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Cronarmerina - Novembre 2024

Famiglia Assaro (de)

D'azzurro recante l'effige della Madonna con Bambino

Nel 1500, con l’avvento della monarchia Castigliana, la famiglia de Assaro (anche Assoro), come tante famiglie abitanti a Plaza, pagando una tassa per l’iscrizione alla Mastra Nobile delle città regie, diventa nobile. Nel 1553 il futuro suocero del barone Marco Trigona, il medico e matematico Giovanni Francesco de Assaro, fonda il “Ritiro delle Donne Pentite o Ripentite”, qualche anno più tardi, dietro l’interessamento del viceré de Vega, sarà tra i firmatari, nella Chiesa Madre, della pace con il partito avverso dei Trigona e degli Aguglia. Giovanni Francesco de Assaro muore nel 1593 e viene seppellito nella cappella di S. Pietro. Anche la figlia Laura de Assaro, che ha sposato il barone Marco Trigona, muore nel 1597, un anno prima del marito, e viene seppellita nella cappella di famiglia, soltanto nel 1906 sarà trasferita nella Chiesa Madre voluta dal marito. Nel 1609 il chierico don Andrea de Assaro¹, dei baroni della Montagna della Gebbia, raccoglie fondi assieme alle tre famiglie baronali degli Spinelli per la fondazione della "Casa" per Teatini e per l'abbellimento della loro chiesa intitolata a S. Lorenzo Martire. Nel 1628 Giuseppe d'Assaro è sacerdote e cappellano di Sant'Anna. Nel 1666 c’è da registrare il matrimonio tra la figlia di Antonino de Assaro barone di Montagna della Gebbia e dei Salti dei Mulini, Silvia, con Desiderio Antonio Platamone barone dei Poìri. 1825 Silvestro Assaro è frate Francescano (laico). Oltre allo stemma di questa famiglia nella foto (arco I cappella a sx) sempre nella chiesa di S. Pietro ce n'è uno nella III cappella a dx, poi uno nel sarcofago di Laura in Cattedrale e uno posto in alto nel cantone, tra le vie Monte e Chiello.

¹ Il suo nome si trova scolpito su una lapide nel pavimento della chiesa di San Martino (quartiere Monte).

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Cine Ariston anni '60

 
Ed eccoci agli anni '60. Il cinema Ariston attraversava il suo miglior periodo. Dal macchinista sig. Scaccianoce, venivano proiettati film della portata de "I Dieci Comandamenti", "Deserto rosso", "Spartacus", "Rocco e i suoi fratelli", "Lawrence d'Arabia", "La dolce vita", e doveva stare sempre allerta, perché se si spegneva il proiettore, o le immagini si spostavano o non si sentiva l'audio, erano fischi e parolacce dell'altro mondo. Mi ricordo che quando c'era molta folla, e quindi mi toccava stare in piedi, preferivo stare proprio sotto il fascio di luce che usciva dalla cabina di proiezione in sala, perché era favoloso vedere il gioco di luci di mille colori attraversate dalle nuvole di fumo, ed ero felice anche senza guardare il film. Questi erano lungometraggi che ti facevano entrare alle 15 e uscire alle 22, se andava bene, e non c'era "Domenica Sportiva" che poteva farceli rinviare. I biglietti si facevano dal signor Riso di cui conoscevamo solo il mezzo busto, in quanto si mostrava dalla finestrella del botteghino 50x30 cm, a chi ci arrivava! Prima dei film c'erano i "Cinegiornali INCOM" e negli intervalli si comprava di tutto: le arancine del sig. Santangelo (che le tirava fuori dalla teglia come un mago tira fuori i conigli dal cilindro), le bombolone colorate, le gazzose prima con la pallina di vetro, poi senza, con i turaccioli che andavano a finire chissà dove, anche in sala. Se poi eri un benestante, potevi permetterti di fare un salto giù dal sig. Carlo Magro a prenderti un gustosissimo "PASTICCIOTTO". Sì, lo scrivo a stampatello per darvi un'idea di che cosa sto parlando, e per giunta con la ciliegina candita sopra. Altri tempi!
Altro post sul tema: È ridotto così
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Forestale anni '50

 Il solito amico Peppuccio, mi ha mandato gentilmente questa foto che dedichiamo a tutti gli abitanti nei dintorni.

Se avete qualche aneddoto che si riferisce a quel periodo e/o a quella zona da raccontare, coraggio questo è il momento.

