-Westphalen (1969)... e nel 1971 ebbi anche l'incarico di Storia Bizantina alla Facoltà di Magistero de "La Sapienza" di Roma. Nel 1974 mi si presentò l'occasione di partecipare al concorso nazionale a cattedra per Storia Bizantina; riuscii fra i tre vincitori, e la predetta facoltà di Magistero mi chiamò a coprire la prima cattedra - oggi si direbbe di "prima fascia" - di Storia Bizantina istituita in una Università statale italiana (1975); tre anni dopo ebbi la conferma come Professore Ordinario. L'esempio de "La Sapienza" fu contagioso: molte altre Università italiane hanno istituito cattedre non solo di Filologia bizantina o di Filologia e Storia bizantina, ma Storia bizantina pura e semplice. Per motivi di vario genere, nel 1977 chiesi di trasferire il mio domicilio da Piazza S. Maria Maggiore (n.d.r. sede del Pontificio Istituto Orientale) alla sede della "Civiltà Cattolica", prevedendo col Direttore di allora, P. Bartolomeo Sorge, un incremento della mia collaborazione alla Rivista; così fino al gennaio 1980 fui menbro della Comunità di Villa Malta (n.d.r. foto in basso). Ma nel 1980 dovetti ritornare al Pontificio Istituto Orientale per coprirvi l'ufficio di Decano della Facoltà di Scienze Ecclesiastiche Orientali, dal quale decaddi nell'estate del 1983. Oltre a ciò, nel 1982 avevo dovuto accettare alla Facoltà di Magistero l'affidamento della cattedra di Storia del Cristianesimo, fondata dal P. V. Monachino S.I. e, andato lui in pensione, affidata per un biennio al prof. Massimo Petrocchi. Il mio affidamento si estese a tutto l'anno accademico 1986/87, cioè per cinque anni accademici. Il primo infarto subìto il 2 maggio 1987 e le sue conseguenze mi indussero a chiedere ai miei Superiori il ritorno alla "Civiltà Cattolica" e l'esonero dall'insegnamento al Pontificio Istituto Orientale per dedicare le mie forze soprattutto all'attività accademica nell'Università de "La Sapienza". Le due richieste, dopo mesi di consultazioni e riflessioni, furono accolte; così ai primi di settembre 1987 ritornai a Villa Malta. (continua)

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Padre Carmelo Capizzi S.J./3

L'Istituto Ignatianum di Messina

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Dopo il solito biennio di noviziato, trascorsi un anno per prepararmi alla licenza ginnasiale studiando privatamente e per lo più da autodidatta. Conseguita la licenza ginnasiale a Palermo nel luglio 1947, trascorsi il triennio 1947 - 1950 per compiere tra i "carissimi" gli studi enciclopedici del liceo classico di allora con una forte accentuazione del greco e del latino, secondo la vecchia tradizione umanistica dei gesuiti. Ottenuta la maturità classica a Palermo nel luglio del 1950, passai allo studio della filosofia all'Istituto Ignatianum di Messina (n.d.r. nella foto). Trascorsi tre anni che furono una vera e propria prova del fuoco per la mia intelligenza e la mia sensibilità. Insieme con varie decine di compagni siciliani, napoletani e piemontesi studiai filosofia scolastica dovendo superare tutte le difficoltà di un metodo e di un linguaggio latino, del tutto nuovi e quanto mai ostici. Ma la formazione mentale e intellettuale che lentamente ricavai da quelle lezioni, dispute pubbliche e private, esercitazioni, ripetizioni ed esami - sempre in latino - è stata ed è di una validità insuperabile, sia sul piano logico-gnoseologico che sul piano della riflessione metafisica e della Weltanschauung intellettuale e religiosa. Nell'ottobre del 1953 cominciai il "magistero" al Collegio Pennisi di Acireale come prefetto di camerata e, nel contempo, studente all'Università di Messina; nel giugno del 1954 mi recai per la prima volta in Germania; andai a trascorrere un mese a Pullach (Monaco di Baviera) e una quarantina di giorni a Feldkirch in Austria, per esercitarmi nella lingua tedesca. Quel viaggio mi permise di fare osservazioni interessanti sull'incipiente ricostruzione della Germania e dell'Austria, le cui città mostravano ancora interi quartieri diroccati e incendiati dai bombardamenti, con mucchi di macerie invase da erbacce e rovi. Nel settembre fui trasferito a Bagheria per continuarvi il magistero come insegnante di lettere ai giovani liceali gesuiti e come studente universitario. Nel dicembre 1956, ritornato all'Istituto Ignatianum di Messina per iniziarvi il quadriennio di teologia, mi recai per alcuni giorni a Palermo per sostenervi l'esame di Laurea in Lettere - indirizzo classico - che superai col massimo dei voti il 6 dicembre 1956. Il mio relatore fu il prof. Giuseppe Valentini S.I., ordinario di Lingua e Letteratura Albanese; fu decisivo l'intervento a favore della mia tesi del prof. Giulio Cesare Argan, allora soltanto ordinario di Storia dell'Arte Medievale e Moderna. Come ancora si soleva fare negli scolasticati dei gesuiti, studiai anche le materie teologiche in latino, ricavandone vantaggi intellettuali e pratici di cui oggi solo pochissimi possono farsi un'idea. Gli otto anni seguenti rappresentano tutta una serie di tappe della mia ulteriore formazione, intellettuale e religiosa, che posso schematizzare come segue. Studio della Teologia all'Ignatianum di Messina (1956-1960), Laurea in Filosofia a Messina e secondo viaggio in Germania (1958), Ordinazione sacerdotale (1959), Conclusione e superamento esame ad gradum di Filosofia e Teologia (1960), viaggio in Francia per Terzo anno di probazione (1961), Terzo soggiorno in Germania (Univ. di Colonia e Heidelberg) per la Storia Bizantina (1961-1964). (continua)

