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Cronarmerina - Aprile 2025

1818 Il cardinale Gaetano Maria Trigona

Il cardinale Gaetano Trigona Parisi (1767-1837)



La 3^ Personalità di grande importanza in ordine cronologico (dopo gli arcivescovi di SR Matteo Trigona Palermo e Filippo Maria Trigona Bellotti) tra i prelati appartenenti alla famiglia piazzese dei Trigona è mons. Gaetano Maria Giuseppe Benedetto Placido Vincenzo Trigona e Parisi dei baroni di Sant'Andrea. Nato il 2 giugno 1767 dal matrimonio tra Stefano Trigona e Costa (De Rodriguez) barone di Sant'Andrea giurato e senatore di Piazza nel 1758 e 1761 e una componente della famiglia Parisi, che annoverava in quel periodo un Officiale del Monte di Pietà, un Vicario ecclesiastico della Città e un notaio, Gaetano Maria divenne sacerdote nel 1791 iniziando a predicare in giro per l'Italia. Chierico della Collegiata del SS. Crocifisso di Piazza, passò poco tempo dopo al Duomo dove fu Prevosto e nel contempo ricoprì la carica di Consulente ovvero Consigliere comunale (il fratello Felice era Senatore comunale), nel 1816. Assunto alla sede episcopale di Siracusa, dal suo lontano parente mons. Filippo Maria Trigona Bellotti (1735-1824), come Vicario e Visitatore generale nella diocesi per sette anni, il 21 dic. 1818 fu nominato, da papa Pio VII (1800-1829), I Vescovo della nuova (12 sett. 1816) Diocesi di Caltagirone e, per pochi mesi, Delegato (o Vicario apostolico) della nuova (3 lug. 1817) Diocesi di Piazza, sino all'arrivo nel 1819 del I Vescovo di Piazza, mons. Girolamo Aprile Benso (1760-1836). Nel concistoro del 15 marzo 1833 fu promosso alla sede metropolitana di Palermo come Arcivescovo e dopo circa un anno, nel Concistoro del 23 giu. 1834, fu elevato da papa Gregorio XVI (1831-1846) al rango di Cardinale dell'Ordine dei Preti, ricevendo il cappello cardinalizio dalle stesse mani di re Ferdinando II nella Cappella palatina il 10 lug. 1834. Per quanto riguarda l'ultimo periodo della sua vita, riporto la traduzione della lapide (nella foto in basso) esistente nella VI cappella della Cattedrale di Palermo <<Alla memoria imperitura dell'eminentissimo Cardinale Gaetano Trigona e Parisi Arcivescovo di Palermo che, compiuto il 5° anno dell'Arcivescovado in modo santo, a nessuno dei socerdoti cristiani secondo per benefici saggezza cultura giustizia il 7 luglio 1837 nel 72 anno d'età colto da una peste proveniente dall'India, piangendo tutti i buoni cittadini e il clero alla salvezza e al bene dei quali subordinò la propria vita mentre imperversava la malattia impedendo il contagio dalla crudele pestilenza trasferì le ossa non qui, ma da lì al sepolcro presso Baida.>> Questa lapide ci svela alcune cose e qualche errore: a) la causa della sua morte fu la tremenda epidemia non di peste ma di lue, intesa come calamità che dilaga o morbo contagioso, in questo caso colera, chiamato comunemente "mal contagioso", che vi fu a Palermo e in Sicilia proveniente dalla lontana India, da giugno a novembre del 1837 e che causò solo nella Capitale ben 24.000 morti; b) gli anni di arcivescovado non furono 5 ma 4; c) gli anni di età non furono 72 ma 70; d) la data nella lapide si riferisce alla traslazione della salma in altro luogo due giorni dopo la morte avvenuta a Palermo il 5 luglio 1837; e) il luogo dove fu sepolto il Cardinale è il Convento dei Francescani dell'antica borgata di Baida a 9 km ca. a ovest di Palermo.