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L'Opra î pupi


A Piazza a rappresentare l’Opra î pupi furono i due cugini Totò e Nelli Parasole, imbianchini e falegnami, che ben presto si trasferirono, fine anni ’40 inizio anni ’50, in via Largo Sant’Onofrio 3, proprio dietro la pescheria. Nelli era quello che disegnava le scene, i fondali e i manifesti da esporre in Piazza Garibaldi, sul Cantone tra la Piazza e via Vittorio Emanuele (â calata û Cullègg). Totò invece era il vero puparo, che curava le sceneggiature, manovrava i pupi (alti quasi un metro) e che con la voce particolare riusciva a suggestionare gli spettatori, aiutato qualche volta da Nelli. Oltre a variare il timbro di voce, lui usava battere i piedi sulle tavole del palcoscenico, soprattutto quando c’erano gli scontri armati con i paladini (Orlando, Rinaldo, Carlo Magno e suo cognato traditore, Gano di Maganza) che colpivano o paravano violentemente le armature dei saracini (Rodomonte, Ferraù, Agramante). Il pubblico, attentissimo, dopo qualche minuto iniziava a parteggiare ora per uno ora per l’altro personaggio, e chi assisteva nei primi posti, indietreggiava per paura di qualche colpo di spada o scimitarra. Così facendo s’imparava a conoscere le opere come la Chanson de Roland o l’Orlando furioso. I biglietti venivano fatti dalla moglie di Totò e non costavano più di 50 lire, qualche volta lei aiutava anche il marito nelle scene dove c’era Angelica. Dopo qualche anno tutta la troupe dovette trasferirsi in via Umberto al n. 63, dove prima c’era stato un negozio di merceria gestito da catanesi e con l'insegna "ALLEBASI". 

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Famiglia Amore (de)

D'oro al cuore di rosso passato da una saetta d'argento e sopra il moto che dice: amore.
 
Già nel gennaio del 1283, all'epoca della Guerra del Vespro, un Leonardo de Amure è tra i 101 nominativi di Piazzesi mobilitati da re Pietro III d'Aragona e I di Sicilia contro i Francesi-Angioini. Nel 1421 si ha Antonio senior de Amore barone dell'Ersa (Lorsa in Mugnòs,1647), nel 1448 troviamo Bartolomeo de Amore Capitano Aggiunto della Corte Capitanale di Plaza, il figlio di questi, Antonio, e Antonino figlio di Giovanni Andrea. Nel XVI secolo le sorelle Margarita, Lorenza e Antonella de Amore sono suore è rifulgono di santità nel Monastero della SS. Trinità. Nel 1520 Antonio Melchiorre de Amore è barone di Bubutello (in territorio di Enna). Nel 1566 Angelo d'Amore dei baroni di Bubutello è Cavaliere degli Ospedalieri che cura gli interessi della Commenda di S. Giovanni Battista. Nel 1605 Giovanni Paolo de Amore è tra i giurati di Platea che ottengono l'istituzione della Casa Professa dei Gesuiti. Infine, nel 1621, Felicia de Amore è baronessa di Bubutello che si sposerà con Vincenzo Crescimanno barone di Cametrici e nel 1662 Stefano Amore è Abbate dell'Abbazia di Fundrò.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Domande banali

 
 
Mentre è estremamente banale chiedere ai meno giovani che relazione ci sia tra le due foto,
per i più giovani potrebbe essere non tanto banale.
Si tratta del gattarolu o a ciaccësa gattarö (in italiano "gattaiola")
che consentiva tempo fa il libero transito al micio di casa. 
 
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Sette Cantoni, secondo me

 2 Cantoni di via Cucuccio
1 Cantone di via S. Veneranda
2 Cantoni di via Alceste Roccella
I Sètt Cantunèri
Ammesso che quando fu dato questo nome alla via, i palazzi fossero quelli di oggi, in effetti tutti i Cantoni delle vie interessate alla "Via Sette Cantoni" sono ben 12 (1 via Mazzini, 1 via Marconi, 2 via Cucuccio, 2 via Castellina, 2 via S. Veneranda, 2 Largo Demani e 2 via Alceste Roccella). Se, invece, eliminiamo quelli delle vie periferiche, rispetto al cuore vero e proprio della via Sette Cantoni, arriviamo a 7 ovvero: i 2 di via Castellina, già fotografati nel quesito, i 2 di via Cucuccio (foto in alto), 1 di via S. Veneranda (foto in mezzo), più i 2 di via Alceste Roccella (foto in basso). 
Anche Peppuccio Tigano, nel commento delle 20:27, è del mio stesso parere, solo che lui ne toglie 1 della via Cucuccio per aggiunge i 2 di via S. Veneranda. Spero che Tanino sia soddisfatto del risultato, almeno per averci dato un po' daffare il primo giorno dell'anno. Siamo pronti per un altro quesito.
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1953, Lode al Bosco