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Padre Carmelo Capizzi S.J./2

Villa San Cataldo di Bagheria, sede del Seminario dei Gesuiti in Sicilia dal 1905

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Chi scrive, dando i primi segni di una futura vocazione storica, seguiva con passione tutto ciò e lo beveva a larghi sorsi, senza nessuna possibilità di analisi critica; identificandosi con l'Italia e quella che egli credeva la sua storia, partecipava con ingenuo entusiasmo e fierezza a tutti i successi veri o presunti della Patria in pace o "in armi" e dei suoi alleati d'Oltralpe e d'Oltreoceano. Perciò i disastri militari subìti dall'Asse e dal Giappone per terra e per mare cominciando dall'autunno del 1942, i bombardamenti a tappeto dell'aviazione anglo-americana, come l'asprezza cruenta della nostra guerra partigiana che fin dall'8 settembre 1943 scatenava le reazioni spesso assurde e durissime dei nazi-fascisti, e la situazione politica incerta e confusa che ne seguì, lo gettarono in una delusione angosciosa, in un pessimismo permanente, in una specie di crisi storica interiore e segreta, che hanno segnato gran parte della sua adolescenza e vari anni della sua prima gioventù. Non gli fu facile risalire il baratro di questa catastrofe psicologico-culturale, riflesso del baratro in cui vide precipitare l'Italia e gran parte dell'Europa devastate e lacerate dalla guerra, per tacere del Giappone, prima vittima della bomba atomica. Questo avveniva soprattutto quando frequentava la scuola elementare e la prima media a Piazza Armerina nelle scuole pubbliche; la seconda e terza media nel Seminario vescovile della stessa Città (1942-1944), dove era entrato col proposito, divenuto sempre più chiaro e deciso, di farsi prete. Spinto da un ideale di vita missionaria rafforzato da una forte tendenza a... conquiste eroiche o comunque avventurose, giunto a quindici anni d'età, volli abbandonare il Seminario diocesano e l'idea di essere sacerdote in Italia; così, superate varie difficoltà e la resistenza accanita dei miei genitori, potei entrare nel noviziato dei Gesuiti di Sicilia, che allora era a Bagheria (Palermo). Vi giunsi la sera del 10 ottobre 1944 dopo molte ore di viaggio in treno rabberciato alla buona che, da Caltanissetta in poi, arrancò tra stazioni semidiroccate, file di vagoni incendiati e arruginiti fermi sui binari morti, e, dulcis in fundo, con un  carico in continuo aumento di viaggiatori allora tipici: i famosi "intrallazzisti", che dai piccoli paesi della Sicilia interna trasportavano sacchi di frumento, di farina e di legumi da smerciare a prezzi di mercato nero a Palermo. La guerra allora continuava nel centro-nord della nostra Penisola, mentre in Sicilia, come nel resto del Sud occupato dagli Alleati, la fame e la disoccupazione imperversavano più che mai. Proprio in questi mesi, non lontano da Palermo, il bandito Giuliano si era gettato - o forse fu costretto a gettarsi - nella sua avventura criminale e sanguinosa, finita tragicamente nel 1949, dopo aver fatto parlare tanto radio e giornali. Da coloro che stavano per divenire i miei Confratelli ebbi un'accoglienza che mi ripagò di tutte le lotte e fatiche che mi era costato quel viaggio da Piazza Armerina alla Villa di San Cataldo a Bagheria (n.d.r. nella foto). La Villa era stata acquistata dai gesuiti verso il 1905 e conservata in tutto il suo splendore di grande edificio elevato ai margini di uno splendido parco settecentesco, costituito da viali delimitanti triangoli, quadrati e losanghe lussureggianti di agrumi, palme, pergole di viti, e con quattro enormi pini all'inrocio dei due vialoni principali. L'intreccio dei loro rami giganteschi formava un'immensa cupola verde, molto comoda durante i solleoni estivi per le varie decine di Padri e Fratelli Coadiutori della Comunità, a cui si aggiungevano oltre cinquanta novizi e "carissimi" (= studenti liceali). (continua)