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Torneo Open Tennis

Il Tennis Club Piazza Armerina organizza dal 7 al 25 agosto 2016 un Torneo Open maschile di tennis. Il torneo, approvato dalla Federazione Italiana Tennis, si svolgerà presso i campi in duro di contrada Bellia e vedrà la partecipazione di giocatori di buon livello di tutte le categorie. Il Presidente, Salvatore Lo Bartolo, tiene a precisare che con grandi sacrifici organizzativi ed economici è previsto un montepremi di € 500,00 e, pertanto, invita tutti gli appassionati ad assistere allo spettacolo sportivo che si preannuncia entusiasmante. 

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Fontana Aidone/n. 48

Nella foto di oggi c'è la Fontana/Abbeveratoio di Aidone n. 48 che si trova al Km 7,2, sul lato sinistro della SS288 che collega Aidone a Raddusa. Quindi si trova a metà dei 14 Km che separano i due centri abitati al confine tra le provincie di Enna e Catania. La vasca in pietra arenaria è molto semplice e presenta una successiva aggiunta in cemento che si riempie con l'acqua che sgorga lenta ma continua. Anche se senza tanti fronzoli, doveva essere di vitale importanza per chi percorreva, specie al ritorno verso Aidone, quel tratto di strada in salita con i quadrupedi a pieno carico di legna e/o di raccolto stagionale, dopo una lunga giornata di lavoro agricolo. Se si va avanti per altri 3 Km si arriva al bivio con la SP67 che, dopo ca. 7 Km verso Nord-Ovest, ci porta al famoso e suggestivo Castello dei Gresti altrimenti chiamato Castello di Pietratagliata.

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Chi vince e chi perde? 1

Parte 1^

Come ormai i visitatori di questo sito avranno capito, a me non piace parlare di politica nè in senso generale nè in senso specifico. Questo non perché non abbia qualche idea in merito da esprimere, anzi, ma perché non voglio distogliere l’attenzione di chi legge i miei post su fatti accaduti in un determinato periodo storico, senza aggiungere o togliere, senza criticare o esaltare quella determinata figura di cui parlo, quasi sempre piazzese. Come in una fotografia, desidero che siano i fatti a parlare e non quello che posso pensare io o altri contemporanei, una cosa è vivere in quella determinata epoca, un’altra è interpretare fatti a posteriori col senno di poi. Infatti, secondo me, chi ha la pretesa di raccontare fatti storici, più o meno globali, dovrebbe astenersi di dire la propria opinione, lasciando liberi i lettori di farsi un’idea propria, possibilmente consultando più fonti. Questa introduzione la ritengo obbligatoria per l’argomento che non mi sono sentito di trascurare, una volta che un amico mi ha segnalato di scorrere un elenco presente da anni su internet. Inoltre, la trattazione del tema, Caduti piazzesi della Repubblica Sociale Italiana, mi ha dato lo spunto per elencare tutti i piazzesi Caduti in guerra durante il 2° Conflitto Mondiale oltre ai tre, e non due, piazzesi Partigiani.
Oggi iniziamo con l’elenco in ordine alfabetico dei 133 piazzesi caduti in guerra durante la 2^ Guerra Mondiale tratto dal volume a cura del prof. Ignazio Nigrelli, Per non dimenticare, NovaGraf, Assoro 1999, pp. 121-122. Seguirà quello dei Partigiani piazzesi tratto dal sito internet www.ampi.it dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, dove, però, non ho trovato il terzo partigiano piazzese, Milazzo Salvatore col nome di battaglia “Enna” classe 1922.

 

I primi 62 Caduti di Piazza Armerina-2^ Guerra Mondiale nell'elenco del prof. Ignazio Nigrelli