Eucalipti alla Bellia



Dal mio amico Peppuccio ricevo e pubblico con immenso piacere: "Mio padre ha scritto 60 anni fa questa poesia ma il contenuto sembra attuale! Il testo del tema, fa ben sperare in un rinnovamento della nostra terra. Sono passati 60 anni, ma l'impressione che ho e che il tempo si sia fermato.Mi farebbe piacere che anche altri la commentassero." Buon anno

Tema

 Il bosco non è soltanto fascino di incanti e di malia, come lo hanno cantato i poeti d'ogni tempo; esso ha una funzione di grande portata economica, industriale, meteorologica, igienico - sociale.
Dal successo dell'opera di rimboschimento, intrapresa dal Governo Regionale, eseguita con tanto amore ed operosità da i suoi organi tecnici, dipende, in gran parte, la rinascita della Sicilia.

Svolgimento

Lode al Bosco 

Dai più illustri poeti esaltati
fùr quei boschi che qui canterò,
dolce incanto per gli innamorati
di quel tempo che ormai tramontò.
 
O ricetto di streghe e di maghi
che tra i pini facean capolino,
rispecchiando nell'acqua dei laghi
i lor volti di lieve turchino !
 
O folletti, o diabolici amanti,
di bellezza e di mito vestiti,
nascondendo li vostri sembianti
tra le piante porgeste gli inviti.
 
Delle ninfe e dei fauni loco,
delle belve sicura tutela,
tu alimenti sovente quel foco
che l'amore idilliaco cela !
 
Ed a te s'ispiraro i pittori
e per te si composero note,
tu che in verde lo mondo colori
fosti ostello di driadi note.
 
Ciascun animo mesto e turbato
fra i tuoi alberi trova ristoro,
rappresenti pel cuore infiammato
inesausto, grande tesoro.
 
Mentre a sera per te l'usignolo
canta e ovunque diffonde tristezza,
imponenti s'innalzan dal suolo
mille tronchi con tanta gaiezza !
 
 Li vedrem trasformati in imposte,
in robuste, lunghissime travi,
salperanno da tutte le coste
per lontane crociere di navi.
 
Per la carta daran cellulosa
e veloci sapran rotative
far conoscere in rima od in prosa
le vicende che l'uomo oggi vive.
 
Tutt'intorno le frondi stormenti
rendon l'aere puro e fragrante
quanta pace e sollievo ai viventi
reca sempre il respir delle piante !
 
Quando con deleterie, funeste
conseguenze infuriar gli uragani,
allorchè s'abbatteron tempeste
sulle cime dei monti e sui piani,
 
tu o bosco, riuscisti a placare
in un attimo, come d'incanto,
la violenza che pur scatenare
gli elementi volevan frattanto.
 
Con possente, diuturna passione
la Regione a te volge lo sguardo,
vedi i tecnici in nobile agone
non frapporre alla meta ritardo
 
La ricchezza in te cerca il Governo,
un guadagno che mai può finire,
in estate, in autunno, in inverno
e nel tempo che invita a gioire !
             
           Alunno: Salvatore Tigano
 
Piazza Armerina, Gennaio 1953, classe Terzo Liceo Classico, 1° Premio in Sicilia
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Il dilemma Sette Cantoni

i 2 Cantoni di via Castellina
Il Prof. mi ha chiesto, proprio all'inizio del nuovo anno, di pubblicare il seguente quesito, nella speranza che qualcuno, bravo in matematica, possa risolvergli il
DILEMMA di SETTE CANTONI
 

Quesito di Tanino Platania, poeta e, a volte, matematico

 
A fare i conti in tasca, in questo periodo, ci sarebbe da mettersi le mani ai capelli...
Facciamoli alla via. E' più divertente!
PREMESSA: CANTONE = Angolo - Canto = Angolo esterno o interno formato da due muri che si incontrano. Il canto della strada - Parte - Lato
e continuando in dialetto siciliano: CANTUNERA = Angulu di na casa che duna nizziu a na strata.
In lingua Gallo-italica: CANTUNERA = Cantone.
I DATI: Via. Sette. Cantoni.
 
Quesito:
Spiegatemi, o meglio fatemi capire: i "cantoni" di Via Sette Cantoni o come la chiamiamo noi: I sett cantunèri (strada che collega Via Marconi con Piano Demani) sono 7 (SETTE)?...
A me, i conti non tornano. (Io, non faccio testo...Del resto, il compito, alla maturità, l'ho copiato)
 
Tanino Platania

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Soluz. Aguzzate la vista n. 6

 

Si tratta dell'attestazione della "Fonderia Artistica G. A. Laganà - Napoli", tra le più importanti d'Europa, incisa alla base posteriore del monumento in bronzo dedicato, nel 1906, a Marco Trigona barone di Gatta, Alzacuda, Sofiana e Ursitto (1546-1598).

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