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Gaetano Masuzzo

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L'avvocato Alceste Roccella

Ritratto avv. Alceste Roccella (1827-1908), Nicolò Velardita, Municipio Piazza Armerina

L'avv. Alceste ROCCELLA
Nel novembre del 2017, mi è stato possibile consultare parte dell’opera di cui avevo sentito tanto parlare da quando mi occupo della storia della mia Città. Infatti, gli storici contemporanei Litterio Villari e Ignazio Nigrelli hanno citato continuamente nei loro lavori quest’opera scritta nella seconda metà dell’Ottocento e che raccoglie notizie su Piazza relative a quel periodo e ai secoli precedenti, sino al 1902. Si tratta dei tre, di sette volumi, della “Storia di Piazza per Alceste Roccella” che sono stati acquisiti dal Comune nel novembre del 2012. I frontespizi originali dei tre volumi manoscritti sono: Vol. 3 Storia di Piazza Per Alceste Roccella Uomini Illustri; Volume Terzo Chiese conventi ed istituti di Filantropia in Piazza Per Alceste Roccella; Storia di Piazza Famiglie nobili Vol. 5 Per l’Avv. Alceste Roccella. Avendo tra le mani questo prezioso e unico materiale, perdipiù due dei tre volumi trascritti in pdf, ho potuto finalmente redigere le biografie dei due fratelli Roccella, l’avvocato Alceste e il notaio Remigio, ai quali è stata intitolata la Biblioteca Comunale. La biografia dell’avvocato Alceste, non essendo stata da lui stesso compilata e inclusa nella sua opera, l’ho potuta solo accennare, mettendo però un po’ di ordine nelle date anagrafiche. Di Alceste Vincenzo Roccella, secondogenito¹ di Rosario e Vincenza Cammarata², come data di nascita avevamo l’1 luglio 1827 (su un quadro con il suo ritratto in Municipio - nella foto) e solo il 1830 in L. Villari3; per quella di morte il 28 settembre 1908 nel quadro citato, il 1907 nel Villari4. Invece, all’anagrafe la nascita è registrata il 10 luglio 1827, la morte il 28 settembre 1908. Nell'atto di morte l'avvocato risulta "celibe", ma, se non si tratta di un omonimo, nel suo volume in pdf “Storia di Piazza Famiglie Nobili”, alla nota 111 di pag. 121 della famiglia "Ramo di Antonino Trigona, barone Geraci" è scritto <<Placido sposò Maria Natoli e non ebbe figli. Amalia sposò Giuseppe Calefati ed ebbe Michele Calefati Trigona e Concetta impalmò ad Alceste Roccella senza aver prole>>. Alceste, secondogenito dopo Giuseppe (notaio, 1825-1902) e prima di Remigio (notaio, 1829-1916), dopo aver preso parte ai moti antiborbonici del 1848, nel 1860 fu tra i 34 componenti del Comitato Rivoluzionario che guidò i moti per l’Unità d’Italia. Nel 1861 era già un avvocato che difendeva il Comune di Piazza5 e nello stesso anno era consigliere comunale, assessore supplente e componente della Commissione Comunale per la segnalazione al Ministero della presenza di biblioteche, oggetti d’arte e pitture. Consigliere comunale anche nel 1874, fu nominato ispettore onorario dei monumenti e degli scavi, nel 1877 amministratore delle congregazioni di carità dell’Ospedale Chiello e nel 1878 presidente dell'istituendo Asilo infantile sotto la sindacatura del fratello Remigio. Nel 1881 organizzò il primo scavo ufficiale del Casale, sotto la direzione dell’ing. Luigi Pappalardo6. Grande cultore della storia di Piazza, il Roccella scrisse e pubblicò: I Templari e gli Spedalieri in Piazza Armerina, P. Arm. 1878 (presente nella Biblioteca Comunale); Osservazioni sui ruderi esistenti nella contrada Casale, P. Arm. 1883; Il Gran Priorato di Sant’Andrea ed i monasteri benedettini in Piazza Armerina, P. Arm. 1883; Storia di Piazza Armerina in 7 volumi manoscritti inediti largamente utilizzata dagli studiosi successivi. A conclusione della biografia, purtroppo molto breve per un piazzese così illustre, deduciamo dai suoi manoscritti che smise di scrivere quasi del tutto a 75 anni, nel 1902, sei anni prima di morire. Inoltre, dai certificati sappiamo che nacque quando la sua famiglia era domiciliata nella Strada del Collegio7 e morì al n. 6 di via Arco Geraci, una traversa di via Monte. Nel dicembre del 2000 la Città di Piazza Armerina tramite l'Assessorato ai Beni Culturali gli intitola8, assieme al fratello Remigio, la Biblioteca Comunale sita al piano terra dell'ex Collegio dei Gesuiti, inoltre gli è stato intitolato il piano che va dall'atrio Municipio alla piazzetta Fundrò.  

¹ Dopo Giuseppe e prima di Remigio.