Arena Giuseppe, Arena Vincenzo, Attardi Salvatore (risulta Giuseppe, nella lapide del monumento ai caduti)¹, Balzo Salvatore, Barresi Corrado, Barresi Giuseppe, Barresi Salvatore, Beffumo Salvatore, Bencivenga Domenico, Bevilacqua Modestino, Biondino Mario, Bonanno Vincenzo, Bonura Benedetto, Bruno Alfonso, Buetto Filippo, Bruno Gaetano, Cadetto Michele², Capizzi Giuseppe, Capuano Rosario, Caputo Ugo, Cardaci Benedetto, Cascino Francesco, Castagna Francesco, Catalano Giuseppe, Chiaramonte Michele, Ciantia Angelo (risulta Giuseppe, nella lapide del monumento ai caduti), Ciantia Filippo, Ciantia Gaetano, Citati Mario, Coppola Fortunato, Cordaro Salvatore, Crea Salvatore, Curcuraci Angelo, Diana Giacomo, Di Maggio Antonio, Di Maggio Filippo, Di Maida Filippo (risulta De Maida, nella lapide del monumento ai caduti), Di Natale Alfredo, Di Pasquale Alfonso, Di Prima Ignazio, Di Prossimo Luigi, Di Sano Calogero, Di Sano Giuseppe, Di Sano Giuseppe (ripetuto anche nella lapide nel monumento ai caduti), Di Seri Concetto, Di Stefano Carmelo, Dragotta Calogero, Familiari Gaetano, Farina Salvatore, Fasciano Salvatore, Fauzia Angelo, Fauzia Salvatore (manca nella lapide del monumento ai caduti), Ferrante Concetto, Ficarra Salvatore, Focoso Mario, Forbia Mario, Forgia Luigi, Forgia Mario, Formaggio Lorenzo, Franchino Santo, Golino Angelo, Gangitano Salvatore.

1 aggiunto successivamente

Cagno Giovanni di Calogero (P. Armerina 1894-Brescia 2/1/1946), aggiunto l'11/8/2016 dietro segnalazione del figlio Italo, manca nella lapide del monumento ai caduti.

 

¹ Sul monumento ai caduti nell'ex Piano Duilio, dall'aprile 2014 Piazzale Gen.le Litterio Villari, oltre ai nomi dei piazzesi caduti nella Prima Guerra Mondiale scolpiti alla base del monumento, sono state aggiunte 2 lapidi in marmo grandi e 1 più piccola con i nomi dei piazzesi caduti nella Seconda Guerra Mondiale. 

² Il nipote Suffanti Carmelo ci ricorda che suo zio Michele era marinaio di prima classe nato a P. Armerina in via Rizzo 26 il 25/8/1925 e morto il 24/3/1943 per l'affondamento del cacciatorpediniere "Ascari" nel Mediterraneo Centrale su cui era imbarcato.

(continua)

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Soluzione aguzzate la vista n. 25

La foto del "buco della serratura" riguardante l'enigma dell'Aguzzate la vista n. 25 è stata scattata nel portone accanto (indicato dalla freccia bianca) a quello di entrata all'Ostello del Borgo, ex entrata principale del Monastero delle Benedettine di S. Giovanni Evangelista. Infatti, tutta la piazza è chiamata Largo S. Giovanni perché a destra nella foto ci sono i due ingressi alla preziosissima chiesa di S. Giovanni Evangelista. Per tanto tempo dietro al portone indicato dalla freccia c'è stata la sede dell'Associazione Grandi Invalidi. Concludo questa Soluzione n. 25 ricordandovi soltanto che entrando dal portone principale dell'Ostello, a destra si può ancora osservare il vano dove c'era una delle due Ruote degli Esposti (Trovatelli) esistenti a Piazza.

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Aguzzate la vista n. 25

Qualche giorno fa ho pubblicato su Facebook questa foto con la didascalia <<Quando c'è l'arte anche nel buco... della serratura!>> e sorprendentemente ho registrato oltre 50 mi piace. Allora ho pensato bene di sollecitare la Vostra perspicacia chiedendoVi se avete qualche idea su dove è stata scattata la foto. Vi assicuro che la porta o portone che si apre agendo su questa serratura si trova a Piazza, in un luogo conosciuto e frequentato.

