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La conversazione sulla via Marconi In evidenza

La via Marconi, ex Cas'varìa, a Piazza Armerina, negli anni Sessanta

Alla fine del Seicento il centro della nostra Città passa dal piano prospicente la chiesa di San Martino alla piazza Duomo, poi al Piano del Borgo che poi, nei secoli, è chiamata Piazza Maggiore o Foro Centrale. Questa piazza dal 1569, ma la notizia è da verificare, diventa Piazza Pescara, perché il viceré don Francesco Ferdinando de Avalos D’Aquino, marchese di Pescara, approva il progetto della sua ristrutturazione e sistemazione, oltre a quello per la rete fognaria nelle zone più importanti della città. Questa va ampliandosi verso il piano del Patrisanto o dei Teatini, dove esistono Monasteri e Conventi con le relative chiese e dove esiste una delle (almeno) 7 Porte della Città, quella a oriente, forse la più importante. È quella accanto alla Commenda dei Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni Battista, che prende appunto il nome di Porta di San Giovanni Battista. Questa porta poco tempo dopo è abbattuta, per aprire la città verso la Piana delle Botteghelle e verso il quartiere del Casalotto, sino al 1598 di proprietà di don Francesco Branciforti, conte di Mazzarino, che ottiene, in cambio, l’uso dell’acqua del fiume Gela per i suoi mulini. Le vie principali di questo periodo sono: la salita di Santa Rosalia e di Santa Caterina, oggi via Cavour, che collega piazza Pescara al Duomo; la discesa del Collegio (calàda ô Culègiu) oggi via Vittorio Emanuele II; la strada dei fondachi o ferrerìa, oggi via Roma; la strada che, nel 1711, prederà il nome di Strada del Principe; la carrèra o via dei gessai, oggi via Mazzini; la strada della fiera poi dei mercanti, oggi via Umberto; la Cas’varìa, oggi via Marconi. Quest’ultima nel comune parlare degli abitanti e nei documenti ha 5 varianti: Corbiserìa, Cresiverìa, Crasvarìa, Cr’s’varìa e Cruvisarìa (quest'ultima su una pianta della città del 1689). Tutte derivano da Cr’v’sarìa  che vuol dire «via dove si trovano i cr’v’sèri o calzolai». Il piazzese cr’v’ser e il siciliano curvisèri o cruvisèri, che vogliono dire calzolaio, derivano dal francese antico corveisier/courvesier (ciabattino), derivato di corveis/corvois, ovvero cuoio di Cordova, pellame usato dai ciabattini nelle loro manifatture. Sono voci ormai scomparse dall’uso comune però, nel passato, erano molto conosciute perché il sito era molto popolato e frequentato. A tal proposito lo storico prof. Ignazio Nigrelli nel 1989 ci ricordava l’esistenza di un’usanza particolare in quel tratto di strada «In quel luogo si faceva a mascarïada d’a Cr’v’sarìa che consisteva nel beffeggiamento di quanti passavano nei giorni di Carnevale per l’attuale via Marconi da parte dei calzolai (cr’v’sèri) dove avevano i loro laboratori. Siccome mascariäda vuol dire anche tinteggiatura, forse doveva esserci anche qualche lancio di sostanze polverose, più o meno profumate (cipria, borotalco, cuoio, segatura, lucido)». A proposito dei Calzolai, uno dei due Sodalizi o Confraternite (gruppo di persone dello stesso mestiere che si mettevano insieme, riunendosi in un oratorio o chiesa, per la cura e riparazione di questi luoghi, per pregare, discutere dei loro problemi lavorativi, trovare soluzioni per aiutarsi a vicenda dal punto di vista economico e spirituale e, non ultimo, per pensare alla loro decorosa sepoltura una volta conclusa la loro vita terrena) più antichi della città fu quello, incentivato nel 1400 dai frati Domenicani, dei conciatori di pelli, calzolai e calzettieri sotto la protezione dei Santi Crispino e Mercurio con sede presso la chiesa di San Vincenzo Ferreri, I Santo Compatrono della Città. Sino a primi decenni del Novecento, l’odierna via Marconi era un tutt’uno con la via che andava verso San Giuànn o verso la Porta d’ San Giuànn (Battista), poi chiamata a stràta ô Prìnc’p (la strada del Principe, in onore di don Vincenzo Starrabba barone di Scibini e principe nel 1711 di Giardinelli che, alla fine del XVII secolo vi aveva costruito il proprio palazzo, quello di fronte le suore di Maria Ausiliatrice) e che poi, dopo l’arrivo dei Savoia, le fu dato il nome di via Giuseppe Garibaldi. Dopo la morte nel 1937 del fisico e inventore Guglielmo Marconi gli fu intitolato, negli anni ’40, il tratto di strada che va dall’odierna piazza Garibaldi all’odierna via Garibaldi. Su una cartolina della via Marconi negli anni ’40, ancora troviamo “Corso Garibaldi” e, ancora dopo, anche piazza Guglielmo Marconi. Circa sessanta metri che hanno significato molto per la storia della nostra Città e dei nostri concittadini, che vi avessero o meno una attività commerciale o ricreativa di ogni genere: calzolai, barbieri, caffè, pasticcerie, banche, farmacie, agenzie, mercerie, fotografi, armerie, benzinai, apparecchi radio, tabaccherie e società di mutuo soccorso. (Nella conferenza “A SPÀSS PA CAS’VARÌA – La nostra via Marconi” tenuta dal sottoscritto il 30 maggio 2018, presso la S. M. “Cascino” per l’Università del Tempo Libero “I. Nigrelli”, sono stati elencati, inoltre, grazie alla memoria storica di mio padre, il falegname e negoziante di ferramenta Gino Masuzzo classe 1921, che non c’è più dal 2015, e del mio amico Tanino Santangelo, i negozianti presenti in questo tratto porta per porta, dagli anni Trenta del secolo scorso ai nostri giorni).

cronarmerina.it

 

 

 

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