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Cronarmerina - Novembre 2024

Famiglia Altariva

D'argento a tre monti di verde battuti dal mare fluttuante d'argento e d'azzurro.
 
Di questa famiglia Altariva (anche Altaripa) sappiamo soltanto che nel 1647 don Pietro Altariva Urries y Aragona ottiene una nuova licenza di fondazione del comune di Riesi. Dopo pochi anni per volere della figlia del fondatore, Beatrice, il comune sarà chiamato Altariva sino al 1700.
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Notizie sul cinema muto

 

Non tutti sanno che negli anni '30 anche a Piazza c'era il cinema muto. Si trovava al n. 44 della via Garibaldi, che prima dell'Unità d'Italia veniva chiamata "a stràta ô Prìnc'p" (la strada del Principe)¹. L'edificio, che prima del cinema era stata la chiesetta di S. Girolamo o Geronimo, era di proprietà del Sig. Giorgio, abitante in via Umberto. Il cinema si chiamava "Olimpia" ed era fornito anche di una piccola tribuna e i biglietti, che costavano 14 soldi (ca. 3/4 di Lira), venivano emessi e "strazzati" da don Ninì Pezzinga, che aveva un negozietto di merceria proprio lì di fronte, sopra il quale al primo piano aveva l'abitazione. Il pianoforte per le colonne sonore lo suonava il Sig. Parlagreco, sposato con la Signora Patrì, che aveva una bottega di generi alimentari a Sette Cantoni. Qualche anno dopo, il cinema fu venduto al Sig. Ciccio Di Natale per trasformarlo in una segheria, per gestirla assieme al figlio Amedeo. Fu proprio in quel cinema che mio padre, Gino, vide per la prima volta una banana, allora frutto poco conosciuto e scambiato per una candela, in una scena del film "I ragazzi della via Paal" del 1929.

¹ Don Vincenzo Starrabba barone di Scibinasi nel 1681 e principe di Giardinelli nel 1711. 

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Cinema Ariston

Cinema Ariston anni '50

Ho ricevuto questa foto che ritrae il cinema Ariston appena inaugurato nel 1951. Il cinema, con un tetto in cemento armato, ha una capienza di 1200 posti. I film sono proiettati con una lampada alimentata a carbone tre/quattro volte al giorno, la domenica rimane aperto dalle 15 alle 24 e ci si porta il pane imbottito con la cotoletta del pranzo della domenica per la merenda, perché al cinema ha un gusto particolare. Per bevanda, se si è ricevuta un'adeguata paghetta, una gazzosa, se no si rimanda. Per le proiezioni più affollate i posti si lasciano, dopo un segno d'intesa durante l'intervallo, ai parenti o agli amici che attendono in piedi da decine di minuti, a volte da ore. Si lanciano persino i cappotti per occuparli e quando si lasciano momentaneamente per bisogni fisiologici sulle poltrone in legno ribaltabili, se non sono state rotte prima per passatempo, al ritorno non si trovano più. A quel punto è sana consuetudine iniziare una scazzottata. È permesso fumare e anche chi non fuma deve fumare. Qualche cicca vola "involontariamente" dalla tribuna giù in sala, con relative imprecazioni alla "chiazzisa" molto colorite. All'uscita però, dopo la sosta obbligatoria per raffreddarsi e passare dai 40 ai 10 gradi, ci si sente felici e contenti di essere stati nel nostro favoloso "Cinema Ariston Paradiso".