 

(soluzione)

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Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/7

P. Carmelo Capizzi ad una conferenza

Ricordi e fatti inediti/7

Padre Carmelo Capizzi detto anche il “Barone”

Fra i vari titoli che il nostro Carmelo possedeva, c'era anche quello di BARONE. La motivazione di tale onorificenza non sono sicuro di saperla, so soltanto che un giorno andando a Bari, ebbi l'idea di passare per Roma e fare una visita a mio fratello. Qui ebbi l’occasione di parlare con un Padre Gesuita il quale mi disse che Padre Carmelo era il “Barone”. Lì per lì ho pensato che tale titolo era uno dei tanti meriti. Infatti egli in quegli anni, oltre ad essere professore all'università e titolare della stessa cattedra, che aveva fatto istituire il primo in assoluto nella storia dell'Università Italiana presso la Facoltà di Magistero dell'Università di Roma, era anche il Padre della Casa dei Gesuiti che portava più risorse economiche al suo Istituto. Inoltre, con il suo saper fare, si relazionava con tutti, ricchi e poveri, aveva tanti amici nobili, politici e militari, quindi era facile che gli venisse riconosciuto anche questo titolo. Come si sa, i religiosi come i gesuiti, i francescani ed altri ordini, qualche tempo prima di esseri ordinati sacerdoti devono fare promessa e giuramento su tre argomenti molto importanti: OBBEDIENZA – CASTITA' – POVERTA'. Egli era orgoglioso di aver fatto queste promesse e di mantenere la sua onestà di fronte a Dio e agli uomini con tutta la sua forza. Quando egli andava in giro per lavoro, per ferie e per studio, aveva occasioni di ricevere del denaro per le sue opere di beneficenza e di studioso. Al suo rientro all'Istituto a Roma rendeva conto al Padre Ministro delle sue entrate ed eventuali uscite; era molto preciso al centesimo, era uno che non pensava né per lui e né tanto meno per i suoi parenti.

Padre Carmelo, vero uomo e vero sacerdote
Parafrasando alcuni versetti del vangelo in cui si afferma <<Gesù vero Dio e vero uomo>>, io posso affermare che il Gesuita Carmelo Capizzi era un vero uomo e un vero prete. Era un sacerdote vero, perché tutto quello che faceva e tutto il suo tempo era dedicato alla Gloria di Dio e al bene del prossimo. Celebrava la Santa Messa tutti giorni e poi leggeva il breviario, studiava anche l'Imitazione di Cristo e la Vita dei Santi. Per lui essere fedele a Dio e alla sua Congregazione dei Gesuiti era un obbligo primario, non aveva altro scopo nella sua vita che quello di amare Dio e il prossimo. Era vero uomo, perché, oltre avere tanti pregi, aveva anch'egli qualche difettuccio, come del resto tutti noi. Se gli uomini fossero tutti perfetti, cioè senza difetti, non si chiamerebbero tali, bensì si dovrebbero chiamare Angeli. Anche i Santi non sono stati immuni a qualche difetto e quando si accorgevano di aver sbagliato ricorrevano al proprio confessore. Mio fratello era anche uomo di compagnia, nel senso che teneva allegria con le sue storie e anche barzellette. Uno dei limiti che io conosco era quello di non saper guidare un’automobile, intanto non l'aveva mai posseduta e se poi pensiamo che la sua vita era dedicata allo studio, possiamo dedurre che non aveva mai pensato di acquistarne una. Quindi, non avendo avuto una macchina propria a disposizione per fare pratica di guida, anche se aveva ottenuto la patente, egli un'automobile non l’ha guidata mai. Era in effetti un teorico e filosofo e, quindi, pensava a tutt'altro invece di concentrarsi nella guida e nei comandi della macchina. Tutto sommato, forse è stato bene così.

continua in Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/8

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Edicola n. 39

Prima

Dopo

Questa è l'Edicola Votiva n. 39 e si trova in via Ortalizio, la via in ripida discesa che dallo Stradonello porta alla strada provinciale n. 15 che collega i Canali all'Indirizzo, a Piazza Vecchia, alla Villa Romana e a Barrafranca. Come tutte le cose che abbiamo sotto gli occhi anche quest'opera è in continua evoluzione. La foto in alto è stata scattata nel 2013, quella in basso due anni dopo. Dedicata alla nostra Patrona, Maria SS. delle Vittorie, dopo qualche anno l'immagine non c'è più, sparita, eppure salta subito agli occhi che c'è voluto un bel po' di lavoro e dedizione per realizzarla in pietra, legno e ciaramìe o ciaramìtte (tegole). Speriamo che la prossima foto sia nuovamente con l'immagine della Madonna.