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Padre Carmelo Capizzi S.J./1

Padre Carmelo Cappizzi S.J.¹, (1929-2002)

Il 5 dicembre del 2002 muore a Roma un piazzese che Alla sua terra e cultura d'origine fu legato da affetto profondo e in Sicilia tornava volentieri con frequenti viaggi che alimentavano insieme le amicizie e gli studi. Si tratta di Padre Carmelo Capizzi, membro della Compagnia di Gesù. Pochi mesi prima della sua dipartita, aveva scritto personalmente sul semestrale dell'Accademia Angelica-Costantiniana di Lettere Arti e Scienze - che a lui Rettore dal 1990 dedicava in quel numero una miscellanea di Studi - il proprio "Profilo bio-bibliografico". Da oggi ho deciso di proporVi quel Profilo integralmente per aiutare a conoscerlo chi non lo conosceva, a ricordarlo chi ha avuto la fortuna di apprezzare la sua personalità e la sua vasta cultura. 

Sul filo dei ricordi

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Mi scuso col lettore della forma schematica e poco discorsiva in cui presento questa scheda circa la mia biografia. Voglio evitare due rischi: 1) di dar l'impressione di scrivere una specie di elogio autobiografico che per istinto e per motivi di varia riflessione mi ripugnerebbe; 2) di perdermi - nel parlare della mia modesta vicenda di uomo e di studioso - in particolari marginali perdendo di vista i fatti che, ad avviso almeno di chi ha buon senso, dovrebbero costituire in questo genere di discorso l'ossatura portante o l'essenziale da ricordare... Ebbi la sorte - sarei tentato di dire: la fortuna o, addirittura la grazia - di nascere in Sicilia, il 14 luglio 1929. Naqui in una delle aree più povere e oggi trascurate dell'Isola, intendo dire a Piazza Armerina, fondata dai Normanni e dai "Lombardi" nel sec. XI, mantenutasi come città demaniale e capoluogo di comarca fino al 1812, tuttora capoluogo di diocesi fin dal 1816. Pur degradata e in parte spopolata fin dal 1926 per la fondazione a sue spese della provincia di Enna, è salita alla ribalta internazionale nell'ultimo mezzo secolo grazie alle nuove scoperte compiute da una nuova campagna di scavi nella Villa romana del Casale; lo splendido monumento ricco di circa 4.000 mq. di mosaici pavimentali - per lo più figurativi e dei secoli III-V (?) - distante dal centro urbano poco più di tre km. La mia data di nascita esatta risulta dal Libro dei battesimi della mia parrocchia (n.d.r. parrocchia S. Filippo); ma all'anagrafe civile fui dichiarato per errore come nato due giorni dopo, cioè il 16 luglio 1929². Ciò spiega che la prima data si presenta nei documenti ecclesiastici; mentre la seconda nei documenti statali o civili. I miei genitori, Biagio e Giuseppina Correnti, tipici rappresentanti dei piccoli contadini della Sicilia di settant'anni fa, ebbero il coraggio cristiano e la fiducia nella vita per dare a me, primogenito, otto fratelli e sorelle per i quali essi vissero e si sacrificarono spesso nel senso più letterale della parola, come, del resto, avevano fatto i miei nonni, che ho avuto la buona sorte di conoscere tutti e quattro. Così, nonostante difficoltà economiche e sociali, crebbi sereno e felice nella mia famiglia (n.d.r. Famiglia Capizzi), dove ci si voleva bene per davvero. La mia infanzia e prima