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Monte Naone o Navone? In evidenza

MONTE NAONE o NAVONE?

Il 29 agosto 2021, mentre si elencavano le attività nel Gruppo Archeologico “L. Villari” di Piazza Armerina, mi sono inserito con questo breve intervento:

«Per quanto riguarda le attività del Gruppo Archeologico, mi fa piacere ricordare di essere stato coinvolto, dal 2018, in diverse passeggiate istruttive per le vie della città come “cicerone nostrano”. Niente di eccezionale, ma ci è servito per conoscere un po’ la storia, anche quella con la esse minuscola, del nostro centro abitato. Accanto agli avvenimenti memorabili ho simpaticamente inserito anche aneddoti personali, che hanno coinvolto tanto i compagni di viaggio. Così facendo, abbiamo conosciuto un po’ meglio i nostri beni storici sparpagliati per le vie della città, quanto meno li abbiamo individuati in questo grande museo a cielo aperto, come è avvenuto con un altro reperto, oltre ai 5 presenti in questo sito (il chiostro del Collegio dei Gesuiti), di cui ho parlato l’altro giorno durante la commemorazione dello storico piazzese generale Litterio Villari. Si tratta della scultura in pietra della Culòvria cavalcata da un putto, posta in quell’angolo a destra, proveniente dalla fontana/abbeveratoio ottagonale che c’era prima, al posto del distributore di benzina alla Taccura.  La Culòvria, grossa e lunga biscia non sempre velenosa di acqua dolce, in italiano Còlubro lacertino, è stata volutamente confusa, nei racconti spaventosi degli anziani ai nipoti, con la Biddìna, termine arabo che indica un mostro terribile con bocca e occhi rossi, un piccolo drago o serpente d’acqua di diversi metri, con una mole tale da poter inghiottire in un solo boccone un agnello o addirittura un piccolo uomo. Concludo, prima con l’augurio di ripetere queste simpatiche esperienze al più presto, poi precisando che il sito archeologico di Monte Naone, chiamato nei secoli anche Anaor, Avator, Anator, Nonimna, Noymna, Nomai, Naona, Nauno, Nauni, Naonis, Nacone, fu chiamato così sino al 1927 quando, per la legge fascista di quell’anno, avente come fine l’italianizzazione della toponomastica con l’intento di diffondere la lingua italiana, intervenendo così sull'uso del dialetto di gruppi linguistici con diversa madrelingua, gli venne dato quello di Navone. Quindi, il nostro “Naone” fu inteso come termine “dialettale o straniero” da tradurre con l’italiano “Navone”, che nulla aveva a che fare con la storia e la geografia del sito. Sarebbe auspicabile, quindi, riproporre sempre l’antico nome di “Naone”».
Prof. Gaetano Masuzzo

cronarmerina.it


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