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Famiglia Alessio (de)

D'oro a tre rose d'argento mal ordinate
Ho riscontrato tre nominativi appartenenti a questa nobile famiglia piazzese Alessio (anche de Alessio): nel 1470 ca. la Città vende il feudo Castani a Francesco de Alessio; sempre quest'ultimo, nel 1479, acquista il feudo di Bugidrano; nel 1655 Giuseppe Bonaventura d'Alessio vende dei rendali a un frate guardiano francescano; nel 1903 Ferdinando D'Alessio risulta tra i consiglieri sotto l'amministrazione comunale del sindaco Francesco Gullè.
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Donati al Comune i quaderni di Scibona

Giovedì 27 dicembre c'è stata, presso la sala delle Luci del Municipio, la cerimonia di consegna dei quaderni originali manoscritti delle poesie contenute in "I mì f'ssarì", opera del poeta dialettale piazzese Carmelo Scibona.
I manoscritti originali sono stati consegnati nelle mani del Sindaco dalla prof.ssa Salvina Ciffo Arena, che gelosamente li conservava perché di proprietà del suocero avv. Antonino Arena.
Per saperne di più vi rimando all'articolo di Marta Furnari nel sito del Nobile Quartiere Monte.
 
Colgo l'occasione per scrivere i due versi della poesia, tra le tante, che il poeta Scibona dedicava a mio nonno, Gaetano Marino Albanese, poeta dialettale e falegname come lui, conosciuto anche come "Ciucciuledda":
 
"L eredi d' Rruccedda"
 
Tre simu l eredi d' Rruccedda
Iè, V'ttòriu Cagni e Ciucciuledda.
 
C. Scibona

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La miniera Floristella

 
La miniera Floristella, che comprendeva anche le zolfare di Grottacalda e Gallizzi, fu considerata una delle miniere più importanti del Distretto Minerario di Caltanissetta, e quindi della Sicilia, sia come produzione sia come purezza dello zolfo estratto, considerato della qualità migliore disponibile sul mercato. Nella miniera lo zolfo venne scoperto nella seconda metà del '700 e il feudo di Floristella, appartenuto prima al piazzese Giuseppe di Giovanni barone di Floristella nei primi decenni del '600, nel 1631 ai figli Vincenzo e Brigida e nel 1651 al nipote Giuseppe, verso la fine del secolo passò all'Ordine dei Gesuiti, sino alla loro espulsione nel 1767. Il feudo confiscato dal demanio, fu posto in vendita nel 1778 e acquistato dal Maestro Notaio della Corte Giuratoria di Acireale Salvatore Pennisi nel 1782. I baroni Pennisi, che ottennero la licenza di sfruttamento della miniera nel 1825, la diedero in gabella a diversi imprenditori, sino al passaggio degli impianti all'Ente Minerario Siciliano nel 1963. La chiusura definitiva in seguito alla crisi dello zolfo avvenne nel 1986. L'organizzazione della miniera Floristella era quella tipica: proprietario, gabellotto, direttore tecnico, capimastri, picconieri, vagonari, spesalatori, acquaioli, calcaronai, arditori e carusi alle dipendenze dei picconieri. I carusi erano quelli che trasportavano il materiale estratto dall'interno all'esterno della miniera, aiutandosi con sacchi o piccole sporte di giunco, dette stirratura (da sterr = sterro, risultato dello scavo della terra) che ponevano sulle spalle. Per alleviare il peso di ogni carico, variante da 20 ai 35 Kg, le stirratura (pl. femm.) o st'rraöri, st'rratùri (pl. masch. nel nostro idioma) attraverso delle cordicelle venivano attaccate alla fronte dov'era collocato una specie di cuscino detto chiumazzàta (ciumàzz, il cuscino da noi). Il lavoro iniziava spesso all'età di 9 anni, il contratto era a cottimo e la retribuzione così bassa che lo rendeva molto conveniente a discapito della meccanizzazione. Nel gennaio del 1892 risultavano operativi nella miniera di Floristella 14 fanciulli dai 10 ai 12 anni e 40 dai 12 ai 15; raramente venivano impiegate donne come carusi e comunque nel 1907 ne fu vietato completamente l'utilizzo. A proposito della sporta di giunco, sino a qualche decennio fa non era difficile sentir dire dai genitori ai figli poco diligenti e studiosi: "S' nan stùdi t' spètta u st'rratùr!" (Se non studi ti aspetta u st'rratùr). Per approfondire l'argomento: Fontana Floristella/n.34.
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Famiglia Aidone (de)

Di rosso alla fascia d'argento sormontata da due stelle di sei raggi d'oro ed accompagnata in punta da uno scaglione d'argento.
 