² Nel volume Uomini Illustri è riportato Camarata (con una "m") 12 volte su 14 e 7 su 9 in quello delle Famiglie Nobili;

³ Storia breve di Piazza Armerina, 1995, p. 83;

4 L. Villari, op. cit.;

5 L. Villari, 1981, p. 514 n. 85;

6 Inviato dall'Ufficio delle Antichità di Agrigento nel 1884 effettuò scavi anche in territorio di Aidone, che lo portarono alla pubblicazione dello studio La Contrada di Serra Orlando presso Aidone, dove riteneva che poteva trattarsi di Sergentium

7 Oggi via Vittorio Emanuele II;

8 Esiste una fotocopia della brochure con l’invito alla Cerimonia di Intitolazione del 15 dicembre 2000.

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S' avéss a dì: Avöma

La sigla “Ema”¹, alla ribalta in questi ultimi giorni, ha dato lo spunto al prof. Tanino Platania per comporre un’ironica poesia a ciaccësa.

             Ema

A paròdda Ema,
a via d' ddà,
vò dì: European Medicines Agency,¹
a via d' zzà,
nû ciaccés 'ncaucà,              
vò dì : “Dobbiamo”.

            P' dì u fàit a ver'tà
s' avéss a dì: Avöma,  
ma giacché a gnurànza, zzà,                    
romp a d'vuziöngh' 'mpùru a sant’tà,       
       -'mpùru a ddéngua è a l’egua e ad ô stravént-                               
'nciudöma 'n'ogg e fasgiöma fìnta ch' ggh' sta.  
   
Sci! Tanti vòti, ungh'ad â fèr fìnta d' nènt,       
ma non pò felu eternamènt.                          
'N ogn cosa ggh' vò u minacunsént,
ancu p'rchì,  ié nan sign sbagghià                     
e p' cöss voggh' dì a cosa còm sta.
                  
Dî  témpi e mòdi
nan  serv a dì,
ma dâ  förma scì.
Avöma: förma du vèrb avèr   
quànn vulöma dì ch' simu assai,
tanti, p’ giusta règula, au mènu döi,
ma non söi p'rchì, quann sènt: Ema
p' mi, cangia a sunàda e d'v'nta:  ié  sö.

            "Ema fèr", "ema annèr", "ema dì"          
e, a ccuscì, via discènn,     
certùni, cu sta speci d’ cugghiuniamént,
ô ciù d’ voti vonu p’gghiè pô cù ad â gènt…
             …Fasgéss’nu meggh’ a dì:
"tu è fè", "tu è annè", "tu è dì"…
 
Öra, parràn d' poch e d' nènt,          
cèrti amisgi e cèrti parénti
ànu ‘na böcca a m’d’sgìna dî serpenti.                               
Giùst p' iéddi, allöra, stè a via d’ ddà     
e méggh p' mì, nan sent'li ciù, a via d’ zzà.

              Tanino Platania

¹ Agenzia europea per i medicinali.

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Fontana Borgo Cascino/n. 63

La Fontana/abbeveratoio n. 63 nella foto è quella a poche decine di metri dall'ingresso del Borgo Cascino a 14,1 Km da Enna Bassa. Il bivio per la SP30, che porta al Borgo Rurale, si trova lungo la SS117bis diventata da ca. 400 m SS122. L'abbeveratoio è formato da due vasche rettangolari poste su due livelli, per consentire il riempimento della seconda dopo che l'acqua ha raggiunto il massimo livello nella prima. Ormai inutilizzata, era stata costruita negli anni 40 per durare a lungo tanto da sembrare restaurata da poco. Doveva offrire un posto di ristoro alle cavalcature che portavano i raccolti delle terre attorno al Borgo Cascino verso i centri abitati vicini.

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Edicola n. 57

L'Edicola Votiva n. 57 nella foto si trova nei pressi della chiesa dell'Indirizzo, nella zona intesa come l'Òrtu d' San Giuànn¹. È stata realizzata recentemente, precisamente domenica 26 aprile 2015 e, come tutte le edicole nei pressi della chiesetta e lungo la strada che porta all'eremo di Piazza Vecchia, è dedicata a Maria SS. delle Vittorie, patrona della nostra Città dal 1348. Infatti, l'edicola creata a forma di nicchia (come l'Edicola della Bellia n. 21) ha al suo interno, posto su una mensola, un quadro della Madonna con ai lati due lumini. Su una colonna al centro c'è un vaso con fiori. Inutile sottolineare la semplicità e la cura con cui la famiglia Bucato-Taormina l'ha costruita e la mantiene in perfetto ordine. Il più delle volte la bravura e la devozione non sta nel fare gli oggetti votivi, ma nel tenerli costantemente in perfetta efficienza e decoro.

¹ Forse perché prima di proprietà di una delle due chiese dedicate a S. Giovanni, o S. Giovanni Battista (commenda) o S. Giovanni Evangelista (chiesa e monastero).

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