adolescenza trascorsero per lo più nel mondo agreste e paesano del Verga, descritto soprattutto nel suo Mastro don Gesualdo, nei Malavoglia, e nelle sue Novelle rusticane. Era un mondo, nel quale la motorizzazione era agli albori, nonostante la linea ferroviaria a scartamento ridotto Dittaino-Piazza Armerina-Caltagirone: se le biciclette erano piuttosto numerose, le motociclette, le automobili e gli autocarri si contavano sulle punte delle dita. Il territorio di Piazza Armerina, come quello di gran parte della Sicilia, era ancora solcato da strade carrozzabili raramente asfaltate, da trazzere e viottoli sassosi - polverosi d'estate e fangosi d'inverno - percorsi giornalmente da carretti, muli, cavalli, asini e spesso invasi da greggi di capre, pecore e buoi. Crebbi pure pieno delle ingenue attese dalla vita, che allora si respiravano nell'aria e venivano nutrite specialmente dall'insegnamento scolastico fin dalla prima elementare. Frequentavo la scuola italiana degli anni '30 e '40 tutta permeata, almeno esteriormente, di spirito fascista: sopra la cattedra dell'insegnante, il ritratto di Mussolini (il Duce) affiancava immancabilmente quello del re Vittorio Emanuele III, divenuto imperatore nel 1936. Sui loro ritratti dominava sempre il crocifisso. I libri scolastici ci nutrivano continuamente con pagine entusiastiche e a senso unico sulla storia greca e romana, del Medio Evo e del Risorgimento; sulla prima guerra mondiale, la marcia su Roma, le "opere del regime", quali la battaglia del grano, le bonifiche Pontine, i primati sportivi man mano raggiunti, l'impresa di Umberto Nobile al Polo Nord, la trasvolata dell'Atlantico, la conquista dell'etiopia, il ritorno dell'Impero sui "colli fatali di Roma". Da tale storia emergevano i nuovi destini dell'Italia moderna, maestra di civiltà, divenuta ormai potente e rispettata. Ci veniva assicurata con lezioni, "giornali radio", film "Luce", frequenti canzoni marziali e sentimentali l'immancabile vittoria a cui stavano conducendo l'Italia i suoi eserciti, affiancati da quelli della potente Germania hitleriana durante la seconda guerra mondiale; del resto "vincere" era "la parola d'ordine di una suprema volontà", ecc. ecc. (continua)

¹ Le sigle S.J. oppure S.I. dietro il nome di un ecclesiatico indicano l'appartenenza all'Ordine Religioso Gesuita perché S.J. sta per Societas Jesu. Originariamente la forma esatta era solo S.I. perché la J non era presente nell'alfabeto latino antico. I Romani non conoscevano la W e per la U usavano la V. La U e la J fecero la loro comparsa nel rinascimento. Pertanto la J è l'ultima lettera aggiunta all'alfabeto latino moderno. 

² Questa nota è stata aggiunta nel novembre del 2017 in seguito all'effettiva lettura dell'atto di nascita n. 452 datato 20 luglio 1929: <<La signora Correnti Giuseppa di anni 18 casalinga, si presenta al Capo Ufficio Delegato del Comune di Piazza Armerina il 20 luglio 1929 alle ore 11:30 dichiarando che alle ore 12:00 del 16 del corrente mese, nella casa posta in via D. Martino s.n.c., dalla sua legittima unione con Capizzi Biagio di Carmelo contadino, seco lui convivente, è nato un bambino di sesso mascolino che essa presenta e a cui dà il nome di Carmelo>>.

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