Lo stemma nella foto appartiene alla famiglia piazzese Aidone (anche de Aidone o d'Aidone) e il primo a essere registrato a Placie è P. de Aydona in un documento che riporta i 101 nominativi di militi/nobili presenti sul nostro territorio nel gennaio del 1283, quando re Pietro d'Aragona li mobilita contro gli Angioini al tempo del Vespro. Durante il regno di Federico I re d'Aragona II di Sicilia (1272-1337) Corrado d'Aidone è segretario del Re. Da questi nascono Giacomo e Gerardo. Giacomo genera Giovanni barone del feudo di Giuliana; Gerardo, che risulta barone di Montagna di Marzo, genera Riccardo e questi Bernardo nel 1453. Quest'ultimo genera Giovanni, dottore in legge nel 1479, che si sposa con Vincenza figlia di Pietro Gaffori. Dal matrimonio nasce Elisabetta che nel 1497 succede al padre in detto feudo. Elisabetta¹ dà alla luce due figlie, Catarinella e Vincenza, che per loro la piccola età devono rinunciare al feudo del quale se ne investe il nonno Pietro come tutore. Nel 1408 la famiglia appare nel Ruolo dei Feudatari di Placie. In tale documento, si trovano le seguenti famiglie risiedenti da secoli nella città: de Moac, de Caldarera, de Aidone, Barresi, Naselli, Villardita, Capizzana; da pochi decenni la famiglia Ventimiglia; portate da eventi bellici di questo periodo le famiglie Colomba, Landolina, Pugliu o Pugliese. Il primo della famiglia a essere riportato nel mio libro Cronologia¹ è Enrico de Aidone barone di Montagna di Marzo nel 1300 ca. (quindi è predecessore nel feudo di Gerardo di cui sopra). 1464 Bernardo de Aidone è notaio, 1553 Timeo d'Aidone è Maestro in Teologia e Priore del Convento dei Carmelitani, (il blasone nel Chiostro è suo), 1563 Vincenzo de Aidone è Padre Carmelitano ad Agrigento.  
¹ Gaetano Masuzzo, Cronologia civile ed ecclesiastica di Piazza e dintorni, Ed. Novagraf, ASSORO 2008.
² Elisabetta d'Aidone de Gaffori nei primi anni del Cinquecento rimasta vedova, si sposa nel 1516 con Matteo Trigona, figlio di Nicola capostipite dei Trigona di Piazza.
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Piano Duilio

1925, Inaugurazione del monumento ai Caduti guerra 15/18
Monumento ai Caduti in Piazza Duilio
Il 21 giugno del 1925 fu inaugurato, alla presenza di Sua Altezza Reale Filiberto Ludovico di Savoia, il monumento ai militari Caduti durante il Conflitto Mondiale del 1915-1918. L'inaugurazione del monumento, dello scultore palermitano Andrea Manzella, avvenne nel piano sottostante la chiesa di S. Stefano, che da allora prese il nome di Duilio¹. Questo nome proviene dal nome latino Duilius, forse derivante da Duellum, forma arcaica di Bellum = Guerra, col possibile significato di "uomo di guerra", "valoroso in guerra". Era portato da Gaio Duilio, generale romano che riportò una importante vittoria navale contro i Cartaginesi nella I Guerra Punica. Alla base sono scolpiti 422 nomi di ufficiali e soldati semplici piazzesi, di cui 270 della I Guerra Mondiale. Tra i pochi fortunati che tornarono vivi ci fu mio nonno Masuzzo Angelo detto 'Ngiulinu u Bersagliér 1893-1981.
 
¹ Il 25 aprile del 2014 il Piano Duilio è diventato Piazzale Villari, in ricordo dello Storico piazzese Generale Litterio Villari (1921-2004). Altri post sull'argomento: Giovani piazzesi da ricordare sempre/1.
 
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