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La bicicletta

A b'c'clétta

Nt' st'ep'ca d' prescia e d' rumori,
cu l'ariu 'ntuss'cos a tutti l'ori,
tanti vana f'rriann chi macch'noi
p'rchì vonu passè p' s'gnuroi.
 
Ntè strati vidi nsepr confusiongh
e ancora nan s' trova a soluziongh.
P'aver a patent, u giovu nan spetta
e ddascià perd d'annè ntà b'c'cletta.
 
'Na vota, ntè d'sìì di carusetti,
ggh'ernu au prim post i b'c'cletti.
E' 'ncavadd ch' nan sfarda spesa,
tu poi ment 'ncodd, p'rchì poc pesa;
 
t' ggh' menti 'ncav e siì ntò vent:
vol'nu i p' nzeri e cò ch'hai d' tent.
Ntà calada, par ch' t' porta a spass,
lib'r com n'asgeu ch' vola bass.
 
Ntà cianada, pigghi a cauzi i pedali,
t' vaia nacann e nan t' 'npali.
E s' nesci c'a giusta cumpagnia ,
poi annè dduntangh cu menu valia.
 
Quann t' rrcogghi, t' senti ciù ddegg
e cunvint ch'u dumangh sarà meggh.
Pitt a b'c'cletta 'npuru tu
e t' pigghi 'na v'ntada d' gioventù.

Francesco Manteo


TRADUZIONE

La bicicletta

In quest'epoca di fretta e di rumori,
con l'aria inquinata a tutte le ore,
tanti vanno girando coi macchinoni
perché vogliono passare per signoroni.

Nelle strade vedi sempre confusione
e ancora non si trova la soluzione.
Per avere la patente, il giovane non aspetta,
e lasciò perdere di andare in bicicletta.

Una volta, nei desideri dei ragazzetti,
c'erano al primo posto le biciclette.
E' un cavallo che non consuma spesa,
lo puoi mettere sulle spalle perché poco pesa.

Ti ci metti sopra e sei nel vento:
volano i pensieri e ciò che hai di cattivo.
Nella discesa, pare che ti porta a spasso,
libero come un uccello che vola basso.

Nella salita, prendi a calci i pedali,
vai oscillando e non t'impali.
E se esci con la giusta compagnia,
puoi andare lontano con meno energia.

Quando rientri, ti senti più leggero
e convinto che il domani sarà migliore.
Prendi la bicicletta anche tu
e ti prendi una ventata di gioventù.

Francesco Manteo

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Fontana Aidone/n. 47

Questa è la Fontana/Abbeveratoio di Aidone n. 47. Si trova lungo i 14 Km della SS. 288 che collegano Aidone a Raddusa. Questo percorso era molto frequentato da noi Piazzesi sino a qualche decennio fa per andare a Catania, prima che facessero la più comoda autostrada (senza contare però che sino all'autostrada la situazione è continuata ad essere poco agevole, per questo basta seguire la storia infinita della SP4). Il percorso che noi facciamo adesso verso Valguarnera, veniva fatto esclusivamente per andare alla stazione feroviaria di Dittaino o per proseguire verso Leonforte e il Nord della Provincia. Lasciata Aidone dopo 2,5 Km troviamo questo abbeveratoio sulla sinistra in ottimo stato pur essendo, come ci dice la data scolpita sulla vecchia targa in pietra arenaria, del 1895. Su quest'ultima ne esiste un'altra in marmo dove c'è la scritta: <<CONSORZIO DI BONIFICA DI CALTAGIRONE - Caltagirone - RESTAURATA NEL 1988>>. 1.200 metri più avanti c'è il bivio che ci porta all'importante zona archeologica di Morgantina.

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