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Pronto, chi parla?

Via Garibaldi ex strata u' Princp
Proprio nell'edificio dove oggi c'è la gioielleria "Caruso-Lorito", negli anni '50 e '60, si trovava il Centralino telefonico. Infatti, in quegli anni, la connessione tra telefoni non avveniva direttamente facendo il numero, ma occorreva passare dal Centralino, dove i centralinisti chiedevano il numero col quale ci si voleva collegare. I collegamenti venivano fatti con un cavetto, alla fine del quale c'era lo spinotto che si inseriva nella linea corrispondente al numero richiesto, dopodiché si girava una manovella per far squillare il telefono chiamato. Tutto ciò poteva essere fatto da uno, all'inizio, o da più centralinisti, in seguito, solo perché gli abbonati non erano più di 200, superando i quali il servizio poteva diventare automatico. Chi non aveva il telefono a casa, doveva recarsi in via Garibaldi e aspettare pazientemente la chiamata, per poi entrare in una delle cabine a disposizione (forse 3). Prima del centralino c'era il salone del barbiere Giarrizzo, dove spesso andava mio nonno Tatano Marino Albanese avendo, proprio lì di fronte, il negozio di mobili. Come centralinisti ci lavorarono la zia di mio padre, Biagina Labrozzo, la signorina Di Rosa, conosciuta anche perché catechista a Santa Veneranda, e L'ddùzzu Di Giorgio, per il quale l'insegnante-poeta-pittore piazzese, Gioacchino Fonti (1926-1994), scrisse la poesia in gallo-italico "L'ddùzzu" (Lillino).
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

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